L’acqua del Panaro e del Secchia è di qualità buona in tutto il tratto montano e collinare, anticipando il raggiungimento dell’obiettivo di qualità che la normativa pone al 2016. In pianura la qualità peggiora arrivando a sufficiente per entrambi i fiumi, in linea con gli obiettivi del 2008 (ma non con quello del 2016 che impone una qualità buona anche in pianura). Complessivamente il Panaro gode di miglior salute del Secchia. Per quanto riguarda le falde sotterranee permane il rischio nitrati, soprattutto nella zona a sud di Modena.
E’ questo in sintesi lo stato di salute delle acque superficiali e sotterranee modenesi che emerge dal nuovo Report presentato nei giorni scorsi in vista della discussione del Piano di tutela delle acque da parte del Consiglio provinciale il 12 marzo. I rilievi, effettuati dall’Arpa e relativi al 2006, sono stati eseguiti da oltre 50 stazioni lungo i fiumi e quasi 90 pozzi di acqua potabile tenuti costantemente sotto controllo.
«La classificazione dei fiumi – sottolinea Alberto Caldana, assessore all’Ambiente della Provincia di Modena – evidenzia un sensibile miglioramento qualitativo per buona parte delle aste dei fiumi Secchia e Panaro. Tuttavia, nonostante questi miglioramenti, per i corsi d’acqua modenesi resta il divieto assoluto di balneazione. I torrenti di montagna si confermano in buona salute; buona anche la qualità dei laghi di montagna come il lago Santo, Baccio, Turchino e Scaffaiolo».
Alcuni canali e corsi d’acqua minori, però, permangono di classe scadente come il Naviglio a Modena, il torrente Fossa di Spezzano nella stazione di Colombarone-Sassuolo, Tresinaro a Rubiera e cavo Parmigiana Moglia.
Per quanto riguarda le falde – assicura Caldana, «l’acqua del rubinetto resta di ottima qualità. Ma occorre un’azione decisa, come prevede il Piano, contro i nitrati che sarà coordinata da un apposito Tavolo».
Nel mirino ci sono i cosiddetti “fattori di pressione puntuali” che contribuiscono ad aumentare l’inquinamento come gli scarichi autorizzati in acque superficiali: 83 depuratori attivi nel modenese, 184 scarichi industriali (soprattutto acque dei settori alimentare, cartiero e estrattivo che però devono rispondere a precisi standard di qualità) e 447 scolmatori di piena che in caso di forti piogge impediscono ai sistemi fognari di andare in crisi. Occorre, infine, monitorare e pianificare anche la riduzione dei “fattori di pressione diffusi” come lo spandimento dei liquami e dei fanghi di depurazione.