Sono 69 i soggetti che hanno presentato alla Provincia di Modena, entro il termine del 29 settembre, le osservazioni al Piano delle attività estrattive adottato di recente.

Tra queste ci sono le richieste di modifica del comitato No alle cave di Piumazzo, del comitato Tutela territorio di Savignano, dei Comuni di Castelfranco Emilia, Frassinoro, Mirandola e Prignano, di gruppi politici come Prc, Verdi, Pdci, Sd e la Lega nord di Spilamberto; poi imprese cavatrici, associazioni di categoria come l’Apmi, il Collegio imprenditori edili e la Cia, il Consorzio bonifica di Burana, Legambiente, Wwf e Italia nostra e diversi cittadini.

Da una prima verifica dei tecnici del servizio provinciale Attività estrattive le osservazioni presentate dai comitati e quelle delle associazioni ambientaliste puntano soprattutto sulla modifica delle previsioni dei fabbisogni di ghiaia e la tutela ambientale, mentre le osservazioni delle imprese cavatrici e Comuni riguardano in gran parte correzioni su singoli poli estrattivi.

Una volta completata l’analisi delle osservazioni, la Provincia siglerà un’intesa con la Regione Emilia Romagna e con i 18 Comuni per i quali il Piano avrà valore di Piano comunale. Successivamente i Piani comunali, con le eventuali modifiche scaturite in seguito alle osservazioni, saranno discussi dai rispettivi Consigli comunali, in vista dell’approvazione definitiva del Piano provinciale da parte del Consiglio provinciale prevista entro la fine dell’anno.

Sulla base delle previsioni dello sviluppo economico e demografico dei prossimi anni, il Piano individua un fabbisogno stimato massimo di inerti di 27 milioni di metri cubi per l’edilizia e 23 per le infrastrutture tra cui spiccano la costruzione dell’autostrada Cispadana, la bretella Campogalliano -Sassuolo e la terza corsia dell’A22 Abetone Brennero nel territorio modenese. Il Piano adottato dalla Provincia stabilisce che non saranno aperti nuovi poli estrattivi di ghiaie che saranno sostituite da materiali alternativi, regole più severe sulla profondità delle escavazioni, qualificazione delle aree vicino ai fiumi attraverso lo spostamento di gran parte dei frantoi, recupero ambientale delle cave dimesse e loro riutilizzo anche per aumentare la capacità delle casse di espansione dei fiumi.