Si è svolta a Casa Cervi nell’ambito della Festa della Pastasciutta Antifascista la Premiazione del Premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria 2021 che va a concludere la 20^ edizione del Festival Teatrale di Resistenza, rassegna di teatro civile contemporaneo, svoltasi dal 7 al 25 luglio registrando sempre un’ampia partecipazione di pubblico, ideata e promossa da Istituto Alcide Cervi insieme a Boorea Emilia Ovest, con il sostegno di Proges e Conad, con il patrocinio di Comune di Reggio Emilia, Restate 2019, Provincia di Reggio Emilia, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, ErmoColle.
La Giuria, presieduta da Maurizio Bercini e composta da Roberta Biagiarelli, Stefano Campani, Damiano Pignedoli, Mariangela Dosi, Lorenzo Belardinelli, Emilia Bennardo, ha decretato i vincitori di questa edizione assegnando il Primo Premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria (2.000 Euro) e il Secondo Premio (1.000 Euro).
Il Primo Premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria 2021 va allo spettacolo “Celeste” della compagnia Liberaimago di Napoli, scritto e diretto da Fabio Pisano, con Francesca Borriero, Roberto Ingenito, Claudio Boschi, con la seguente motivazione:
«È una storia potente e spiazzante, quella vera di Celeste di Porto ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale e da cui nasce la messinscena di Fabio Pisano. Celeste, infatti, è una diciottenne ebrea del ghetto di Roma che, dopo un rastrellamento compiuto dai nazisti, si accorda con loro per aiutarli a catturare altri ebrei e avere la vita salva. Nel chiaroscuro del palcoscenico si susseguono, allora, dei quadri dove la protagonista – interpretata da Francesca Borriero – squaderna le armi della sua bellezza e del suo ingegno per sottrarsi alle grinfie della morte, ma anche a quelle di una società che all’epoca non lasciava spazi di emancipazione alle donne. Per cui, ecco che, dalla contrapposizione di questi due poli, scaturiscono gradualmente delle ragioni che danno conto della tremenda ed egoistica condotta della giovane: accerchiata e pressata da personaggi maschili torvi o troppo fragili, a cui gli attori Roberto Ingenito e Claudio Boschi danno note ombrose. Del resto lo spettacolo è una parabola nera e talvolta spettrale. Perché il fantasma del tradimento più bieco si cela dentro di noi e potrebbe sorprenderci quando la vita ci porta a estremi limiti.»
Il Secondo Premio è stato attribuito allo spettacolo “Bubikopf: tragedia comica per pupazzi” della compagnia Politheater di Città di Castello (Perugia), ideato e interpretato da Silvia Fancelli e Damiano Augusto Zigrino, regia di Neville Tranter:
«Con Bubikopf, Silvia Fancelli e Damiano Augusto Zigrino compiono un lavoro che esalta la loro ammirevole tecnica di creazione e animazione dei pupazzi di gommapiuma protagonisti dello spettacolo. Ai quali donano un’espressività tale da suscitare un’immediata fascinazione nello spettatore che, nella fattispecie, viene condotto nella Germania degli anni ’20 del secolo scorso, abitata già dalle minacce del nazismo. Una situazione pregna di violenza e intolleranze verso i diversi, gli emarginati e i non allineati, di cui sarà vittima una malandata compagnia teatrale di cabaret che accoglie dalla strada la giovane e talentuosa Bubi. Una figura di etereo candore che, pur tra invidie e tensioni, porta un’aria di speranza all’interno della compagnia intenta a creare uno show che cambi in meglio le proprie sorti. Ma il destino abbandonerà le mura di quel luogo di accoglienti incontri e relazioni intense che è il teatro; lasciando però a noi spettatori la possibilità di riscattarlo nelle nostre vite come creativo avamposto sociale, in cui la prossimità dei contatti fra persone si erge contro le derive dell’umana prepotenza».
Il Premio Gigi Dall’Aglio è stato assegnato dalla Giuria Under 30, composta da Eleonora Taglia, Elia Italo Corradi, Sara Gozzi, Carlotta Paterlini, Tommaso Pecorari, Alessandro Tincani, Shantidas Valli e Giulia Zirotti, a “La nave dolce” di TIB Teatro (Belluno), testo e regia di Daniela Nicosia, con Massimiliano Di Corato:
«Per aver saputo affrontare rispettosamente la drammaticità dell’argomento attraverso una drammaturgia e un’interpretazione attoriale capace di trasportare emotivamente lo spettatore, ponendogli questioni morali e sollevando importanti riflessioni sul tema della memoria. Il linguaggio, diretto ed essenziale, unito a un utilizzo consapevole dello spazio e a una precisa ricerca espressiva gestuale e vocale, hanno contribuito in maniera concreta a rendere l’efficacia della narrazione».
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