Cgil Modena, Cisl Emilia Centrale e Uil Modena valutano positivamente l’accordo raggiunto con il Comune di Modena con la sottoscrizione del Protocollo di intesa per lo sviluppo, la coesione sociale e il futuro di Modena. L’accordo arriva al termine di un lungo percorso di confronto che consegna alcune importanti novità, innanzitutto di metodo, vista la sottoscrizione da parte di una vasta rete di associazioni, parti sociali e realtà del Terzo Settore. 

“Come sindacati confederali – affermano Daniele Dieci, Rosamaria Papaleo e Roberto Rinaldi rispettivamente a capo di Cgil, Cisl e Uil territoriali – riteniamo che questo sia un primo importante passo: nonostante una manovra fiscale del Comune sulla quale abbiamo espresso non poche perplessità in partenza, siamo approdati ad una negoziazione che impegna il Comune a contrattare con le parti sociali la destinazione delle risorse, riaffermando che tutte le misure future devono avere come stella polare l’equità fiscale e la progressività”. 

Seguendo questo principio, viene condiviso di estendere la fascia di esenzione dell’addizionale comunale IRPEF a 15mila euro, di introdurre una forte progressività nell’accesso ai bisogni a domanda individuale, attraverso la rimodulazione di rette e tariffe, affermando la centralità dello strumento dell’Isee (in tutte le sue forme) come elemento universalistico e inserendo una penalizzazione economica per  coloro che non presenteranno l’Isee a favore delle fasce più basse.  

A questo si aggiungono le importanti misure che riguardano l’impegno alla sottoscrizione di un protocollo sulla qualità del lavoro negli appalti pubblici, che metta al centro la qualificazione del lavoro, l’emersione del lavoro irregolare e la lotta contro le infiltrazioni della criminalità organizzata, la diffusione di una cultura della sicurezza sul lavoro anche attraverso un investimento specifico in informazione, la piena applicazione dei CCNL sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi sul piano nazionale e dalle corrispondenti associazioni datoriali.

Cgil, Cisl e Uil giudicano poi fortemente positiva la condivisione della salvaguardia del perimetro pubblico dei servizi e il loro potenziamento, l’allineamento delle condizioni tra lavoratori diretti ed indiretti (somministrazione, appalti, convenzioni, etc) lungo la filiera del pubblico anche attraverso specifiche contrattazioni di filiera/sito; così come si esprime soddisfazione per il rafforzamento di servizi sociali e sociosanitari aprendo ad un loro ripensamento, come l’attivazione dei servizi complementari e il rilancio dell’assistenza domiciliare, e per i forti investimenti nelle politiche abitative e nelle politiche culturali.

Il tema della casa ricopre infatti  uno spazio molto ampio nel testo dell’accordo, consapevoli della necessità urgente di rispondere all’esigenza di alloggi a prezzi calmierati, sia in affitto che in vendita, per i lavoratori del comparto privato e pubblico (istruzione, sanità, forze dell’ordine, servizi pubblici in generale) e per studenti, anziani e giovani coppie.

Centrale e determinante rispetto alla fase che si sta affrontando è l’individuazione del ruolo di composizione da parte del Comune di Modena nei percorsi di trasformazione del tessuto economico, della produzione industriale e dell’evoluzione del terziario, dettati dalla fase di crisi e dalla transizione energetica, economica e produttiva, con l’obiettivo di garantire la tenuta e la continuità occupazionale, di favorire percorsi di riconversione attraverso la formazione professionale e percorsi di tutela dentro al mercato del lavoro e contrastare il lavoro irregolare.

“Questo accordo –  concludono Dieci, Papaleo e Rinaldi – dovrà essere accompagnato da tappe serrate di contrattazione tra le parti per rendere immediatamente operativo quanto è stato convenuto. Le risorse devono andare nei servizi pubblici, nel welfare, nella casa, nel favorire una mobilità davvero accessibile, nella qualità del lavoro: mettere al centro il principio di progressività vuol dire restituire ai cittadini e alle cittadine – soprattutto per chi si trova nelle fasce più deboli della popolazione – la qualità della vita, la difesa del potere d’acquisto, l’accesso ai servizi pubblici”.