“Viale Umberto I è forse il viale per eccellenza della città, per rilievo storico, verde, identità e caratteristiche funzionali. La riqualificazione del viale – con l’estensione dell’effetto città oltre il confine rigido della circonvallazione, come sta avvenendo per altre direttrici centro-periferia a cominciare dalla via Emilia e per le piazze della città storica – si pone come tema rilevante per l’Amministrazione comunale, che ha invitato sette giovani progettisti a presentare idee e modalità di lavoro per la riqualificazione di questo importante spazio urbano”.
Lo ha detto l’assessore alla Città storica Mimmo Spadoni, introducendo alla Commissione consiliare Uso e assetto del territorio questo primo passaggio verso la riqualificazione del viale. All’incontro, moderato dal presidente della Commissione Ernesto D’Andrea e avvenuto al “Casinazzo” vicino all’ex ospedale Spallanzani, sede della biblioteca scientifica dell’Azienda ospedaliera, edificio cinquecentesco inserito nell’area verde a ridosso del viale, hanno partecipato anche il dirigente dell’Unità di progetto Città storica Massimo Magnani e il dirigente del servizio Decentramento e partecipazione Roberto Montagnani. L’iniziativa ha suscitato grande interesse anche fra residenti e progettisti, che hanno assistito numerosi all’incontro.
“La riqualificazione degli spazi aperti – ha proseguito Spadoni – è una delle priorità in cui l’Amministrazione è impegnata. Ciò vale per il centro come per le frazioni e i quartieri più esterni. Vale anche per viale Umberto I, asse di connessione fra centro e periferia, e spazio fra i quartieri, che presenta segni vitali e una storia importante. Se per le piazze si è proceduto alla riqualificazione mediante un concorso di idee internazionale, per viale Umberto si sceglie il percorso partecipativo, aperto nella fase preliminare anche al contributo dei cittadini e delle Circoscrizioni”.
“Ecco perché, per iniziare questo percorso, abbiamo coinvolto sette progettisti, dando loro quattro input ben precisi relativi a viale Umberto I, su cui lavorare per delineare le loro idee e modalità di lavoro: storia, verde, rapporto con il quartiere e rapporto con la città. Sono giovani under 40: questa discriminante anagrafica è per dare opportunità ai giovani e valorizzare un giacimento di talenti progettuali che Reggio ha e costituisce una bella possibilità per il futuro della città. Anche a Reggio si può scommettere a ragion veduta sulla qualità progettuale, come fra l’altro dimostra la raccolta di opere contenuta nel volume Scenari di qualità urbana, edito di recente a cura del Comune”.
Gli studi professionali invitati sono Acz Studio di architettura, BB Studio architettura e design, Nat office, Iotti+Pavarani architetti, Ludens, Andrea Oliva architetto dittà architettura, X2_studio di architettura.
Il restauro del consistente patrimonio vegetale, ora costituito da filari di tigli, è tema ricorrente in tutti i progetti, come gli spazi per i pedoni e la socialità, il riordino del traffico all’altezza degli incroci con la realizzazione di rotatorie; il rapporto sinergico dell’asse stradale con le realtà che si sono sviluppate intorno: esercizi commerciali, insediamenti residenziali, ospedali. Viale Umberto I, luogo del pubblico passeggio nell’Ottocento, è stato paragonato alle Ramblas di Barcellona, per funzionalità e soprattutto per offerta di spazio di incontro e movimento. La storia e la monumentalità del viale, soprattutto dal ponte di San Pellegrino all’incrocio con via Codro, sono altri temi sviluppati nel corso della serata.
L’architetto Andrea Zamboni, di Acz, ha sottolineato come viale Umberto I colleghi due Poli d’eccellenza, la città storica e il sistema del parco del Crostolo-ville ducali di Rivalta. “Per ora il viale – ha detto fra l’altro Zamboni – si pone solo come una strada, in cui attività pubbliche e funzioni portano soltanto traffico. Lo spazio va ricontestualizzato, anche considerando l’area circostante, come l’ampia zona verde che ingloba l’ospedale Spallanzani e si estende fino al Santa Maria Nuova, spezzata in due da viale Murri: questa strada è una frattura eccessiva, che ha trasformato la fontana esistente in mero spartitraffico”. Zamboni pensa a un viale-parco, a forte valenza pedonale negli spazi laterali, come pensato dall’architetto della corte estense Ludovico Bolognini che lo progettò nel Settecento, come ‘via di fuga’ dalla città e percorso di avvicinamento alle ville di Rivalta. Principio caratterizzante della riqualificazione, “è creare un centro, un padiglione, del viale in cui concentrare e poi diffondere su tutta la lunghezza del viale gli eventi e le varie attività.
L’architetto Francesco Bombardi di BB Studio ha offerto una serie di suggestioni visive (immagini di città europee, spazi aperti, luoghi reinterpretati nell’identità nelle funzioni) per stimolare gli spettatori sull’identità e la vocazione di viale Umberto I. “E’ decisivo, nel progetto che si dovrà realizzare – ha detto Bombardi – tener conto del rapporto fra spazio e persone. Questo viale deve poter essere, tornare ad essere luogo di persone, esse sono la forma migliore di controllo del territorio, ne sono forma e identità loro stessi”.
Un’idea progettualmente forte, nata da un concetto di identità forte del viale deve essere alla base della riqualificazione di viale Umberto, secondo Christian Gasparini, architetto di Nat Office. “Tale idea – ha sottolinea il progettista – deve nascere però da una forte condivisione degli utenti del viale, di chi lo abita”. Essenziale per Gasparini la dimensione sociale e ricreativa. Da valorizzare la connotazione arborea, una sorta di “galleria verde”, un “portico naturale” di indiscutibile pregio.
Paolo Iotti, dello studio “Iotti+Pavarani”, ha diviso il viale in sei ambiti funzionali e urbanistici: piazza di porta Castello, dalla porta a via Cassoli, da via Cassoli a piazza Cadorna. Da questa a piazza Lepanto e la stessa piazza Lepanto. In ognuno di questi segmenti, con caratteristiche e problematiche proprie, sono previsti specifici criteri di intervento.
La complessità ed eterogeneità del viale è stata sottolineata anche da Annamaria Zanni, architetto dello studio Ludens. Come asse stradale, il viale collega il centro storico di Reggio alla montagna (scala cittadina); come luogo di sosta e incontro, assume ancora oggi l’antica identità e funzionalità storica di connessione fra spazi della città (scala di quartiere). Il transito è quindi costituito nel primo caso in prevalenza da auto, nel secondo caso da biciclette e pedoni. Nel contempo non si può prescindere dalla valorizzazione dei quattro tratti in cui il viale si può suddividere, in particolare quello centrale, monumentale. Si suggerisce la realizzazione di quattro rotonde alle intersezioni stradali e il riassetto del patrimonio verde attuale. Quindi garantire la continuità e sviluppare la particolarità delle singole sezioni.
L’architetto Andrea Oliva, dello studio omonimo, propone “un’opera chirurgica di restyling, con l’introduzione di concept architettonici e urbanistici in grado di riqualificare il verde e le sedi stradali, rifacendo della strada un elemento di positività, superando quindi il quadro negativo a cui le strade sono state ridotte nella contemporaneità piena di traffico, rumore e smog”. Scala paesaggistica e scala urbana sono i due punti di riferimento metodologici, mentre il quadro analitico deve tener conto di storia e cultura del luogo, verde ed ecosistemi, infrastrutture, funzioni, caratteri morfologici e figurativi, rete sociale.
Infine, Marzia Zamboni architetto di X2 studio, ha indicato fra le priorità migliorare l’attraversabilità del viale, eliminare le barriere architettoniche, innescare episodi di aggregazione per il quartiere e la città, garantire una maggiore percezione di sicurezza, creare un landmark visivo del viale, evidenziare il ritmo temporale della vita delviale, favorirne la percezione visiva e olfattiva.