Oggi a Palazzo d’Accursio si è tenuta la seduta solenne del Consiglio comunale dedicata alla Giornata internazionale dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Di seguito l’intervento del sindaco Matteo Lepore.
“Grazie, Presidente. Benvenuti nel Consiglio comunale ai ragazzi e alle ragazze che sono qui con noi, al professor Tomelli, alla professoressa Ferrari e a tutti gli ospiti rappresentanti delle istituzioni, a partire da chi oggi rappresenta il Provveditorato e anche il Tribunale dei minori. Siamo molto felici di avervi qui. Benvenuti a chi fa parte del Teatro dell’Argine e ovviamente di questo Comune.
Ora noi oggi abbiamo un’occasione in questo Consiglio solenne, come altre volte ci capita, di fare il punto concreto sulle attività di questo nostro mandato e della nostra città. In una giornata come questa non possiamo non partire, però, dai valori, dalla visione delle cose e abbiamo sentito dagli interventi che mi hanno preceduto parole molto importanti, di grande profondità. Mi piace pensare che queste parole arrivino nel cuore delle settimane pedagogiche, che insieme all’assessore Ara e a tantissime persone che fanno parte della comunità del Comune di Bologna, del mondo del terzo settore, delle altre istituzioni abbiamo deciso di promuovere riprendendo un grande momento di confronto democratico e professionale nella tradizione di Bologna, che era il “febbraio pedagogico”. L’abbiamo rivisitato, l’abbiamo rivisto sulla base di quelle che sono le nuove esigenze e anche le opportunità di dibattito intellettuale e competente. Credo sia quindi una grande opportunità, un percorso che ogni anno dovremo ripetere per fare il punto assieme sui i progetti, sulle iniziative, sulle tante criticità e i bisogni che la nostra comunità esprime.
Ringrazio la Presidente del Consiglio comunale per avere raccolto la proposta di promuovere un’istruttoria pubblica attorno ai diritti dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze, un’istruttoria pubblica che sarà formalizzata nei prossimi giorni e nelle prossime settimane che ci permetterà innanzitutto di riversare il lavoro delle settimane pedagogiche in una discussione anche più istituzionale che dovrà assumere delle decisioni di indirizzo verso la Giunta. Queste settimane sono importanti ed è importante che il Consiglio comunale possa essere pienamente coinvolto e raccogliere le sfide che da lì stanno emergendo, così come credo quello possa essere il luogo più adatto per iniziare a coprogettare il Consiglio dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze, che è un’esperienza in parte già percorsa da alcuni Quartieri, da tanti Comuni del nostro Paese, della nostra regione, anche nella nostra città metropolitana, e che credo possa vedere nel Comune di Bologna un esempio importante e il manifesto di quello che si può fare attraverso la partecipazione. Mi permetto anche di dire che dal percorso politico-poetico mi aspetto un grande contributo a questo progetto, che credo sia fatto apposta anche per far sì che i tanti ragazzi e le tante ragazze che hanno partecipato in questi anni, anche grazie ai fondi europei del Pon Metro, le tante iniziative dei teatri possono essere parte di quell’istruttoria. Il lavoro dei nuovi attivisti della nostra città che avete coltivato in questi anni, anche durante la pandemia, credo che possa essere un contributo decisivo affinché non sia soltanto politico-poetico un cantiere di linguaggi, ma anche di pratiche politiche e poi di contributo importante all’indirizzo delle nostre istituzioni. Per me è anche l’occasione per salutare Veronica Ceruti e ringraziare Miriam Pepe, che si sono succedute, si stanno passando il testimone nella direzione del Dipartimento educazione della nostra Città. Spesso ne abbiamo anche parlato con Elena Di Gioia come delegata alla cultura, crediamo che i nostri teatri, i nostri cinema, i nostri spazi culturali, così come i nostri spazi sportivi possono essere un grande momento di incontro e cantiere di cittadinanza. Una cittadinanza che abbiamo voluto allargare.
Voi oggi attraverserete, per uscire da questa aula, il cortile del Comune, il palazzo comunale, vedrete la comunicazione che abbiamo preparato nei muri del cortile, da oggi chi entra a palazzo troverà la campagna di comunicazione dello “Ius soli Bologna” in vista della giornata del 22, dove al Teatro delle celebrazioni accoglieremo circa un migliaio di ragazzi e ragazze delle scuole medie e superiori di primo grado, con le quali vorremo confrontarci proprio rispetto al tema della cittadinanza nel suo complesso. Una riforma che abbiamo proposto, che soprattutto in questa città vogliamo praticare, nell’idea che il protagonismo delle nuove generazioni parta dalle cose che si possono fare assieme, dalle esperienze di vita della scuola innanzitutto, come ho avuto modo ancora una volta di verificare proprio dialogando con i ragazzi delle scuole medie e superiori che ho incontrato in queste settimane. Ci tengo a dire che noi non possiamo limitarci a ragionare soltanto dei momenti in cui possiamo ritrovarci a raccontare quanto di buono stiamo facendo. Noi dobbiamo essere molto rigorosi con noi stessi e spingerci a fare sempre meglio. È vero che infatti il nostro è un mandato dedicato alla rimozione, alla riduzione di quel divario che esiste fra le persone. Le disuguaglianze sono infatti la dimensione nella quale noi dobbiamo lavorare per ridurre la distanza tra le istituzioni e i cittadini, ma soprattutto fra alcune parti della nostra comunità e altre. E, se guardiamo all’adolescenza e all’infanzia, queste disuguaglianze sono destinate sempre di più ad allargarsi, se noi non mettiamo mano con grande condizione alla destinazione non solo del nostro pianeta ma del nostro Paese e della nostra città.
Voglio citare a questo proposito dati molto importanti che un’organizzazione non governativa come Save the Children ha presentato recentemente sulla questione della povertà educativa e del diritto alla salute, e che riguardano il nostro Paese, non soltanto la nostra città. È infatti di 3,7 anni in meno l’aspettativa di vita di un bambino che nasce a Caltanissetta rispetto a uno che è nato a Firenze. Una differenza di quasi quattro anni tra Nord e Sud. Ma non è l’unico divario. Un bambino nato nel 2021 in provincia di Bolzano ha un’aspettativa di vita in buona salute di 67,2 anni, mentre uno nato in Calabria di 54,2 anni. Un gap di ben dodici anni che, se guardato solo sulla colonna delle bambine, si allaga a quindici anni. Questo ci dice Save the Children nell’ultima presentazione della tredicesima edizione dell’Atlante dell’infanzia, dal titolo “Come stai?”, che non a caso si occupa di salute. Sono quasi 1,4 milioni i bambini in Italia infatti in povertà assoluta, vittime di disuguaglianze che certamente non hanno voluto o potuto causare loro direttamente. Sono molto forti anche i dati raccolti da Coldiretti che ha collaborato con Save the Children: 600 mila bambini al di sotto dei quindici anni hanno avuto bisogno di aiuto per bere il latte o mangiare, un incremento del 12 per cento in un solo anno. Questo a causa della povertà e dell’aumento dell’inflazione che ha messo in difficoltà le famiglie.
Tra i dati sono riportati nella pubblicazione anche quelli che riguardano i bambini nella fascia 3-10 anni in sovrappeso oppure obesi, che rappresentano il 35,2. Mentre le bambine sono il 37,7. Un bambino su quattro poi non pratica sport. Inoltre la povertà alimentare colpisce un bambino su venti. Nonostante questo dato nel nostro Paese la mensa scolastica non è considerato un servizio essenziale, gratuito per tutti i bambini e tutte le bambine. Inoltre in questa ricerca ci viene ricordato che è insufficiente la rete sanitaria territoriale. Mancano infatti circa 1.400 pediatri. C’è un focus molto interessante inoltre sulla salute mentale degli adolescenti e preadolescenti, che come diverse occasioni nella nostra città abbiamo potuto verificare sono stati pesantemente colpiti dalla pandemia. Secondo il monitoraggio in nove regioni italiane i ricoveri per patologie neuropsichiatriche infantile sono cresciuti del 39,5 per cento in due anni, dal 2019 al 2021, proprio quelli nel pieno della pandemia. Le prime due cause di ospedalizzazione sono psicosi e disturbi del comportamento alimentare, ma in tutta Italia ci sono soltanto 394 posti letto in degenza riguardo a questo reparto. Io credo che questi dati così importanti che riguardano la sanità, l’organizzazione della sanità nel nostro territorio nazionale ci danno la cifra di quello di cui stiamo parlando, perché noi dobbiamo recuperare le grandi divergenze che esistono fra generazioni rispetto al cambiamento climatico. Devo dire ultimamente che il cambiamento climatico si fa sentire, è una cosa diventata tangibile. La siccità, gli incendi, le difficoltà che abbiamo visto anche nella gestione della nostra stessa città. Abbiamo la necessità di capire e comprendere molte delle cose che i ragazzi non riescono a dirci quando si chiudono in una stanza, quando si allontanano da noi come genitori.
Noi credo non possiamo tacere quelli che sono i divari che nel nostro Paese esistono e che anche Bologna ha il compito, insieme all’Emilia-Romagna, di ridurre. Sicuramente il diritto alla salute, il diritto costituzionale alla salute per tutti i cittadini e le cittadine italiane, ma prima ancora per i bambini e le bambine e gli adolescenti rappresenta oggi un’urgenza e probabilmente uno dei più grandi ritardi nel quale il nostro Paese può essere misurato come un Paese degno dove vivere. Lo stesso riguarda la questione del diritto alla vita e, più in generale, il diritto a non essere uccisi per strada. In questi mesi Bologna è parte di una campagna molto importante per rendere più sicure le strade. In questi giorni avrete visto alcuni manifesti che sono oggetto di una campagna sulla sicurezza stradale. Questa campagna ha l’obiettivo di cogliere l’attenzione di chi guida, perché i primi motivi di incidentalità stradale sono appunto la distrazione. Per ogni famiglia italiana ci sono almeno due auto e per ogni cittadino ci sono almeno due cellulari. Certo è una “media del pollo”, come sappiamo non tutte le famiglie hanno un’auto. Non potremmo forse dire lo stesso dei cellulari, ahimè, perché potrei dire che quasi tutti hanno almeno due cellulari, al di là, questo lo dicono tutte le statistiche, del loro reddito. Sta di fatto che l’auto e il cellulare rappresentano un rischio molto importante attorno al quale noi dobbiamo rendere consapevole la comunità degli adulti, innanzitutto. Io credo che noi dobbiamo far sì che questa nostra giornata parli agli adulti e non soltanto ai ragazzi, perché vogliamo coinvolgere i ragazzi, li vogliamo portare nel nostro Consiglio, vogliamo costruire con loro nuovi percorsi di protagonismo. Ma io credo che, se i ragazzi sempre di più si confrontano con i temi della violenza, del disagio, della distanza fra loro e il resto del mondo, non possiamo non interrogare gli adulti. Chiediamoci come mai i ragazzi si chiudono o si aprono a seconda del tasso di violenza e di paura che la società esprime attorno a loro. Una società che loro non hanno contribuito a creare o a generare. Credo che questo debba interrogare gli adulti. Gli adulti che spesso invece indicano i ragazzi come la prima fonte di molti dei mali della nostra società. Pensiamo alla cronaca quotidiana che abbiamo attorno alle baby gang o altre vicende che anche nei nostri quartieri abbiamo visto crescere. Allora io credo dobbiamo ragionare, confrontarsi con i ragazzi non compatendoli o utilizzando toni paternalistici. Dobbiamo raccontare e anche confrontarci con loro sui problemi quotidiani, dall’uso delle sostanze al tema delle dipendenze, alla violenza in strada, le grandi questioni che attraversano la nostra società. Ma io credo che nessun adulto oggi possa parlare ad un ragazzo semplicemente insegnandogli la vita che deve vivere.
Ognuno di noi si deve mettere in discussione. Ognuno di noi deve porsi una grande domanda sulla vita che stiamo lasciando a chi verrà dopo di noi, ed essendo per eccellenza un’istituzione come il Comune qualcosa pro tempore rispetto al ruolo degli amministratori, io credo che, se noi vogliamo dare l’esempio, noi per primi che siamo qui per un tratto della nostra vita, dovremmo lasciare alle prossime generazioni qualcosa di cui andare orgogliosi. Ecco perché è importante questa giornata, ecco perché sono importanti le iniziative che noi stiamo promuovendo. Iniziative che non vengono e non partono da zero: vengono da un’esperienza e una tradizione fortissima delle istituzioni della nostra regione e della nostra città. E mi piace citare, in conclusione di questo mio intervento, le parole di un Sindaco che fu protagonista, fu tra i promotori di quell’istruttoria, promossa dal Presidente del Consiglio comunale, Carlo Flamigni, al quale abbiamo annunciato dedicheremo una sala, Sala Azzurra a fianco della Sala Rossa e non a caso una Casa della comunità. Quel Sindaco era Walter Vitali, ed è ancora Walter Vitali per fortuna, e allora raccolse le istanze di quell’istruttoria pubblica parlando di una città a misura di bambino e non solo, di una città più capace di sviluppare interventi specifici rivolti ai bambini. Infatti una città che complessivamente assume un nuovo e diverso punto di vista e un diverso modo per guardare la nostra convivenza, al fatto di progettare una città, di organizzarla, di fare rispettare certe regole, fare in modo che i diritti alla mobilità dei cittadini non contrastino ad esempio con la sicurezza, con il diritto ad appropriarsi degli spazi pubblici, con il diritto alla salute. Tutto questo, secondo Vitali e secondo tanti altri, vuol dire essere una città dei bambini e delle bambine. Con le tante iniziative che in questo primo anno di mandato abbiamo messo in campo, abbiamo in particolare pensato a loro e proseguiremo nei prossimi anni con la collaborazione di tutti”.