Reggio Emilia 10  marzo, 2025.  Il  gruppo di appassionati amici, cultori e ricercatori, che si riconoscono nel sito web www.lenguamedra.it , annunciano l’apertura , visione e ascolto della prima fonoteca dei dialetti della provincia di Reggio Emilia,  raggiungibile al link    https://lenguamedra.it/fonoteca/

Ad oggi sono 32  le singole registrazioni provenienti da 23 località: comuni o piccoli paesi del territorio della provincia di Reggio. Il lavoro di raccolta delle registrazioni continua e nei prossimi mesi si arriverà ad una copertura ottimale dei dialetti reggiani locali e ‘udibili’ sempre al link sopra richiamato. Ma già oggi rappresentano nel loro insieme un panorama molto vario della fonetica dei nostri dialetti Da qui un invito ai parlanti reggiano a contattare via email o telefono Léngua Mèdra , se disponibili a fornire un loro appassionato contributo futuro.

Fin dalla sua formazione nel 2020, il gruppo di Léngua Mèdra ha confermato l’importanza della trasmissione di contenuti del sito web (un vero e proprio portale) attraverso la registrazione audio di molte parti di quanto appare e si può ascoltare e leggere. Fanno parte del Gruppo: Corrado Barozzi, Elisabetta Bertani;  Angelo

 Codeluppi, Luciano Cucchi, Denis Ferretti, Livio Ferretti, Andrea Gibertini, Rolando Gualerzi, Gian Franco Nasi, Brunetta Partisotti e Isarco Romani.   Tutti consapevoli che i dialetti sono anzitutto lingue tramandate e evolutesi nell’uso quotidiano, nel corso dei secoli e per via orale. E solo in tempi relativamente recenti (e in parte difformi nelle varie realtà territoriali) hanno avuto una loro possibile e mai definitiva “standardizzazione” grafica e linguistica. Nonostante il dialetto non sia più per molti la lingua della quotidianità, migliaia e migliaia di persone delle comunità reggiane comprendono ancora molto bene il loro “dialetto o lingua-madre” che dir si voglia, ma stentano a parlarla e ancor più a leggerla e scriverla.

Per realizzare codesta unica e utile fonoteca della lingua parlata reggiana, sono state interpellate molte Biblioteche comunali della provincia e tanti parlanti dialettali, concordando l’invio di   messaggio audio registrato con WhatsApp. Per salvaguardare l’originalità e le peculiarità del dialetto locale è stato proposto loro di “raccontare: accadimenti, usi nei modi di elaborare ricette gastronomiche, festività e proverbi a loro piacimento. Con la raccomandazione: purché detti nella loro léngua mêdra: nel dialetto che hanno ascoltato e parlato in famiglia nei primi anni della loro vita e poi con amici e conoscenti, fino ai giorni nostri”. Sono già udibili frammenti dialettali di: Albinea, Bagnolo in Piano, Baiso, Bibbiano, Cadelbosco Sopra, Campagnola, Carpineti, Casalgrande, Castelnovo né Monti, Cavriago, Correggio, Fabbrico, Guastalla, Gualtieri, Ligonchio, Montecchio, Novellara, Reggio Emilia, Rubiera, San Martino in Rio, San Polo d’Enza, Sant’Ilario d’Enza, Scandiano….

Oltre agli interessanti aspetti fonetici, segnaliamo la notevole varietà di temi toccati dai nostri corrispondenti: modi di dire, poesie, storie di vita, preghiere, aneddoti potranno così forse riemergere nella memoria di chi vorrà ascoltarli. Si potrà così conoscere un’antica formula di corteggiamento o come doveva cambiare il nome di una frazione; quale era la tecnica per costruire un pozzo o episodi di storia legati alle vicende belliche, e molto altro. Per chi teme di non comprendere le varietà dialettali, nessun problema: ogni messaggio è associato alla traduzione in italiano.

Infine per chi volesse approfondire gli aspetti più scientifici e profondi delle nostre lingue, tipici del lavoro del linguista, invitiamo a leggere il saggio, sempre al link sopra richiamato,“ LE VARIETÀ FONETICHE E LESSICOLOGICHE REGGIANE ALL’INTERNO DEL SISTEMA LINGUISTICO GALLO-ITALICO” scritto da Denis Ferretti, componente il gruppo di ricerca, promozione e diffusione di Léngua Mèdra.

gruppo di Léngua Mèdra

Qual è la differenza tra la lingua parlata e la lingua scritta?

Un testo orale è personale. Viene prodotto in un momento preciso, in un luogo preciso e per un interlocutore specifico. È unico, ed è valido solo per una determinata situazione. Il testo scritto invece è spesso impersonale, adatto ad ogni situazione e ad ogni persona.

Ha ricordato Tullio De Mauro, linguista e già Ministro della Pubblica Istruzione: ”La scrittura è un codice secondario rispetto alla lingua parlata. Delle migliaia e migliaia di idiomi oggi esistenti nel mondo, la grande maggioranza non ha una tradizione scritta”.

Ha scritto Rolando Gualerzi, componente il Gruppo di Léngua Mèdra: “Il linguaggio è quell’evento che dispone della suprema possibilità dell’esserci: essere dell’uomo-donna sulla terra. L’unico Ente (l’umano) che diviene storico perché può dire e descrivere l’essere al mondo, e l’esserci stati prima nelle migliaia di generazioni che l’hanno preceduto. Come strumento adatto a questi scopi, il linguaggio è un ‘bene’. Se è vero che l’uomo ha nel linguaggio la sua più autentica casa, che ne sia consapevole oppure no, è proprio nel linguaggio, (e nel parlare/ascoltare/scrivere/leggere le almeno 2 lingue che si conoscono) che ogni giorno le persone si ri-trovano ad esistere come donne e uomini, in questa terra, con le innumerevoli emozioni, in mondi che mano a mano si raccontano parola per parola, si costruiscono e si dicono e si rappresentano. Tutto questo in virtù del linguaggio”.

Lingua madre:  matria-patria, per una continuata eternità. La lingua è “matria-madre”, assai più che “patria” ed entra mai come oggi nel dibattito sulla “globalizzazione/de-globalizzazione” riferiti alla abusata parola “patria”. Deve per questo essere riacceso e rinnovato il pensare anche sulla funzione del linguaggio all’interno delle comunità internazionali e locali. Ci ricorda Massimo Cacciari  “Dire che la nostra autentica Patria è la lingua significa affermare che nessuna Patria dovrà più essere a immagine del Padre Potente, della civiltà dominata dalla figura dell’onnipotenza del Padre Padrone. Sì, nella lingua è possibile dimora anche allorché naufraga la Patria”.

Non si abita un luogo, si abita una lingua.  Per questo è necessario liberare la poesia cosiddetta dialettale dalla facile vocazione di regresso. Il poeta in proprio, o come traduttore di poesia o racconti da altre lingue del mondo“ non deve risolvere la propria ispirazione nel cerchio chiuso del dilettantismo psicologico, ma rompere quel cerchio, sentirsi pro-vocato da ragioni più complesse sia interne che esterne allo stesso dialetto”

Non esiste una monolingua, una lingua unica.  Possiamo dire che ognuno di noi parla un italiano diverso, come parla nel proprio dialetto un dialetto diverso.
E allora? Ogni dialetto ha un suo tremore sorgivo. Succede qualcosa in ogni atto linguistico; succede qualcosa di misterioso capace di toccare, di essere di nuovo in un rapporto di vicinanza con chi ascolta o con la cosa nominata. Già Dante scriveva che il dialetto non può mai stare fermo, cambia continuamente, altrimenti diviene una lingua morta; deve continuare a vivere trasformandosi.

Esperienza del leggere un testo a fronte in due lingue. Vi è un andari-vieni, nel movimento tra una lingua e l’altra, in cui si trova l’impensato di quel testo fra le righe…che ci fa sostare dove non c’è nulla. In quell’istante di esitazione tra il momento sorgivo e la parola che si dice e quella che rimane non detta, che si presenta l’impensato: l’ancora da pensare.

Il cervello bilingue, secondo la scienza.  È bilingue anche colui che ha una lingua dominante e l’altra utilizzata in specifiche circostanze. Il Bilinguismo rende capaci di passare da una lingua all’altra senza grande sforzo.  Il cervello è coinvolto in una sorta di “danza” tra una lingua e l’altra; nel nostro caso: tra il dialetto reggiano e la lingua nazionale. Una recente ricerca del MIT dice che rischia di cadere più facilmente e rapidamente nella demenza senile chi non è bilingue. Si arriva più facilmente all’atrofia del centro di Broca (che presiede al linguaggio) se si ha un impoverimento nell’uso delle parole, sia in dialetto che in lingua.