Agende bloccate in quanto piene: ecco perché a Modena i tempi d’attesa per le visite diagnostiche e specialistiche risultano ufficialmente rispettati.

La denuncia arriva dalla Cisl Emilia Centrale e dal suo sindacato dei pensionati Fnp, che sulla tutela della sanità pubblica hanno organizzato un convegno in programma domani – giovedì 22 giugno – a Reggio. L’iniziativa, che coinvolge anche la Cisl Funzione pubblica, si svolge alle 17 nell’aula magna Unimore (viale Allegri); partecipano il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, l’ex ministra della Salute e attuale deputata Beatrice Lorenzin, l’assessore regionale alla Sanità Regionale Donini, il segretario regionale Cisl Filippo Pieri e quello nazionale Ignazio Ganga.

«Vogliamo proporre un grande patto per la sanità pubblica che, essendo un bene comune appartenente a tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro condizioni sociali e di reddito, non può diventare terreno di scontro politico – afferma la segretaria generale della Cisl Emilia Centrale Rosamaria Papaleo – Siamo in una fase critica, è a rischio la tenuta della sanità pubblica come l’abbiamo conosciuta nei nostri territori.

Il Governo deve potenziare il fondo nazionale, per il quale è prevista invece una riduzione: passare dal 6,9% sul Pil del 2022 al 6,2% nel 2025-26 significa sottrarre alla spesa sanitaria oltre 13 miliardi di euro.

La Regione, invece, deve confrontarsi con noi sulle grandi trasformazioni in atto, a partire dall’attuazione del dm 77 (riorganizzazione della medicina territoriale), gestione dell’emergenza-urgenza e smaltimento delle liste d’attesa».

Su quest’ultimo aspetto la Cisl sostiene che i dati ufficiali secondo i quali Modena è ai primi posti in Emilia-Romagna per indice di performance non raccontano tutta la realtà.

Gli standard di riferimento regionali per le prestazioni di specialistica ambulatoriale di primo accesso sono stabiliti in 30 giorni per le prime visite e in 60 giorni per gli esami strumentali (eccetto la prima mammografia che è da garantire entro 90 giorni).

«Ma la realtà è diversa. Riceviamo quasi quotidianamente segnalazioni di cittadini che non riescono a ottenere gli appuntamenti perché le agende sono bloccate in quanto piene – dichiara Papaleo – Questo significa che, non potendo ricorrere alla sanità privata, molti cittadini rinunciano a curarsi e non figurano nelle statistiche.

Ecco perché noi affermiamo che anche nei nostri territori, considerati tra i più ricchi d’Italia, sta crescendo il fenomeno della cosiddetta povertà sanitaria.

Poiché c’è una stretta correlazione tra povertà economica e peggioramento delle condizioni di salute, dobbiamo intervenire per aiutare chi non ha i soldi per pagarsi le cure.

Uno dei primi interventi è l’abbattimento dei lunghi tempi d’attesa, che scoraggiano i cittadini, minano la fiducia verso le istituzioni sanitarie e ledono il diritto alla salute».

La Cisl, poi, prende posizione anche sul “consumo” di prestazioni sanitarie cosiddette improprie e senza sintomi, definito eccessivo nei giorni scorsi dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena.

«È sbagliato colpevolizzare il cittadino, a maggior ragione se anziano e fragile, solo perché decide di rivolgersi alle strutture pubbliche sperando di ricevere una risposta ai suoi bisogni.

La politica sanitaria – dice la segretaria della Cisl – deve farsi carico anche di queste situazioni per evitare che nelle agende non trovino posto pazienti che hanno problemi urgenti.

È necessario, quindi, rendere più facilmente fruibile la medicina territoriale, le case della salute, gli ospedali e infermieri di comunità, cioè tutti quei servizi che possono fornire una prima assistenza.

Un altro tema è la completa operatività della cosiddetta presa in carico dei pazienti con patologie croniche. Sono persone – ricorda Papaleo – che necessitano di visite programmate e ricorrenti che andrebbero fissate una volta per l’altra direttamente dagli specialisti su agende e percorsi assistenziali dedicati. Anche su questo ci vengono segnalate criticità e saturazione sulle agende dei centri di prenotazione interna. Insomma, è ancora lontano dal realizzarsi il principio, più volte enunciato, secondo cui non è il cittadino che deve rincorrere la sanità, ma è la sanità che dovrebbe andargli incontro».

Infine, c’è il grave problema della bassa attrattivita’ delle professioni sanitarie. Mancano medici e infermieri in primis, ma anche amministrativi e tecnici. Un fenomeno sempre più preoccupante che ha cause di tipo economico (retribuzioni insoddisfacenti), lavorativo (orari “impossibili” e condizioni difficili), sociale (scarsa disponibilità di case in affitto a buon mercato).

Ma questo è un altro capitolo.