Nell’ambito dell’operazione Kanonieri Kurdi, che nel febbraio scorso aveva consentito alla Questura di Reggio Emilia, su delega della Procura della Repubblica, di dare esecuzione – in Italia e, con il supporto del Servizio Centrale Operativo della Polizia Stato e del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, in vari stati europei – a 62 misure cautelari detentive (58 in carcere e 4 ai domiciliari) e corrispondenti Mandati di Arresto Europeo emessi dal GIP del Tribunale Reggiano, la Polizia di Stato ha arrestato un latitante sfuggito alla cattura di febbraio.
In particolare l’Interpol – Sirene, nella fruttuosa ricerca di latitanti all’estero, ha rintracciato, in Polonia, T.G., detto Giorgi, georgiano classe 1980, gravemente indiziato di appartenente all’associazione a delinquere di matrice georgiana specializzata nella consumazione di furti in abitazione.
Nell’ambito delle indagini, l’uomo era emerso quale responsabile di una cellula dedita ai furti in abitazione e composta da giovani connazionali. L’uomo, nel corso delle indagini, era stato arrestato nel maggio 2016 in via Sturzo, in flagranza di furto in abitazione consumato con altri quattro connazionali. Nel corso delle investigazioni è emerso inoltre che l’arrestato, insieme ad altro responsabile della cellula criminale, aveva disponibilità di chiavi alterate e grimaldelli che utilizzava anche per “formare” le giovani leve di batterie criminali insegnandogli il funzionamento delle serrature e la modalità di “forzatura” distintiva del gruppo perché, apparentemente, non lasciava alcuna visibile traccia.
In Germania, invece, è stato rintracciato K.D., georgiano classe 1977, gravemente indiziato di essere un elemento di spicco del sodalizio criminale. Quest’ultimo aveva la disponibilità di un complice specializzato nel reset degli apparecchi informatici provento di furto. K.D. era stato arrestato nel giugno 2016 in flagranza di furto in abitazione consumato con un connazionale. Sempre nel proseguo delle indagini è emerso anche che K.D. aveva un fratello detenuto per rapina in Russia, con il quale riusciva a colloquiare telefonicamente (verosimilmente grazie ad un apparecchio telefoni illegalmente fatto pervenire in carcere). Le conversazioni captate restituivano la dimensione internazionale dell’associazione operativa in Italia, Turchia, Russia, Austria e Spagna e guidata, in ciascun luogo, da un referente. L’indicazione della disponibilità di auto blindate testimonia, ulteriormente, il grado di pericolosità dell’associazione.