A 23 anni dalla firma della dichiarazione di amicizia tra Reggio e la Wylaya di Smara, ci sarà anche una testimonianza reggiana, all’interno della delegazione che, durante tutta la settimana, visiterà i campi profughi Sahrawi per rinsaldare gli accordi di collaborazione. A prendere parte alla missione per la città di Reggio Emilia, sarà, infatti, il presidente del Consiglio comunale Matteo Iori. La delegazione, partita sabato 28 ottobre rimarrà all’interno dei campi profughi fino a sabato 4 novembre visitando ospedali, scuole e strutture dedicate all’educazione e all’arte.

Il viaggio nei campi Sahrawi è una missione, promossa dalla Rappresentanza per l’Italia della Repubblica Saharawi-Fronte polisario e dall’associazione Rete Saharawi odv, oltre a Reggio Emila la delegazione sarà composta da rappresentanti di amministrazioni comunali e da alcune associazioni dell’Emilia-Romagna e della Toscana che hanno attivato progetti di cooperazione e solidarietà a sostegno del popolo Saharawi.

In tutto la delegazione è composta da 15 partecipanti che sono accompagnati dalla rappresentante del Polisario in Italia Fatima Mahfud. Nella prima giornata la delegazione è stata accolta a Tindouf dal Ministro della Salute Salek Baba, Dih Chadad governatrice della provincia di Boujdur e hanno visitato la sede della Mezza Luna Rossa.
“Dopo 23 anni era particolarmente importante per Reggio Emilia essere di nuovo presente all’interno dei campi profughi Saharawi – sottolinea Matteo Iori – e sono felice di poter rappresentare la nostra città in questo territorio e in questo periodo storico. Da qui, negli anni, sono partiti per Reggio decine di bimbi accolti da famiglie reggiane per brevi periodi estivi, ed è bello vedere i frutti nati da questo rapporto di amicizia. In questi giorni stiamo toccando con mano le difficoltà del popolo Saharawi, ma anche la loro determinazione a resistere finché non vedranno riconosciuto il diritto di indire quel referendum per l’indipendenza che le Nazioni Unite hanno deliberato già dal 1991 ma che non è ancora stato fatto. In un momento storico nel quale guerre e divisioni stanno alzando la tensione in tutto il mondo, è importante dimostrare di essere vicino a chi, pacificamente, continua a lottare per il diritto alla propria terra nella richiesta del rispetto del diritto internazionale”.

A Reggio Emilia, grazie alla ventennale collaborazione tra la Rete Saharawi, il Comune e alcune amministrazioni comunali del territorio nel corso del 2023 sono stati accolti 25 giovani ambasciatori di pace, ospitati da famiglie reggiane per alcune settimane inoltre 11 giovani atleti Saharawi hanno preso parte all’edizione 2023 dei Giochi del Tricolore. Nel corso della settimana la delegazione effettuerà alcuni incontri istituzionali a Rabuni con le autorità saharawi e visiterà il museo della Resistenza. Sono, inoltre, in calendario alcuni sopralluoghi ai progetti supportati dalle istituzioni e dalle organizzazioni della società civile dell’Emilia-Romagna e della Toscana a Boujador, Smara e Dakhla. A Smara il 31 ottobre la delegazione sarà accolta dalla Governatrice della Wylaya, provincia legata a Reggio Emilia da 23 anni grazie alla dichiarazione di amicizia. La visita toccherà, infine, i campi profughi della provincia algerina di Tindouf sorti nel 1975 durante la guerra del Sahara occidentale. La Commissione europea ha definito la popolazione del Sahrawi i “profughi dimenticati” per il protrarsi nel tempo di una condizione di cui ancora oggi, dopo oltre 40 anni, non si intravede un superamento. I campi sono suddivisi in cinque wilaya (province) che derivano il nome da cinque città del Sahara occidentale, ora territorio occupato: El Aaiun, Auserd, Smara, Dakhla e Capo Bojador; infine Rabouni che è la sede degli uffici amministrativi. Gli insediamenti sono sparsi su aree piuttosto ampie: El Aaiun, Smara, Auserd, Bojador e Rabouni si trovano nel raggio di un’ora d’auto dalla città di Tindouf, mentre il campo di Dakhla sorge al confine con il Mali. La delegazione chiuderà la missione con le visite a scuole, ospedali, progetti di sviluppo economico e di empowerment femminile e con la partecipazione al festival ArtTifariti, un appuntamento in mezzo al deserto all’interno del campo profughi che vede protagonista l’arte come mezzo di rappresentazione dei diritti umani e del diritto all’autodeterminazione dei popoli.