Gli esperti italiani della Sclerosi Laterale Amiotrofica si incontrano venerdì 8 aprile (dalle 8,30 alle 17,30) alla Camera di Commercio di Modena per il workshop Dialogo tra ricerca preclinica e clinica organizzato alla prof.ssa Jessica Mandrioli, della Neurologia dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, diretta dal prof. Stefano Meletti, e docente Unimore. Scopo del workshop è mettere in rete chi si occupa di ricerca preclinica e clinica in modo da favorire il passaggio dal laboratorio al letto del malato delle terapie innovative, per una patologia che, purtroppo, ha ancora molti lati oscuri. Il team della prof.ssa Mandrioli, ha recentemente pubblicato su The Lancet Digital Health, uno studio dal titolo Identificare e predire sottogruppi clinici nella SLA: uno studio di machine learning basato su registri di popolazione per identificare le diverse sottospecie di SLA e comprendere meglio la patologia.
La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa che porta a paralisi della muscolatura scheletrica e compromissione dei movimenti, della parola, della deglutizione e della respirazione. Si tratta di una malattia rara, con una incidenza pari a 3 casi ogni 100.000 abitanti e una prevalenza di 8-10 malati ogni 100.000 abitanti.
“La SLA è una malattia complessa – spiega la prof.ssa Jessica Mandrioli – che oggi viene considerata come una sindrome costituita da diverse entità distinte. Sono stati proposti vari sistemi di classificazione basati su osservazioni empiriche, ma non è chiaro in che misura riflettano le sottostrutture della popolazione dei pazienti con SLA. Scopo del nostro studio, e dell’incontro dell’8 aprile, è quello di unirci tutti per conoscerla meglio.”
Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da importanti progressi in ambito scientifico sulla SLA, in particolare a livello genetico, con possibili prossimi risvolti terapeutici personalizzati. “Tuttavia – continua la prof.ssa Mandrioli – i meccanismi patogenetici alla base della malattia e il ruolo dei fattori di rischio ambientali, devono essere ancora compresi a fondo. Il dialogo tra ricerca di base e ricerca clinica è importante per realizzare quel passaggio dal laboratorio al letto del malato che è fondamentale per individuare potenziali interventi terapeutici”.
“I meccanismi di difesa attuati dalle cellule per contrastare l’aggregazione proteica e lo stress cronico sono solo in parte conosciuti – spiega la prof.ssa Serena Carra, docente di Biologia molecolare di UNIMORE “Pertanto, solo il dialogo costante fra ricerca di base, preclinica e clinica potrà darci un aiuto concreto per comprendere i meccanismi della SLA e identificare nuovi approcci terapeutici”.
“Le cause della SLA sono certamente rappresentate da fattori e suscettibilità genetici – ricorda – il prof. Marco Vinceti, docente di Igiene ed Epidemiologia di UNIMORE- ma è largamente probabile che anche fattori non genetici – legati cioè allo stile di vita o all’ambiente, cioè di tipo chimico, fisico e biologico (virus) – giochino un ruolo fondamentale nel determinare l’insorgenza di questa malattia. I ricercatori di UNIMORE e dell’Azienda Policlinico di Modena hanno contribuito negli ultimi anni ad arricchire il panorama delle conoscenze sulle cause ambientali di questa patologia, ma molto rimane ancora da fare per un’identificazione convincente di tali fattori. Tra di essi troviamo alcune sostanze chimiche associate in studi recenti ad un aumento del rischio di SLA, quali determinate categorie di pesticidi, un metallo pesante (il piombo) e un metalloide (il selenio).”.
Al workshop prenderanno parte alcuni dei massimi esperti italiani della SLA che si occuperanno dei meccanismi patogenetici, dei biomarcatori, dei rapporti con l’inquinamento, dei progressi nelle terapie. Tra i diversi interventi ricordiamo quello dei docenti Unimore:
– la prof.ssa Serena Carra, docente di Biologia molecolare tratterà il tema del Misfolding proteico e protein quality control (ore 10,00-10,20
– il prof. Marco Vinceti, docente di Igiene ed Epidemiologia si occuperà di Fattori chimici ambientali nell’eziologia della SLA (15,00-15,25).
– il prof. Andrea Cossarizza, docente di Immunologia, modererà la sessione sui Biomarcatori,
– la prof.ssa Jessica Mandrioli, tratterà il tema delle Novità dai trials clinici (16,45-17,10).
Lo studio pubblicato su The Lancet Digital Health
Lo studio retrospettivo della Neurologia dell’Ospedale Civile di Baggiovara ha applicato le tecniche di machine-learning per identificare diverse sottoforme di SLA e comprendere meglio la malattia. Per questo sono state utilizzate le popolazioni di malati appartenenti al Piemonte e all’Emilia Romagna, per i quali erano disponibili dati clinici dettagliati, grazie a registri di malattia operanti da diversi anni. L’AOU di Modena coordina il registro SLA della regione Emilia – Romagna. Attraverso questa analisi (machine learning, ossia “apprendimento automatico”) che è una branca della cosiddetta intelligenza artificiale, abbiamo ottenuto un raggruppamento ottimale (in cosidetti “clusters”) dei pazienti con SLA. Lo studio è stato condotto in collaborazione con il prof. Bryan Traynor del National Institute on Aging di Bethesda. Questi cluster corrispondono a sei sottotipi clinici che sono stati definiti come fenotipi (bulbare, respiratorio, flail arm, classico, piramidale e flail leg). La stessa tecnica ha poi permesso di identificare 11 parametri clinici che predicevano i sottotipi clinici di SLA con elevata precisione (pari al 98%).
“Questo studio – ha concluso la dottoressa Mandrioli – fornisce informazioni sulla sottostruttura della popolazione SLA, identificando fenotipi che possono essere utili ai fini diagnostici e prognostici, nonché per la programmazione dell’assistenza clinica e la stratificazione dei pazienti nella ricerca”.
I dati del centro modenese
La Neurologia dell’Ospedale Civile di Baggiovara coordina un centro SLA multidisciplinare attivo da oltre 20 anni che ogni anno segue circa 300 pazienti residenti in ambito regionale e fuori regione. Il team multidisciplinare coinvolge numerosi specialisti per la gestione del paziente affetto da SLA, sia in ambito ospedaliero che sul territorio. In collaborazione con istituti nazionali e internazionali, il centro partecipa a diversi studi clinici e preclinici, e coordina trials clinici multicentrici. Il centro collabora attivamente con l’Università di Modena su progetti traslazionali sulla SLA e studi epidemiologici.