Prosegue il trend di calo delle interruzioni volontarie di gravidanza in Emilia-Romagna, cui si assiste dal 2005, con un calo del numero di aborti e del tasso di abortività tra le residenti (interruzioni di gravidanza per 1.000 donne residenti in età 15-49 anni) dal 6,7 per mille del 2018 al 6,4 per mille del 2019 (Rapporto regionale 2019). E il distretto di Modena è in linea con questo andamento, registrando 212 interruzioni di gravidanza nel 2020 rispetto alle 264 del 2019.
Lo ha detto l’assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli nella seduta del Consiglio comunale di venerdì 11 giugno rispondendo all’interrogazione illustrata da Alberto Bosi di Lega Modena e firmata anche da Forza Italia sullo stato di realizzazione dell’emendamento all’ordine del giorno sui consultori che chiede vengano messe in campo tutte le azioni possibili “affinché una donna, che vorrebbe proseguire la propria gravidanza, non abortisca solamente per paura di non essere in grado di mantenere economicamente il proprio figlio”.
L’assessora ha evidenziato che, dai primi dati disponibili relativi a una rilevazione realizzata dalla Regione sulle motivazioni che spingono la donna a richiedere l’interruzione volontaria di gravidanza, nel distretto di Modena, un caso su cinque ha tra le cause la precarietà lavorativa o delle risorse economiche, o ancora l’assenza di lavoro (cause segnalate nel 19,3 per cento dei casi su 67 questionari compilati nel distretto di Modena tra novembre 2020 e febbraio 2021, pari al 31 per cento delle certificazioni di Ivg del 2020).
“Da anni – ha spiegato Pinelli – il servizio sociale comunale propone percorsi di accompagnamento e protezione alle donne in attesa, che presentano una pluralità di fragilità, tra cui anche quella economica. Il numero medio di donne con maternità difficili seguite dai servizi sociali a Modena è pari a circa 50 persone. Tra i percorsi attivi, il progetto a tutela delle ‘maternità difficili’, che prevede percorsi di presa in carico, da parte di un’equipe di professionisti socio-sanitari, di giovani donne in stato di gravidanza, italiane e straniere, prive di abitazione, lavoro, spesso senza compagno, a volte con problemi sanitari, con limiti nelle competenze genitoriali. Un altro progetto – ha proseguito l’assessora – riguarda, invece, le donne che escono da percorsi di sfruttamento e di prostituzione, spesso in coincidenza con la gravidanza. Tale progetto, su cui il Comune ha particolarmente investito, è finanziato in parte dalla Regione. Infine, da alcuni anni è stato istituito un protocollo interistituzionale tra Comune, Ausl, Azienda ospedaliera e consultori per la presa in carico precoce, fin dai primi mesi di gravidanza, di donne multiproblematiche. All’interno di tutti questi progetti – ha concluso l’assessora – le prese in carico prevedono interventi di tipo economico, soluzioni abitative temporanee, sostegni psicologici e consulti medico-sanitari”.
L’assessora ha infine spiegato che la stessa presa in carico al consultorio per l’applicazione della legge 194 prevede il coinvolgimento di una equipe formata da medico, ostetrica e psicologo, con eventuale allargamento al Servizio sociale territoriale e al Puass per situazioni multiproblematiche. Alla donna che richiede un’interruzione di gravidanza vengono, tra l’altro, fornite informazioni relative alla rete di servizi di sostegno attivabili.
Dopo aver chiesto la trasformazione in interpellanza, Elisa Rossini (Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia) ha evidenziato che le misure di sostegno citate dall’assessora “non sono pagate dal Comune”. Rossini ha aggiunto: “Sono state respinte diverse nostre mozioni che chiedono un intervento del Comune a fianco dell’Inps per aiutare le donne in difficoltà che, a causa di problemi economici, devono fare scelte drammatiche”.
Giovanni Bertoldi (Lega Modena) ha suggerito che i Servizi sociali coinvolgano i papà nel percorso che porta alle interruzioni di gravidanza: “Spesso sono esclusi da queste decisioni, che pure spettano alle donne, a volte sono persino inconsapevoli”. L’obiettivo è che “possano sostenere e accompagnare le mamme – ha aggiunto – superando insieme la difficoltà per poi proseguire la gravidanza”.
In replica, il consigliere Bosi si è detto “non soddisfatto” della risposta dell’assessora, “perché è andata fuori tema rispetto alla richiesta. Noi chiediamo che venga attivato un fondo o un progetto comunale di contrasto agli aborti per motivi economici – ha precisato – e che venga comunicata l’iniziativa in maniera capillare sul territorio, con l’obiettivo di aiutare quante più donne possibile, ma evidentemente la proposta non piace”.