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E’ stato presentato oggi, nel corso dell’evento on line “Contrastare la povertà educativa minorile. Progetti Esperienze Risorse” il report sulla povertà educativa in Emilia-Romagna. Il rapporto è stato elaborato dall’Osservatorio #conibambini promosso dall’impresa sociale Con i Bambini e Fondazione Openpolis nell’ambito del Fondo nazionale per il contrasto della povertà educativa minorile. Quattro gli ambiti analizzati dal rapporto: disponibilità di servizi per la prima infanzia, digitalizzazione, condizione degli edifici scolastici e raggiungibilità delle scuole.

Secondo i dati 2018, l’Emilia-Romagna offre complessivamente 40.286 posti in 1.250 strutture tra asili nido e servizi integrativi, ovvero circa 39,2 posti ogni 100 residenti tra 0 e 2 anni di età. Un dato superiore alla media nazionale (25,5%) di quasi 14 punti. Tuttavia, all’interno del proprio territorio ci sono significative differenze, da una provincia all’altra e da comune a comune.

A quota 46,8%, Ravenna è la provincia emiliano romagnola con la copertura più alta di asili nido e servizi prima infanzia. Superiore non solo alla media nazionale (25,5%) ma anche a quella regionale (39,2%). All’ultimo posto della classifica troviamo invece la provincia di Piacenza con una copertura del 25,8%. Un dato comunque superiore alla media nazionale anche se distante 21 punti percentuali rispetto al dato di Ravenna. La città metropolitana di Bologna (44,5%) si colloca al terzo posto della classifica, dopo Ferrara (45%).

I mesi dell’emergenza Covid, con la necessità per bambini e ragazzi di studiare da casa, hanno dimostrato quanto la sfida della digitalizzazione del paese sia centrale nelle politiche di contrasto della povertà educativa. Da questo punto di vista, l’Emilia Romagna – in media – presentava già prima della crisi Covid dati in linea o superiori a quelli nazionali. Nel 2019 il 95% delle famiglie emiliano-romagnole era raggiunto dalla banda larga su rete fissa, dato analogo a quello italiano. Quelle raggiunte dalla banda larga veloce, ad almeno 30 Mbit per secondo, erano il 71% (contro una media italiana del 68,5%). Vantaggio ancora più ampio sulle connessioni ultraveloci: il 40% delle famiglie risultava raggiunto con una velocità di almeno 100 Mbps (contro una media nazionale del 36,8%).

Tuttavia, anche in questo caso, la realtà regionale non è omogenea. Nella città metropolitana di Bologna nel 2019 risultavano raggiunte circa il 56% delle famiglie: un dato di oltre 15 punti sopra la media regionale e a quasi 20 dalla media nazionale. Attorno alle 4 famiglie su 10 le province di Parma e Modena. Oltre il 30% anche Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini, Reggio nell’Emilia e Piacenza. Di poco sotto questa soglia la provincia di Ferrara, al 29%.

Il ritorno in classe durante la crisi da Covid-19 ha reso evidente la necessità di avere a disposizione spazi non solo ampi ma anche più moderni e meglio attrezzati. Il 16, 5% degli edifici scolastici in regione ha più di 50 anni, tuttavia anche in questo caso la situazione cambia da territorio a territorio. Nelle province di Ravenna, Parma e Bologna abbiamo oltre il 20% di scuole vetuste. Al lato opposto le province di Modena e di Rimini, rispettivamente con solo il 9,8% e il 7,2% di edifici scolastici con più di 50 anni.

Se in un territorio il trasporto pubblico non funziona o garantisce i collegamenti solo ad una parte degli studenti, si crea un divario che rischia di incentivare fenomeni legati alla povertà educativa. Ad esempio la dispersione scolastica che può portare, nei casi peggiori, all’abbandono del percorso di studio. Da questo punto di vista l’Emilia-Romagna è in ritardo rispetto alla media nazionale: in Italia l’86% delle scuole è raggiungibile con i mezzi pubblici. In Emilia-Romagna solo il 76,1%. E nei territori di Forlì Cesena e Rimini la quota si abbassa sotto il 70%. Anche se nelle province di Parma e Ravenna siamo al 90% delle strutture raggiungibili con mezzi pubblici.

I dati dell’Osservatorio sono disponibili e consultabili anche a livello comunale su www.conibambini.openpolis.it e su www.conibambini.org

 

“Comunità educanti” in campo contro la povertà educativa

In Emilia-Romagna il Fondo per il contrasto della povertà educativa ha finanziato fino a oggi 22 progetti. A questi si aggiungono altre 12 iniziative nazionali che prevedono attività sul territorio regionale, per un totale di 34 “comunità educanti” che coinvolgono circa 630 organizzazioni del territorio, tra scuole, enti del terzo settore, istituzioni locali. Ai progetti selezionati sono andati complessivamente poco meno di 15 milioni di euro. Sono i dati forniti questo pomeriggio nel corso dell’evento on line “Contrastare la povertà educativa minorile. Progetti Esperienze Risorse”, promosso da Acri, Fondazioni dell’Emilia-Romagna, impresa sociale Con i Bambini e Fondazione Openpolis.  All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, Paolo Cavicchioli, Presidente dell’Associazione tra Fondazioni di origine bancaria dell’Emilia-Romagna; Giorgio Righetti, Direttore Generale Acri; Marco Rossi-Doria, Presidente dell’impresa sociale Con i Bambini.

“Il contrasto alla povertà educativa – spiega Paolo Cavicchioli – è una sfida di equità importantissima perché sicuramente la crisi pandemica ha acuito alcuni disagi, in particolare la povertà educativa che è in stretta relazione con le povertà economiche e sociali. Una parte importante del nostro paese, mi riferisco soprattutto al meridione, ha visto i nostri giovani non poter accedere in misura significativa, attorno al 34 per cento, alla didattica a distanza per una carenza di infrastrutture e di strumenti digitali. Noi dobbiamo fare in modo – aggiunge Cavicchioli – che l’equità si sviluppi attraverso processi di inclusione. E nei processi di inclusione l’aspetto educativo è fondamentale. Non è solo un tema di contributo alla competitività del Paese. E’ un tema ancora più rilevante perché attraverso il contrasto alla povertà educativa si rafforza l’inclusione e la partecipazione che sono strumenti di fondamentale importanza per la tenuta e lo sviluppo della democrazia nel nostro Paese”.

Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile è stato istituito nel 2016 grazie a un accordo tra le Fondazioni di origine bancaria, il governo e le associazioni del Terzo settore. Nel triennio 2016-2018 le Fondazioni hanno alimentato il Fondo con circa 360 milioni di euro. La legge di bilancio 2019 ha confermato il Fondo per il triennio 2019-2021, mettendo a disposizione 55 milioni di euro annui di credito di imposta a favore delle Fondazioni di origine bancaria che possono usufruirne per il 65 per cento degli importi versati. Si prevede quindi un contributo da parte delle Fondazioni di circa 80 milioni l’anno. Complessivamente il Fondo ha un valore di 600 milioni di euro per sei anni e fino a oggi ha finanziato 384 progetti in tutta Italia. L’operatività del Fondo è stata assegnata dall’Acri all’impresa sociale Con i Bambini, società senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione con il Sud.

“Abbiamo già utilizzato 350 milioni – spiega Marco Rossi Doria, presidente dell’Impresa sociale Con i Bambini – per promuovere innovazione raggiungendo i ragazzi e i bambini in situazione di massima povertà. Povertà economica ma non solo. Anche mancanza di scolarità e situazioni di fragilità: penso alle mamme sole povere, alle famiglie povere con bambini disabili, alle famiglie straniere dove la mamma non conosce l’italiano, ma anche alle povertà abitative e alle povertà multidimensionali dovute a fragilità personali. Siamo entrati in pandemia con un milione 200 mila bambini in povertà assoluta e 2 milioni 100 mila in povertà relativa. Ora non abbiamo statistiche scientificamente vagliate – conclude Rossi Doria – ma l’evidenza ci dice che la situazione è ulteriormente peggiorata. Un paese ricco che fa pochi figli e che fa parte del G8, in queste condizioni, deve cambiare rotta e farlo presto e bene”.