“L’otto marzo rimane una giornata di lotta, come lo è stata per generazioni e generazioni di donne, che hanno rivendicato diritti e libertà: hanno ottenuto conquiste sociali molto importanti, ma che ancora oggi sono ben lontane dal poter essere definite paritarie, in Italia e anche in Emilia-Romagna, che è comunque una regione che ha fatto sempre della difesa e della battaglia di parità uno dei suoi elementi cardine chiave”.

Così il presidente della Regione, Michele de Pascale, alla vigilia della Giornata internazionale della donna.

“Oggi le donne sono mediamente più istruite degli uomini e hanno percentuali di iscrizione ai corsi di laurea più elevate, ma c’è ancora una grandissima differenza e carenza per tutto quello che riguarda le lauree e i corsi di studio scientifici, che rimangono ancora, purtroppo, una prerogativa principalmente maschile- sottolinea de Pascale-: e questo si tramuta in una minore opportunità sul lavoro e in un minore talento presente in quei settori nella nostra società”. Così come, prosegue il presidente della Regione, “le donne, anche quelle emiliano-romagnole continuano a essere pagate mediamente meno rispetto agli uomini che hanno pari qualifica e faticano maggiormente ad affermare il loro ruolo nella società”.

Una realtà, insomma, di fronte alla quale non è possibile voltarsi dall’altra parte: “E’ una verità brutale, dura, che riguarda la nostra società e sulla quale tutti ogni giorno dobbiamo essere impegnati- spiega ancora de Pascale-. Anche i fenomeni più odiosi e devastanti, come la violenza di genere, alla fine affondano le loro radici profonde in una società patriarcale, in una società che non porta avanti un principio di uguaglianza e di parità vero e reale”. Dunque, conclude il presidente della Regione, “dal linguaggio all’economia, dall’organizzazione della vita familiare alla cultura: ogni ambito può dare un contributo determinante a far sì che finalmente l’8 marzo possa essere festeggiato. Perché oggi festeggiare l’8 marzo ha dentro anche una dimensione di ipocrisia, se è vero che tanta strada è stata fatta, ma tanta strada ancora dobbiamo fare”.

L’otto marzo: gli indicatori statistici in Emilia-Romagna

Secondo i dati Istat aggiornati al terzo trimestre 2024, il tasso di occupazione femminile in Emilia-Romagna è del 63%, quasi dieci punti in più del dato nazionale (53,6%), ma ancora inferiore a quello maschile del 78,1% (71,5% in Italia).

Una differenza che si riduce mano a mano che aumenta il titolo di studio: il tasso di occupazione maschile e femminile è infatti dell’88,2% e dell’83,4% tra chi è in possesso di una laurea o di un titolo di studio post laurea (dati Istat 2023). Mentre il gap uomini/donne è massimo tra chi non ha un titolo di studio o arriva alla licenza media: rispettivamente 63% e 43,4%.

Per quanto riguarda il livello e il tipo di istruzione, i dati del Ministero dell’Istruzione riferiti all’anno scolastico 2022/23 confermano la prevalenza delle donne nei licei considerati nel loro complesso: il 63%. Percentuale che scende al 44,9% in quelli scientifici. Anche nelle scelte universitarie si conferma il gap di genere tra materie umanistiche e scientifico/tecniche: considerando l’anno accademico 2023/24 la percentuale di donne iscritte a un corso universitario è del 57,4%. Dato che sale però all’82,5% nel gruppo disciplinare Linguistico e al 90,6% in quello ‘Educazione e formazione’. Mentre scende al 17,5% nel gruppo “Informatica e tecnologie ICT”.

Infine i giovani Neet: in Emilia-Romagna non studiano, né lavorano il 14,1% delle ragazze contro l’8,1% dei ragazzi. In Italia, il 17,8% e il 14,4% rispettivamente.