Lascia la moglie Rossana, i figli Evelina, Saba, Luca, Matteo e Anna, i generi, le nuore e i nipoti. Il funerale si svolgerà venerdì 24 marzo, con partenza alle 10 dalla Casa Funeraria Croce Verde in via della Croce Verde1 diretti alla chiesa parrocchiale di Massenzatico per la funzione religiosa. Al termine, si proseguirà per il cimitero di Marola di Carpineti ove avverrà la tumulazione. I famigliari chiedono non fiori ma eventuali offerte all’Avis di Reggio Emilia.
Originario di Massenzatico, laureato in Medicina a Chirurgia nel 1954 all’Università di Parma, dopo la leva iniziò a lavorare all’Istituto Neuropsichiatrico di San Lazzaro, dove ha operato sino alla pensione, specializzato in malattie nervose e mentali e poi in geriatria, diventando primario e responsabile del padiglione Villa Marchi.
Alla professione ha sempre unito l’impegno per il volontariato, con l’istituto regionale per ciechi e soprattutto con l’Avis cittadina.
A ricordarlo è l’odierno presidente dell’Avis Comunale di Reggio Emilia Ottavio Perrini.
Dottor Paolo Bertolotti, classe 1929, tessera Avis n° 340, anno 1954. Si avvicinava così il giovane medico trasfusionale all’Avis Reggiana. Si scontrò subito con una realtà complessa, fatta di pregiudizi sulla donazione, sulle scarse risorse per divulgare quanto donare rappresentasse per tanti l’opportunità di concorrere a salvare vite che altrimenti non avrebbero avuto scampo. 1954, 190 donatori con una crescita di pochissime unità: nel 1955 i donatori erano solo 238.
Questo quadro desolante si rappresentò agli occhi di questo giovane medico che però seppe trarne, insieme agli altri eroici consiglieri e al presidente di allora, il prof. Guido Franzini fondatore dell’Avis Reggiana, una visione che proiettò verso il futuro. Seppe dare l’esempio, seppe trovare la strada comprendendo che la donazione del sangue non rappresentava solo un fatto sanitario. Quindi, il 16 marzo, domenica, “appena il tempo migliora”, fu allestita una grande tenda in piazza Cavour di fronte al Valli. I Vigli del Fuoco la misero in piedi e lì, quella domenica 16 marzo 1958, ci fu il salto. La donazione di sangue assunse carattere sociale, entrò a far parte del vissuto collettivo cittadino. Ed il giovane medico Bertolotti, chino sui suoi pazienti, mentre provvedeva ai prelievi, sorrideva. Aveva fornito una traccia ed aveva capito che con la sua professionalità e la sua maniera sempre garbata, mai arrogante, aveva inciso sulla diffidenza di tanti.
Questa esperienza fu ripetuta anche in provincia, a Brescello e a Rubiera con successo ascendente. Nella grande tenda prestata dai Vigili del Fuoco, si consumava un piccolo miracolo ad opera di un giovane medico che in grande sinergia con l’altro medico, Franzini, aveva visto il futuro. In breve i donatori attivi crebbero di numero in modo esponenziale raggiungendo i 1487 associati.
Erano anni ruggenti dove ai prelievi trovavano sfondo i luoghi più disparati: cooperative, ambulatori di medici condotti, in tutti i luoghi disponibili ed in tutti questi luoghi, l’immagine del dottor Bertolotti, con il suo bonario sorriso, angelo custode per i donatori che vi si affidavano, ancora la si potrebbe percepire nella suggestione delle ombre negli angoli.
Poi arrivò nel 1969 la sede storica dell’Avis Comunale di Reggio Emilia in viale dei Mille e Bertolotti divenne presidente subentrando a Franzini, rimasto come presidente onorario. Bertolotti mantenne la carica sino al 1990, continuando caparbiamente nella sua missione. E ci riuscì, ci riuscì davvero, aprendo un percorso, un approccio che ancora oggi è percepibile, è un’eredità che ha arricchito l’associazione di una fiamma che non ha mai smesso di ardere.
Al momento di lasciare l’incarico commentò: “[…] mi si giustifichi questa decisone che, pur sofferta, non significa abbandono dell’Avis, ma semplicemente “rientro nei ranghi”, ma sempre disponibile per la nostra AVIS […] Dopo tanti anni ho la soddisfazione, condivisa assieme a voi di vedere un’Avis reggiana prospera, con il vento in poppa […] Con lo sguardo diritto al domani aggiungiamo. Il domani che è già oggi”.
Conclude il presidente Ottavio Perrini: Grazie Paolo, capace di tracciarci il cammino con il tuo esempio, di uomo, di medico e di volontario Avis non smetterai mai di ispirarci e rinfrancarci nei nostri ruoli.