L’Ordine degli Ingegneri della provincia di Reggio Emilia ha chiamato a raccolta gli ordini e i collegi professionali territoriali per confrontarsi, nel corso di un seminario formativo presieduto dal prefetto di Reggio Emilia dottoressa Iolanda Rolli, sul ruolo dei professionisti per limitare il consolidamento economico del potere criminale e la sua radicazione sul territorio.
All’incontro, ospitato nell’Auditorium Credem a Reggio Emilia, erano presenti architetti, commercialisti, avvocati, consulenti del lavoro, geometri e periti industriali, rappresentati dai rispettivi presidenti, il procuratore capo della Procura di Reggio Emilia dottor Gaetano Calogero Paci, i comandanti provinciali delle Forze dell’Ordine – il questore dottor Giuseppe Ferrari, il colonnello dei Carabinieri Andrea Milani, il colonnello della Guardia di Finanza Filippo Ivan Bixio, il comandante dei Vigili del Fuoco Antonio Annecchini, e il vicesindaco del Comune di Reggio Emilia, Alex Pratissoli.
Nell’anno del Centenario dell’Ordine degli Ingegneri, i professionisti reggiani hanno fatto il punto sugli aspetti etici della professione e la necessità di acquisire gli strumenti per riconoscere i tentativi di infiltrazione malavitosa e i comportamenti in grado di favorire le organizzazioni malavitose. “Il problema etico scaturisce direttamente dall’uso che il professionista può fare della sua responsabilità e della sua sensibilità” ha spiegato il presidente dell’Ordine degli Ingegneri reggiano, Federico Serri, nell’introdurre l’incontro. “Quotidianamente predisponiamo atti, richieste di titoli abilitativi, dichiarazioni, asseverazioni; attività sensibili su cui agire con la massima consapevolezza. Oggi siamo qui per cercare di apprendere nozioni e informazioni utili – ha sottolineato il presidente Serri – affinché l’operato quotidiano dei professionisti possa essere svolto in modo eticamente ineccepibile con tutti gli strumenti necessari per evitare eventuali manipolazioni e strumentalizzazioni che, altrimenti, potrebbero incidere sul lavoro e sulla collettività”.
Di azioni preventive delle infiltrazioni mafiose e sicurezza sul lavoro ha parlato il prefetto Iolanda Rolli che ha spiegato come in Emilia Romagna vi sia un forte radicamento del sistema mafioso e della aziende criminali: “i settori maggiormente esposti sono quelli dell’edilizia e le attività immobiliari – ha evidenziato il prefetto Rolli – con pesanti effetti distorsivi, a partire dalla concorrenza sleale, dall’aumento dei costi dell’attività economica, dall’elusione fiscale”.
Particolarmente preoccupanti i dati presentati. Nel 2020 nella Regione Emilia Romagna sono state emesse 68 interdittive antimafia: Reggio Emilia, con 15 interdittive antimafia, rappresenta più del 25% del dato regionale. Nel 2021 in regione sono state emesse 87 interdittive antimafia (+19); la provincia maggiormente interessata è Reggio Emilia, con 38 interdittive antimafia, pari al 45% del dato regionale. Nel 2022 sono state emesse 151 interdittive antimafia (+ 62) e anche questa volta la provincia maggiormente colpita è Reggio Emilia, con 106 interdittive antimafia, più del 70% del dato regionale.
“Le agevolazioni fiscali sugli interventi nel settore dell’edilizia e i Fondi PNRR rappresentano una grande occasione, la più interessante per il malaffare: è proprio questa consapevolezza che ha spinto ad elaborare nuove idee, mettendo in piedi un sistema moderno, avanzato e sofisticato, di prevenzione e contrasto – ha concluso il prefetto Rolli, nell’introdurre il tema del badge di cantiere digitale – un sistema che da un lato consente di estromettere, attraverso il numero di interdittive sopra indicato, le aziende infiltrate, negando perentoriamente l’ingresso nei cantieri alla malavita e sottraendo centinaia di milioni ai sodalizi mafiosi, dall’altra è stata sviluppata la logica della prevenzione”.
Il giornalista e scrittore Paolo Bonacini e Giovanni Tizian, capo servizio al quotidiano “Domani”, hanno quindi portato la loro testimonianza, risultato di anni di giornalismo d’inchiesta, sulle attività economiche delle mafie e le complicità cosiddette “invisibili”.
Della capacità dei professionisti di invertite la rotta “sottraendosi da connessioni e legami che, oltre a produrre un danno irreversibili per la collettività, tradiscono il principio della tutela del bene pubblico al quale loro sono chiamati” ha parlato Stefania Pellegrini, docente di Sociologia del diritto, Mafie e antimafia, Etica delle Professioni presso l’Università degli studi di Bologna. “Il potere della mafia sta al di fuori della mafia” ha evidenziato la professoressa Pellegrini “questo è il concetto che ci deve guidare nel comprendere quanto la criminalità organizzata necessiti di soggetti esterni alla consorteria per infiltrarsi e consolidare potentati economici e politici. Le risultanze processuali ci confermano il coinvolgimento di professionisti nel realizzare il tentativo di impossessamento del sistema economico nazionale”.
Infine la componente della Commissione contrasto alle mafie e alla corruzione del Comitato Unitario dei Professionisti di Modena, nonché docente di deontologia, etica, legalità e responsabilità nei corsi preparatori agli esami di stato degli ingegneri, ingegner Beatrice Fonti, ha illustrato “La carta etica dei professionisti” di cui ha contribuito alla stesura.