Un appello al Ministro della Giustizia ed al Capo del DAP affinché il personale di Polizia Penitenziaria in servizio a Reggio Emilia non sia lasciato solo e non ne venga messa in discussione la professionalità e l’onorabilità. A chiederlo ai vertici ministeriali e dipartimentali è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
“Quel che è accaduto a Reggio Emilia è al vaglio della magistratura, l’unica autorità deputata ad esprimere un giudizio definitivo, e nessun altro dovrebbe trarre conclusioni affrettate. Questo lo dico perché in questi giorni stiamo assistendo da ogni parte ad una delegittimazione del Corpo di Polizia Penitenziaria che va ben al di là di quel che sarebbe accaduto nel carcere emiliano, di cui peraltro non si conoscono bene fatti ed antefatti. Talvolta strumentalizzazioni pretestuose, che hanno anche tentato di attribuire al Sappe parole di condanna nei confronti dei colleghi di Reggio Emilia, che mai sono state espresse e mai ci sogneremmo di esprimere in assenza di pronunce definitive della magistratura”. È il commento di Donato Capece, segretario generale del Sappe. “Il Sappe non può, non vuole e non deve giudicare nessuno, soprattutto sulla base di frammenti di riprese video che non consentono di conoscere il contesto e gli antefatti. Facile, superficiale e sbagliato giudicare il comportamento altrui senza avere la prova di che cosa si sarebbe fatto al posto loro. Ed è ancora più grave quando a farlo sono organi di stampa con l’intenzione di orientare l’opinione pubblica. E questo non è accettabile: le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato”.
“Nessuno deve dimenticare l’encomiabile impegno dei Baschi Azzurri durante le rivolte, con le carceri messe a ferro e fuoco, poliziotti sequestrati ed aggrediti, danni ingenti per milioni e milioni di euro”, prosegue il segretario generale del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria. “La Polizia Penitenziaria è quella che ogni giorno nelle carceri sventa decine di suicidi, che interviene tempestivamente quando un detenuto si lesiona il corpo con una lametta, quando aggredisce o tenta di aggredire altri ristretti o agenti, quando si verificano risse e colluttazioni, che rende un prezioso e fondamentale contributo nelle attività di trattamento e rieducazione. Questa è la Polizia Penitenziaria, questo fanno le donne e gli uomini del Corpo. E i fatti di Reggio Emilia, sui quali è giusto e doveroso che la magistratura faccia ogni accertamento, non possono e non devono intaccare l’immagine complessiva di una forza di polizia dello Stato”.
Per questo Capece invita il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ed il Capo del DAP Giovanni Russo a recarsi a Reggio Emilia per incontrare il personale, che oggi si sente condannato senza appello prima dei doverosi accertamenti giudiziari. “Mi ripeto: sui fatti di Reggio Emilia è giusto e doveroso che la magistratura faccia ogni riscontro ma nessun altro può arrogarsi il diritto a diffondere critiche ingenerose che inducano ad avere un’idea sbagliata, profondamente sbagliata, della nostra professione. Il Corpo di Polizia Penitenziaria è composto da persone che nonostante l’insostenibile, pericoloso e stressante lavoro credono nella propria professione, che hanno valori radicati e un forte senso d’identità e d’orgoglio, e che ogni giorno in carcere fanno tutto quanto è nelle loro umane possibilità per gestire gli eventi critici che si verificano”.