Stride con l’attuale situazione economica il fatto che Hera annunci una trimestrale con ricavi in crescita di oltre il 10% e che per i comuni, i principali azionisti della multiutility che opera in gran parte del nostro territorio, i dividendi siano in aumento del 6,3%. Risultati di bilancio favoriti anche da norme di legge incomprensibili, ad esempio quelle che consentono alle multiutility di addebitare agli utenti in regola con i pagamenti parte delle bollette non pagate da quelli morosi. Un azzeramento dei rischi di imprese davvero poco equo.
Stride perché tantissime imprese, in particolare quelle che operano con il pubblico, a causa delle restrizioni imposte per il contrasto alla pandemia, in questi mesi hanno subito un pesante calo di attività, e con esso dei fatturati. In altre parole, la minore attività di queste aziende ha determinato una minore produzione di rifiuti, senza che ciò abbia determinato un conseguente calo della Tari.
Ecco perché appare per certi versi paradossale e discutibile che la multiservizi, operante praticamente in regime di monopolio nella gestione del ciclo dei rifiuti, sottolinei entusiasticamente bilanci in crescita e con essi dividendi più alti per le amministrazioni comunali. Che, da parte loro, avrebbero il compito politico di individuare meccanismi perequativi, direttamente sul proprio territorio appunto attraverso la Tari, ma anche mediante l’azione dei componenti i consigli di amministrazione di queste società, da loro stessi nominati.
“Il sistema di gestione dei rifiuti – commenta Alberto Papotti, segretario di CNA Modena – mette in evidenza alcune criticità che contrastano con il principio di garantire un costo dei servizi per la raccolta e smaltimento dei rifiuti pienamente corrispondente a quanto realmente viene conferito dalle imprese. In questo contesto, la Tari più che una tariffa va invece a configurarsi come una tassa, appunto sganciata dalla effettiva produzione di rifiuti. Anche per questo è necessario arrivare quanto prima ad una completa applicazione della tariffa puntuale, per cui si paga per i rifiuti si producono”.
“Crediamo – conclude Papotti – che i comuni debbano dare risposte adeguate, innanzitutto intervenendo immediatamente sulla Tari 2021, eventualmente prevedendo meccanismi di riduzioni tariffarie ancorati ai cali di fatturati. Tali riduzioni tariffarie potranno essere compensate dall’annunciato aumento dell’utile di pertinenza degli azionisti. Ci sono categorie economiche rimaste chiuse tre mesi; altre che non hanno ancora riaperto. Pensare che queste attività abbiano prodotto rifiuti come in una situazione normale è un controsenso logico, che obbliga ad introdurre i correttivi necessari ad evitare una ingiusta penalizzazione di tante imprese”.