Stabilimento Max Mara (immagine a corredo fornita da Anna Vittoria Zuliani
Architetto)

L’appuntamento è presso DESU – Palazzo Baroni (ex Seminario Vescovile) in Viale Timavo 93 a Reggio Emilia, alla Sala Artigianelli dalle 15:00 alle 18.30.

Gli interventi previsti: Il percorso professionale e umano, ing. Giovanni Manfredini – Gli anni della formazione: da Temperamento alla Casa della Cultura, dott. Lorenzo Manera, DESU – UniMoRe – Progettare in cooperazione: Eugenio Salvarani e la Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia, prof. Marco Biraghi, DaSTU – Politecnico di Milano – L’Architettura di Eugenio Salvarani: Dialoghi tra Forma, Funzione e Dettaglio, dott.ssa Pilar M. Guerrieri, DaSTU – Politecnico di Milano – Eugenio Salvarani e la Scuola di Venezia, prof.ssa Maura Manzelle, Università Iuav di Venezia – Eugenio Salvarani: un approccio politico-culturale al piano, prof. Domenico Patassini, Università Iuav di Venezia – Scuola di Dottorato.

Cura delle ricerche archivistiche e coordinamento tecnico: arch. Francesco Salvarani, arch. Anna Vittoria Zuliani, arch. Valeria Lampariello.

 

A cento anni dalla nascita

Il centenario dalla nascita dell’architetto Eugenio Salvarani (Reggio Emilia, gennaio 1925 – Etiopia, ottobre 1967) è occasione per conoscere e rileggere una figura umana e professionale caratterizzata da grande capacità di visione e attuazione. Il contributo di Salvarani non risiede solamente nei progetti architettonici ed urbanistici di grande slancio, realizzati e non, ma è soprattutto nello spirito travolgente e rivoluzionario che ha guidato tutte le iniziative che seppe sostenere. Forte in lui era l’idea del progetto come realizzazione di un’utopia, sostenuta da profonde aspirazioni sociali e culturali.

La giornata di studi ha l’obiettivo di fare conoscere il prezioso lavoro di Eugenio Salvarani come architetto ed urbanista, l’attività accademica, il difficile ruolo svolto come programmatore, e il grande impegno politico che lo condusse spesso a formulare proposte coraggiose e innovative.

In ogni ruolo, pensiero e attuazione sono trattati con profondo impegno e grande intelligenza. La preziosa eredità da riscoprire risiede nell’abilità di immaginazione, nel coraggio delle idee e nella capacità di traduzione in proposte concrete. Eugenio Salvarani è figura di grande interesse per il raro e prezioso dinamismo intellettuale: lo stesso dinamismo delle visioni che ha saputo sintetizzare nelle geometrie e nei volumi dei progetti architettonici e urbanistici più riusciti.

La cura delle ricerche archivistiche e il coordinamento dell’evento sono di Francesco Salvarani, Anna Vittoria Zuliani e Valeria Lampariello.

Il convegno, patrocinato da: Università IUAV di Venezia, Politecnico di Milano, INU-Istituto Nazionale Urbanistica, Regione Emilia Romagna, Comune di Reggio Emilia, è parte del Festival Rigenera, un progetto della Fondazione Architetti di Reggio Emilia, vincitore del Festival Architettura – Edizione 3, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

 

Eugenio Salvarani (immagine a corredo fornita da Anna Vittoria Zuliani
Architetto)

Eugenio Salvarani – note biografiche

Nato da una famiglia della borghesia liberale Eugenio frequentò in giovane età gli ambienti dell’associazionismo cattolico, vicino a figure come Giuseppe ed Ermanno Dossetti, Enea Manfredini, Fulvio Lari, divenendo vicepresidente regionale dei giovani dell’Azione Cattolica. Conclusi gli studi liceali, si iscrisse alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. In quel primissimo dopoguerra Salvarani si allontanò dal mondo cattolico per avvicinarsi alla sinistra socialista (complice il clima di ritrovata libertà e vivacità culturale), iscrivendosi al Psi. A Milano Salvarani partecipa alle ricerche socio-demografiche per la redazione del piano di Milano con Franco Albini, utilizzate poi in seguito da Diotallevi e Marescotti. Salvarani appare sempre più convinto dell’inscindibilità della professione dell’architetto e dell’impegno sociale e culturale. Individua nel lavoro di gruppo (anche a seguito dei contatti e della fiducia ispirata dal movimento cooperativo) la giusta dimensione per svolgere la professione con responsabilità. “Per quanto ne so l’idea dello studio associato, della interprofessionalità, è stata di Eugenio Salvarani”[1]: la professione dell’architetto, che fino ad allora si era manifestata in forma individuale, poteva essere organizzata: l’idea fu rivoluzionaria. Nacque nel 1947 lo Studio Cooperativo di Costruzioni Civili, dal 1952 Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia, soci Eugenio Salvarani, Osvaldo Piacentini, Antonio Pastorini, Franco Valli, Aldo Ligabue, Silvano Gasparini, Athos Porta, Antonio Rossi, Ennio Barbieri. La laurea di Salvarani avvenne a Venezia, trasferitosi allo IUAV alla ricerca di una facoltà meno accademica, con una tesi di progettazione di un edificio pluripiano in Piazza Tricolore a Reggio Emilia, di fronte al cosiddetto “grattacielo”. Tra i progetti non realizzati della Cooperativa nei primi anni del suo operato ricordiamo il progetto per l’isolato San Rocco, elogiato da Bruno Zevi che definì questo un gruppo di eccellenti professionisti e un’occasione perduta la scelta di realizzare il progetto Vietti. Nel 1956 Salvarani e Pastorini lasciano la Cooperativa, iniziando un sodalizio professionale che porterà alla realizzazione dello stabilimento Max Mara (oggi Collezione Maramotti), le tre palazzine nel viale della stazione (una con Valeriano Pastor), Palazzo Caminati e Palazzo di Vetro in piazza Cavour. L’attività professionale in quegli anni si affiancò all’impegno accademico, come assistente di Giuseppe Samonà nel corso di composizione architettonica allo IUAV di Venezia e all’impegno politico nel partito socialista. Salvarani si occupò poi del progetto di variante dell’Ospedale S.Maria Nuova con Enea Manfredini e della direzione lavori, e del Progetto di Villa Galaverni con Valeriano Pastor, sintesi di complessità spaziale e articolazione volumetrica, pubblicata su Casabella Continuità di Rogers. Impegnato nella realizzazione di diversi piani urbanistici, il contributo per l’epoca più innovativo e tuttora di grande attualità è senz’altro quello contenuto nel progetto per il concorso di idee per il Piano Regolatore di Venezia formulato insieme ad Amati, Pastor, Pastorini, Bernardo, Clauser e Tentori, che vinse il concorso nel 1957. Nello stesso anno Salvarani divenne membro dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, affrontando in questo ruolo temi importanti in materia di pianificazione con uno spirito coraggioso e  pionieristico. Nel 1965 assume il ruolo di presidente del Comitato Regionale per la Programmazione Economica, l’organismo da cui sarebbe sorta la Regione, dove affronta il rapporto tra pianificazione e democrazia. In quegli anni Salvarani visitò il Laboratorio Nazionale di Brookhaven (BNL), il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, il Centro Europeo per la Ricerca Nucleare (CERN) di Ginevra con l’intenzione di creare in Emilia un centro nazionale di ricerca.

Costituisce e presiede poi la Sepitalia, con la quale presenta un progetto finanziato dalla Banca Mondiale per il riassetto territoriale di una valle in Etiopia, e la Sonditalia. Il progetto etiope aveva grande rilevanza per le potenzialità sociali e politiche in esso contenute, accolte dal principe illuminato Daniel Abebe, genero del Ministro dell’Interno. Eugenio Salvarani morì a 42 anni durante il viaggio in cui avrebbe presentato la relazione definitiva di progetto: l’aereo sul quale viaggiava insieme al principe Abebe scomparve misteriosamente.

[1] F.Valli, L’arte di far vivere gli uomini – l’Urbanistica sociale della Cooperativa Architetti e Ingegneri di reggio Emilia dai documenti dell’Archivio Piacentini, pag. 16, Edizioni Biblioteca Panizzi