Dopo la prima analisi su 120 imprese modenesi, continua l’esame dei bilanci delle imprese da parte della Cgil di Modena in riferimento agli anni 2019-2023 in 145 aziende prese a campione.
Le 145 imprese fanno parte di 20 macro-settori individuati secondo le attività (codici Ateco) e sono: 6 aziende dell’abbigliamento, 14 alimentari, 4 automotive, 8 del biomedicale, 6 del settore ceramico, 3 del comparto chimico, 5 del commercio, 7 coop sociali, 10 aziende delle costruzioni, 2 del settore elettronico, 6 delle lavorazioni della carta, 4 della logistica, 51 del settore meccanico, 2 aziende dei mezzi di trasporto, 3 della ristorazione, 3 della sanità, 6 dei servizi, 1 azienda di servizi integrati, 2 aziende del TPL, 2 utility.
L’indagine è uno spaccato trasversale del tessuto economico della nostra provincia, che prende a riferimento alcune delle nostre medie e grandi imprese e ci fornisce una lettura parziale – sicuramente non esaustiva – ma indicativa di una tendenza, registrata in tante altre ricerche in campo nazionale.
Il valore della produzione nell’insieme delle imprese continua ad aumentare anche nel 2023: ammontando ad un +3,5% rispetto al 2022 e +34,6% se prendiamo a riferimento il confronto tra 2019 e 2023.
Cresce anche il valore aggiunto +7,43; il MOL (Margine Operativo Lordo) + 11,7 %; Ebit (reddito operativo) +19,15 %. Tutti questi dati migliorano nel 2023 rispetto all’anno precedente, e ancora di più se prendiamo a riferimento l’anno 2019.
In sostanza, tutti gli indicatori che misurano la produttività e la redditività crescono.
Lo fa anche il costo del lavoro, per effetto dei rinnovi contrattuali con un + 3,64 in termini assoluti, che però preso in termini percentuali in rapporto al valore della produzione rimane inalterato rispetto all’anno 2022 e scende rispetto agli anni precedenti:
“E’ sempre più evidente che la maggiore produttività, le performance e gli indicatori di redditività delle imprese modenesi vanno sempre più a beneficio del capitale e non del lavoro” – afferma Fernando Siena della segreteria Cgil di Modena.
“Quello che più colpisce dall’analisi dei bilanci è il risultato d’esercizio, che segna nel 2023 una flessione rispetto all’anno precedente di circa 2 punti passando dal 8,92% del 2022 al 6,97% del 2023 sempre in rapporto al valore della produzione, nonostante tutti gli altri indicatori di produttività e redditività crescano. Questo deriva dall’aumento del costo del denaro, in particolar modo per quei settori che hanno una posizione finanziaria netta in negativo, e che negli anni precedenti, con gli utili, invece di patrimonializzare l’azienda, hanno dato dividendi ai loro azionisti” continua il sindacalista.
Questo è possibile riscontrarlo anche con un’analisi sui bilanci fatti dall’università la Sapienza di Roma in cui si evince che l’80% degli utili va in dividendi agli azionisti, mentre solo il 20% viene utilizzato per ri-patrimonializzare e fare investimenti sull’impresa stessa. Le stesse aziende che poi chiedono incentivi a Governo e Istituzioni locali.
L’analisi di Cgil mostra che in alcune aziende, il costo del lavoro preso in percentuale ha un peso minimo, trascurabile, inferiore in termini percentuali allo stesso risultato d’esercizio.
Ad esempio, alla Ferrari dove i dividendi distribuiti agli azionisti nel 2024, 534 milioni di euro, sono maggiori di 2 milioni di euro rispetto al totale del costo del lavoro dei dipendenti diretti che nel 2023 (ultimo dato disponibile) ammonta a circa 532 milioni di euro, dirigenti e quadri compresi.
“Anche il nostro territorio sta conoscendo una crisi industriale importante e l’esplosione della cassa integrazione nel 2024 (+52,5%) è lì ad evidenziarlo e – come già detto dal segretario generale della Cgil di Modena Daniele Dieci – non si pensi che la crisi possa essere scaricata su lavoratrici e lavoratori. Ci opporremo in tutti i modi – continua Fernando Siena – non permetteremo che quando le cose vanno bene ad incassare sia il capitale e quando le cose vanno male a pagare sia il lavoro”.
La Cgil di Modena anche attraverso le analisi sui bilanci ha lanciato lo scorso settembre una grande vertenza per rinnovare tutti i contratti aziendali scaduti, per estendere il perimetro della contrattazione aziendale delle imprese che ancora non fanno contrattazione, per redistribuire la ricchezza prodotta attraverso PdR (Premio di Risultato), welfare e richieste di aumenti in quota fissa.
In aggiunta e ben consapevoli che il CCNL è lo strumento che risponde alla totalità dei lavoratori e alla loro emergenza salariale sosteniamo le lotte dei nostri sindacati di categoria e dei lavoratori il rinnovo dei CCNL, per gli aumenti salariali che recuperino il potere d’acquisto e redistribuiscano la ricchezza prodotta, come chiedono i metalmeccanici o i lavoratori del pubblico impiego, della sanità e della scuola.
Tutto questo passa anche attraverso i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil e sul referendum per la cittadinanza. Nei referendum di primavera la Cgil invita a votare 5 SI per diritti e dignità del lavoro e diritto di cittadinanza.
Inoltre la Cgil di Modena denuncia che sono molte le imprese modenesi che non depositano più i bilanci, alcune molto grandi e importanti nel nostro tessuto industriale. La domanda è: di cosa hanno timore? E soprattutto quelle che non depositano i bilanci possono godere anch’esse dei benefici, sgravi e incentivi in egual misura a chi agisce con trasparenza?
Le Istituzioni e la Politica cosa pensano?