La Funzione Pubblica-Cgil regionale Emilia Romagna solleva l’annoso problema dei medici precari di medicina generale e chiede alla Regione di affrontare e risolvere finalmente il caso. I percorsi di stabilizzazione del lavoro precario hanno infatti trovato risposte sostanzialmente positive nella sanità regionale in tutte le professioni (dirigenza sanitaria, tecnica, professionale, amministrativa, medici, infermieri, tecnici di laboratorio, operatori socio sanitari ecc) ad esclusione di queste figure, che paradossalmente fanno i conti con una situazione opposta.

Parliamo di un centinaio di professionisti in Emilia Romagna (un migliaio circa sul piano nazionale), che da oltre tredici anni operano nei dipartimenti di cure primarie, nei servizi di continuità assistenziale (ex guardia medica), al pronto soccorso e nella medicina di base e non hanno alcuna possibilità di stabilizzare il rapporto di lavoro.

Secondo la Direttiva Europea (9316 e attuale n 362005) ogni singolo stato membro avrebbe dovuto attivare un corso di formazione annuale indispensabile come requisito per accedere alle graduatorie di medici di medicina generale. La Regione Emilia Romagna ha previsto corsi non annuali ma triennali e a numero chiuso, negando l’applicazione della Direttiva Europea e anche della legge italiana (la 401 del 2000) che consentiva a questi lavoratori (laureati dopo il 1994 alla Facoltà di Medicina e chirurgia) l’accesso in soprannumero ai corsi di formazione. Il TAR, chiamato in causa con un ricorso, ha riconosciuto il pieno e legittimo diritto a partecipare ai corsi, ma nelle modalità di applicazione ha individuato una soluzione troppo diluita nel tempo prevedendo che solo il 10% possa partecipare ai corsi regionali in soprannumero, rispetto al numero chiuso.

Infine dopo la farsa anche la beffa: nell’accordo nazionale del 2005 tra l’Associazione autonoma di categoria FIMMG e il Ministero della salute, è stata introdotta una norma che contempla il requisito della minore età nella formazione delle liste del precariato per i servizi di continuità assistenziale. Dunque oggi questi medici precari non solo non possono accedere ai corsi di formazione per entrare nelle graduatorie, ma si trovano nella condizione di essere scavalcati nella loro attuale attività e non possono nemmeno più “accontentarsi” di ricoprire i turni delle ex guardie mediche di risulta. Quindi sono condannati alla disoccupazione. Una situazione negativa anche per l’utenza, che ha un servizio meno qualificato con l’esclusione dei medici con maggiore esperienza.

La FP Cgil chiede per l’ennesima volta al Presidente della Regione Emilia Romagna e all’Assessore per le politiche della salute – che hanno dimostrato attenzione e sensibilità su altre figure di lavoratori precari – di determinare per questi medici la possibilità di accedere al corso regionale in soprannumero, per chiudere questo vergognoso capitolo che dura da oltre 13 anni e sanare una palese ingiustizia.