Terza tappa del tour della Giunta regionale nelle province colpite dall’alluvione dello scorso maggio. Dopo Ravenna e Forlì-Cesena la settimana scorsa, oggi è stata la volta di Bologna, nella sede della Città metropolitana. E venerdì pomeriggio è in programma un incontro nella sede della Regione tra i firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima e il commissario alla ricostruzione, generale Francesco Paolo Figliuolo.
La seduta a Palazzo Malvezzi ha rappresentato un momento di confronto su quanto fatto e resta ancora da fare sul territorio bolognese dove, a causa degli eventi di maggio, si sono registrati 23 punti di criticità sugli argini, 38 punti in cui i corsi d’acqua (tutti hanno superato soglia 3 d’attenzione) sono esondati o tracimati, e 10.835 frane, di cui 6.091 superiori ai 500 metri quadrati di estensione.
La delegazione della Regione era guidata dal presidente Stefano Bonaccini e dalla vicepresidente Irene Priolo. Presenti il sindaco di Bologna e della Città metropolitana, Matteo Lepore, primi cittadini, amministratori, rappresentanti delle parti sociali, imprese e realtà associative. Per la Giunta regionale hanno partecipato anche il sottosegretario alla Presidenza, Davide Baruffi, e gli assessori Paolo Calvano (Bilancio), Vincenzo Colla (Sviluppo economico e Lavoro), Andrea Corsini (Infrastrutture e Turismo), Mauro Felicori (Cultura), Barbara Lori (Programmazione territoriale) e Igor Taruffi (Welfare e Montagna).
Durante la riunione sono state ribadite le richieste condivise con i firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima e che saranno presentate venerdì alla struttura commissariale. Le principali riguardano la mancanza di personale amministrativo, in particolare nei piccoli comuni, a causa delle procedure che non permettono l’arrivo in tempi rapidi di quelle risorse umane necessarie a svolgere le pratiche della ricostruzione. Inoltre, sempre sulla parte pubblica, manca ancora da parte del Governo il decreto che mette a terra i fondi Pnrr per 1,2 miliardi annunciati a Forlì dalla premier Giorgia Meloni e dalla presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen. Sulla parte privata, invece, verrà nuovamente avanzata la richiesta di inserire i beni mobili tra quelli rimborsabili oltre alla semplificazione delle ordinanze commissariali. Infine, è stato anche presentato il percorso in atto per l’elaborazione dei Piani speciali per la ricostruzione e l’annuncio che non si costruirà più nelle zone allagate, anche nei casi in cui sarà necessario rivedere le previsioni urbanistiche già previste.
“Con oggi chiudiamo questo giro di ascolto nei territori colpiti dall’alluvione, con la promessa di tornarvi molto presto, come d’altronde abbiamo dimostrato in questi mesi, perché la ricostruzione e la messa in sicurezza sono la nostra priorità- hanno affermato Bonaccini e Priolo-: non dobbiamo far calare l’attenzione sull’alluvione. E per riuscirci è fondamentale il confronto continuo e costruttivo con gli amministratori, le parti sociali e le comunità, come siamo abituati a fare in Emilia-Romagna. In questi tre incontri abbiamo raccolto indicazioni importanti, che trasmetteremo già venerdì al commissario Figliuolo, in un nuovo incontro con il Patto per il Lavoro e per il Clima. La mole di cantieri già completati, in corso o in via di apertura dimostra l’impegno straordinario che la struttura regionale sta mettendo in campo: stiamo facendo la nostra parte, ma abbiamo bisogno che anche il Governo faccia la propria. Continuiamo, dunque, a chiedere le risposte che ancora mancano, a partire dal risarcimento dei beni mobili danneggiati, oggi incredibilmente non compresi, e procedure più semplici per ottenere quanto dovuto da cittadini, famiglie e imprese”.
“Per lavorare alla ricostruzione dopo l’alluvione dobbiamo rimanere uniti. È molto importante il metodo che con la Regione abbiamo instaurato e stiamo apprezzando la collaborazione con il commissario Figliuolo, molto concreta e fattiva- ha detto il sindaco metropolitano Lepore-. Non possiamo, però, non rimarcare le lentezze della burocrazia della ‘macchina’ che le istituzioni nazionali hanno messo in campo per dare le risposte al territorio. Le ordinanze che sono state fatte non funzionano e per questo abbiamo condiviso una serie di proposte che presenteremo a Figliuolo e al Governo. Ci sono inoltre difficoltà legate al personale. Quello che ci era stato promesso è solo sulla carta: la Città metropolitana di Bologna ha avuto una dotazione virtuale di 40 persone, ma nella realtà siamo riusciti a trovarne meno della metà”.
Gli interventi in ambito provinciale
Tra somme urgenze, urgenze (fiumi) e programmazione anticipata, il bolognese è interessato da 52 interventi per quasi 93 milioni di euro in capo all’Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile. Erogati Cis (Contributo di immediato sostegno, 5mila euro iniziali) per quasi 5,4 milioni.
Il cantiere del ponte della Motta
L’opera più grande di tutti i territori alluvionati interessa il bolognese, ed è il cantiere del ponte della Motta, tra Molinella e Budrio, lungo il fiume Idice. Qui l’intervento di somma urgenza (per 32 milioni di euro) ha uno stato di avanzamento al 90%: è stato ormai completato il ripristino delle sagome degli argini, restano da fare i lavori di impermeabilizzazione. La tranche successiva, da 20 milioni di euro, vedrà interventi di rafforzamento anche sui tratti di argini dell’Idice che avevano retto all’onda d’urto dell’acqua, con una riprofilatura dell’alveo.
I cantieri in fase di avvio
Sono appena partiti, con risorse dell’ordinanza 8, gli interventi di sistemazione dei rii collinari dei bacini dell’Idice e del Sillaro, per un totale di 1 milione 300mila euro; interessano i comuni di Castel San Pietro, Dozza, Imola, Monterenzio, Ozzano e Monghidoro.
A giorni verrà consegnato un altro cantiere, da 200mila euro, sul fiume Reno, per il ripristino di una frana golenale nella sponda sinistra a valle del ponte nuovo di Cento (Ferrara).
Successivamente partiranno altri 4 cantieri: il ripristino delle opere elettromeccaniche dell’Opera Po – Cavo Napoleonico, a Bondeno (Fe), per 250mila euro; il ripristino urgente, nelle Terre del Reno, dei rivestimenti delle prime vasche di dissipazione del Cavo Napoleonico e delle strutture di Opera Reno, per 400mila euro. Poi due interventi, entrambi da 700mila euro e quindi per un totale di 1 milione 400mila euro, di diradamento del verde, taglio e rimozione di piante a terra o in stato precario, a rischio caduta, troncamento, sradicamento. Questi due interventi riguarderanno i bacini dei torrenti a ovest della provincia (Lavino, Olivetta, Reno, Setta, Samoggia e affluenti) e a est (Sillaro, Sellustra, Idice, Savena, Zena, Quaderna, Gaiana e affluenti).
In progettazione
Sono in fase di progettazione altri 17 interventi per un totale di 35,3 milioni di euro. Il più importante, da 20 milioni, riguarda il completamento e il ripristino degli argini dell’Idice nei comuni di Budrio e Molinella.