Si dicono provati dalla pandemia e dalle conseguenti limitazioni che li hanno costretti a un lungo isolamento, ma anche contenti di aver riscoperto il valore della famiglia, l’importanza della solidarietà con il resto delle persone e dell’aiuto reciproco. Sono convinti della necessità di continuare a rispettare le norme anti Covid e di mantenere alto il livello delle informazioni. Della scuola in presenza hanno rimpianto la dimensione relazionale e la possibilità di condividere esperienze con i compagni e gli insegnanti.

Restituisce l’immagine di giovani responsabili e consapevoli, capaci di impegnarsi concretamente per superare il momento di difficoltà, la ricerca “Noi, al tempo della pandemia. Essere adolescenti in Emilia-Romagna nel 2021”, condotta dalla Regione con il contributo dell’Ufficio scolastico regionale e dell’Osservatorio Adolescenti del Comune di Ferrara.

L’indagine ha coinvolto 20.750 studentesse e studenti tra gli 11 e i 19 anni delle scuole secondarie di 1° e 2° grado emiliano-romagnole, che hanno risposto volontariamente e in maniera autonoma a un questionario online diffuso dall’Ufficio scolastico regionale.

A presentare gli esiti del rapporto, oggi in un evento organizzato on line in occasione della Giornata universale dei bambini e degli adolescenti delle Nazioni unite che si celebra ogni anno il 20 novembre, la vicepresidente con delega alle Politiche giovanili, Elly Schlein, la Garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza, Clede Maria Garavini, istituzioni locali e rappresentanti di Comitati e Associazioni di genitori.

“Ascoltare le voci delle ragazze e dei ragazzi, che voglio ringraziare di cuore per aver condiviso con noi i loro pensieri e le loro emozioni, ci permette di capire meglio come hanno vissuto un momento così difficile- ha sottolineato la vicepresidente Schlein-. Occorre sempre di più ascoltare il punto di vista dei giovani, facendone una componente attiva del futuro che vogliamo costruire insieme. Lo facciamo oggi con questa ricerca- ha aggiunto la vicepresidente- e l’abbiamo fatto nelle settimane scorse con il percorso Youz, da cui sono scaturite idee e suggerimenti sui cui stiamo lavorando per costruire le future politiche regionali per le giovani generazioni, le cui esigenze non possono essere sottovalutate”.

Durante il convegno si è parlato anche del post pandemia e di come le ragazze e i ragazzi dell’Emilia-Romagna vedono il proprio futuro, e sono stati presentati i progetti in corso in alcune scuole della regione sugli obiettivi dell’Agenda 2030, in particolare transizione ecologica, inclusione sociale e transizione digitale.

La fotografia degli intervistati

Il campione complessivo degli intervistati (20.750 adolescenti) rappresenta il 5,6% della popolazione giovanile dell’Emilia-Romagna tra 11 e 19 anni di età: 31,7% dagli 11 ai 13 anni, 24,4% dai 14 ai 15 anni, 26,5% dai 16 ai 17 anni e 16,7% dai 18 ai 19 anni. Per il 43,5% sono maschi e per il 56% femmine; per il 6,7% del totale sono di origine straniera e per il 14,8% di seconda generazione, nati cioè in Italia da genitori stranieri.

Il 35% degli studenti che hanno risposto al questionario frequenta la scuola secondaria di I° grado, il 28% studia al liceo e il 18,7% in un istituto tecnico. L’11,7% ha scelto una scuola professionale e, infine, il 6,7% frequenta un centro di formazione professionale.

Il lockdown gli adolescenti dell’Emilia-Romagna 

Se si analizza il cambiamento negli stili di vita e nei comportamenti tra i ragazzi intervistati, nel rapporto si legge quanto siano cambiati radicalmente, se confrontati con il “prima epidemia”. In particolare, oltre alla frequenza della scuola con la didattica a distanza, i maggiori cambiamenti di sono riscontrati sull’utilizzo del tempo libero. Se le restrizioni hanno costretto i ragazzi a praticare meno sport e amicizie, sono aumentate le attività più stanziali come coltivare hobby (+36,3%) e cucinare (+44,5%); si sono poi intensificate altre modalità di svago a cui si dedicavano già prima dell’emergenza, come l’ascoltare musica (+60,3%), chattare (+65,1% e guardare la Tv (+45,6). In aumento anche la propensione all’informazione (+49,7%), soprattutto sul Covid e sull’emergenza sanitaria.

Il questionario proposto al campione regionale ha approfondito anche la questione della Didattica a distanza per comprendere in quali ambiti abbia avuto conseguenze più significative. Oltre la metà dei ragazzi intervistati (54,3%) riconosce che l’elemento più positivo conseguente al lungo periodo della scuola a distanza è stato l’aumento e il consolidamento delle capacità informatiche, purtroppo senza che si siano tradotte in maggiore autonomia di studio, preparazione e rendimento.

In controtendenza le risposte degli adolescenti di origine straniera che si sono sentiti più motivati all’apprendimento (voglia di imparare +32,4% contro il 19,2% dei ragazzi italiani) ma meno competenti nell’uso della tecnologia. Le capacità informatiche sono aumentate del 41% per gli adolescenti di origine straniera contro il 56,3% dei coetanei autoctoni.

Ma se la fotografia degli adolescenti nel post pandemia risulta positiva nel suo complesso, la ricerca rivela anche un aspetto più critico: il senso di solitudine riscontato dalla maggioranza degli adolescenti chiamati in causa attraverso la ricerca regionale. Infatti, solo il 40,7% ha tenuto contatti diretti con gli amici, e il 63,8% lamenta di non aver vissuto le esperienze immaginate. Dalla ricerca emerge poi le più colpite dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria sono state le ragazze (65: molto più dei coetanei maschi rivelano di aver provato insicurezza, ansia, paura.

Infine, per quanto riguarda il proprio futuro, il campione intervistato avverte come problemi urgenti da affrontare e sui quali concentrare l’attenzione e le azioni future il lavoro (66,5%), la politica (58,7%), la sanità (55,9%). /Ti.Ga.

La ricerca è scaricabile sul sito di ER Sociale al seguente link: https://bit.ly/3HvDYyZ