Nel DDL presentato dal Governo, tra le varie materie citate, si parla anche di servizi pubblici. Fipac (Federazione Italiana Pensionati Attività Commerciali) Confesercenti Modena critica fortemente il DDL, in particolare nelle misure intraprese per i servizi pubblici, dove, secondo la federazione di rappresentanza degli over 60, si andrebbe a penalizzare la platea dei pensionati. Una categoria che attualmente sta accusando il forte aumento del costo della vita e che viene penalizzata da un sistema fiscale iniquo, subendo le conseguenze dei costanti tagli alla spesa destinata allo welfare (sanità, servizi sociali, ecc.). Tra le conseguenze peggiori, la rinuncia alle cure sanitarie.
“Il disegno di legge si regge sull’assunto fallace – spiega Alvezio Bigi, Coordinatore provinciale Fipac Confesercenti Modena (foto) – che il servizio pubblico sia sinonimo di inefficienza, e che per ciò ad esso dovrà essere assegnato soltanto la funzione di Ente regolatore, mentre al mercato va affidato il compito di fornire i servizi in quanto egli solo è in grado di garantire efficienza ed economicità. Inoltre, che il Mercato, come si sostiene nelle motivazioni che introducono il DDL, rafforzi la giustizia sociale e l’uguaglianza fra i cittadini è un assunto che è smentito dai fatti, anche perché l’impresa privata ha come legittima mission la realizzazione di marginalità, ossia il profitto, e non la creazione di una società più giusta ed equa, che spetta invece allo Stato”.
Fipac si dice contraria alla strada verso la privatizzazione dei servizi, che, negli anni, non ha portato risultati positivi: “La privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni comuni, come ad esempio l’acqua, l’energia, i trasporti, la sanità, i servizi sociali e culturali è una scelta che, quando e dove è stata compiuta, ha spesso (se non sempre) aumentato i costi per i cittadini utenti e non salvaguardato la qualità dei servizi. Aggiungiamo che spesso sono state le grosse imprese e le multinazionali a beneficiare delle privatizzazioni a scapito delle piccole e medie imprese locali che non hanno potuto reggere la concorrenza dei grandi gruppi i quali, esercitando una forte influenza sul potere legislativo, ne condiziona le scelte. Quindi, riteniamo che la via indicata nel DDL non sia coerente con le motivazione che lo introducono (maggiore giustizia sociale) e che l’adozione delle regole del mercato e della concorrenza, che significano la generale privatizzazione dei beni pubblici e dei servizi, minino gravemente il fondamentale diritto all’universalità e all’accesso agli stessi da parte di tutti i cittadini”.
Fipac sottolinea inoltre che il DDL esonera gli Enti Locali (anche in contrasto con le norme che regolano i loro poteri e le loro funzioni) da la possibilità di decidere sulla creazione e la gestione dei servizi pubblici rivolti alle loro comunità e che in tal modo si riducono ulteriormente gli spazi di partecipazione democratica dei cittadini alla gestione della cosa pubblica.
“Non si può ignorare – continua Bigi – che nel tempo, a causa dei tagli alla spesa pubblica rivolta al sociale e alle risorse per la sanità, ed alla crisi economica conseguente alla pandemia, il divario fra chi vive nell’abbondanza di risorse disponibili e chi invece ha subito un peggioramento delle proprie condizioni di vita è fortemente aumentato e che le famiglie che vivono in condizioni di povertà relativa o assoluta hanno superato i cinque milioni. In conclusione, siamo convinti che la logica neoliberista della privatizzazioni forzate che anima il testo del DDL rappresenti un’ulteriore riduzione di quanto è rimasto di welfare pubblico e che sia sbagliato perché in tal modo aumenterebbe l’ingiustizia sociale, accrescerebbe il divario fra chi ha di più e chi ha di meno”.
Il Consiglio Provinciale di Fipac Confesercenti di Modena rivolge un appello a tutte le forze politiche, in primo luogo a quelle che si dichiarano più sensibili ai bisogni delle persone più fragili, affinché in fase di discussione parlamentare vengano modificate quelle parti del DDL che, secondo la federazione, sono in contrasto con la necessità di garantire a tutti i cittadini l’accesso ai servizi pubblici essenziali e all’universalità degli stessi, alla tutela dei beni comuni, alla necessità di tutelare i cittadini più deboli, in primis i pensionati.