Il 13 settembre 2022 Mahsa Amini, cittadina iraniana, fu arrestata dalla polizia religiosa della capitale Teheran, dove si trovava con la sua famiglia in vacanza, con l’accusa di non aver indossato in modo corretto l’hijab, il velo prescritto dalla legge che, dal 1981, obbliga tutte le donne nel paese, siano esse straniere o residenti, a indossarlo. Dopo essere stata condotta presso una stazione di polizia, la giovane è in seguito deceduta in circostanze sospette il 16 settembre, dopo tre giorni di coma, suscitando l’indignazione dell’opinione pubblica.
La sua morte è diventata simbolo della condizione femminile e della violenza contro le donne nella Repubblica islamica dell’Iran, dando vita a una serie di estese proteste in tutto il paese e nel resto del mondo, scandite al grido dello slogan “Donna, vita, libertà”, con alcune manifestanti che si sono provocatoriamente tolte il velo o si sono tagliate pubblicamente i capelli come atti di protesta. Proteste represse con violenza, tanto che, secondo l’ONU, ben 551 manifestanti sarebbero stati uccisi dalle forze di sicurezza, tra cui almeno 49 donne.
Ma qual è lo stato delle rivendicazioni per la libertà delle donne nel paese? Come continuano le lotte? Con quali rivendicazioni e risultati?
A parlarne a Carpi, venerdì 14 marzo, sarà Zahra Toufigh, giurista dell’Associazione Libere Donne Iraniane, che alle ore 20.45, presso l’Auditorium della Biblioteca Loria, dialogherà con la giornalista Serena Arbizzi.
‘Iran. Apartheid di genere’, questo il titolo dell’incontro, a partecipazione gratuita e aperto a tutta la cittadinanza, è promosso dal Circolo ARCI Ciro Menotti, con il patrocinio del Comune di Carpi e il sostegno di Fondazione Casa del Volontariato (ente finalizzato al sociale della Fondazione CR Carpi), Università ‘Natalia Ginzburg’ di Carpi, UDI – Unione Donne in Italia, Centro Italiano Femminile, Centro antiviolenza Vivere Donna e Consulta per l’Integrazione dell’Unione delle Terre d’Argine, con il sostegno di CMB e AIMAG.