Il prof Prof. Kenneth Rothman ed il Rettore Porro

L’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia ha conferito oggi la Laurea Magistrale honoris causa in Medicina e Chirurgia al Prof. Kenneth Rothman, una delle figure più autorevoli a livello internazionale nel campo dell’epidemiologia e della metodologia medica e biostatistica. La cerimonia, tenutasi presso l’Aula Magna del Centro Servizi Didattici della Facoltà di Medicina e Chirurgia, ha visto la partecipazione delle principali autorità accademiche, ricercatori, studenti e studentesse dell’Ateneo emiliano.

Il conferimento del titolo honoris causa al Prof. Rothman, proposto dal Prof. Marco Vinceti, Ordinario di Igiene Generale ed Applicata e Direttore del Corso di Dottorato in Clinical and Experimental Medicine, d’intesa coi docenti di area igienistico-epidemiologica, è stato approvato all’unanimità dal Consiglio del Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze, che ha riconosciuto l’eccezionale contributo del Prof. Rothman alla medicina moderna, in particolare nel campo della metodologia epidemiologica e dell’analisi dei dati biomedici.

“Conferire una laurea honoris causa in Medicina e Chirurgia a un metodologo – ha detto il Prof. Vinceti durante la sua laudatio – può sembrare un’azione temeraria, specie se la metodologia in questione riguarda l’analisi e l’interpretazione dei dati biomedici. Tuttavia, il contributo del Prof. Rothman alla medicina moderna è di grande concretezza, di bruciante attualità e di fondamentale importanza per la ricerca e la stessa pratica clinica, quale antidoto ai dogmi e alle semplificazioni eccessive, oggi tanto amate quanto pericolose”.

Vinceti ha poi evidenziato come l’approccio del Prof. Rothman si collochi in un percorso di “rigore metodologico” che rifugge dalle semplificazioni e permette di indagare con accuratezza le interazioni tra fattori di rischio, farmaci e patologie, valorizzando anche studi di limitate dimensioni purchè metodologicamente corretti.
Vinceti ha inoltre approfondito l’impatto del Prof. Rothman sul dibattito internazionale riguardo l’uso del valore di p nelle analisi dei dati biomedici: “lunga e appassionata è stata la lotta di Kenneth Rothman contro questa errata “pretesa” interpretativa in ambito medico (e non solo), basata su soglie tradizionali di P-value quali lo 0.05, tanto frequentemente utilizzate quanto ingiustificate e nocive per l’osservazione medica: una battaglia che ha condotto con tenacia per oltre cinquant’anni e che solo recentemente ha trovato pieno riconoscimento ed approvazione da parte della comunità scientifica”.
Kenneth Rothman, nato a New York nel 1945, ha studiato alla Harvard University School of Public Health sotto la guida di figure emblematiche come Brian MacMahon e Olli Miettinen, due dei più grandi maestri dell’epidemiologia moderna, nonché di George Hutchison, Richard Monson, Philip Cole e Jane Worcester. Subito dopo il dottorato, è stato chiamato ad insegnare alla stessa Harvard, per poi proseguire la sua carriera presso il National Institutes of Health (NIH) e, successivamente, alla Boston University.

Autore di testi fondamentali come Modern Epidemiology e Epidemiology: An Introduction, oltre che del primo testo sull’uso dell’informatica nell’elaborazione dei dati biomedici nel lontano 1979 edito dal Ministero della Sanità statunitense, Rothman ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo della metodologia epidemiologica moderna, contribuendo significativamente alla comprensione del nesso di causalità, dell’interazione tra fattori di rischio e malattie e alla critica dei tradizionali strumenti statistici utilizzati in medicina. Il suo celebre articolo del 1976 sull’American Journal of Epidemiology, “Causes”, è considerato una pietra miliare nella definizione delle cause necessarie e sufficienti in medicina, come sono i suoi contributi sul tema delle interazioni in medicina, del confondimento, e del bilanciamento tra fattori genetici e fattori ambientali e comportamentali nel determinismo delle patologie umane.

Durante la sua carriera, Rothman ha svolto un ruolo cruciale anche in ambito editoriale: ha fondato la rivista Epidemiology e ha ricoperto incarichi presso il New England Journal of Medicine e The Lancet, rivista quest’ultima che ha recentemente onorato l’attività scientifica del Prof. Rothman con un editoriale del suo Direttore. Il suo lavoro metodologico ha avuto una risonanza non solo nel campo della medicina, ma anche in altre discipline, come la psicologia e l’economia, grazie alla sua capacità di sviluppare modelli di analisi complessi e trasversali ed al rifiuto di dogmatismi ingiusticati quali quello della significatività statistica. Ha tenuto corsi ad invito presso oltre 100 università di tutto il mondo, e reso disponibili programmi gratuiti online per l’analisi dei dati biomedici.
A coronamento della cerimonia, il Prof. Kenneth Rothman ha tenuto una Lectio Magistralis intitolata “Epidemiology is simple – anyone can do it”. In questo intervento, Rothman ha mostrato come l’epidemiologia, pur essendo una disciplina che richiede grande rigore scientifico, offra strumenti comprensibili e applicabili da chiunque sappia interrogare i dati con onestà intellettuale e spirito critico.

“Il conferimento della Laurea honoris causa al Prof. Kenneth Rothman – commenta il Magnifico Rettore Unimore, Prof. Carlo Adolfo Porro – è un momento molto importante per il nostro Ateneo. Rothman è uno scienziato di altissimo livello e un autentico innovatore che ha saputo trasformare il modo in cui interpretiamo e utilizziamo i dati in medicina. La sua critica alla significatività statistica e la sua capacità di spingere la scienza oltre i dogmi hanno creato un nuovo standard di eccellenza, non solo in epidemiologia, ma in tutta la medicina moderna. Siamo onorati di poter conferire questo riconoscimento a un uomo che ha avuto un impatto così profondo su scala globale”.
Anche il Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Prof. Michele Zoli, ha espresso parole di grande stima: “Il Prof. Rothman non è solo un metodologo di straordinario rilievo, ma anche un grande educatore. Ha formato generazioni di epidemiologi, diffondendo un approccio critico e metodologicamente rigoroso. La sua capacità di collegare la teoria con la pratica medica ha rivoluzionato il modo di fare ricerca e, aggiungerei, l’insegnamento stesso della medicina. Il suo lavoro ha aperto nuove strade nella comprensione delle malattie, e oggi più che mai sentiamo l’importanza di un approccio metodologico fondato su basi solide, lontano da interpretazioni superficiali”.