I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, fortemente
impegnati, tra l’altro, nell’aggressione ai patrimoni di origine delittuosa, hanno eseguito la confisca definitiva dei beni accumulati nell’ultimo decennio da due coniugi, in ottemperanza a quanto disposto dalla Corte d’Appello bolognese.
L’operazione, denominata “TAX CRIME” e condotta dalle Fiamme Gialle del locale Nucleo di polizia economico-finanziaria sotto la direzione della Procura della Repubblica alla sede, nella persona del Procuratore Aggiunto – Dott.ssa Morena Plazzi, rientra nel settore dell’aggressione patrimoniale dei profitti illecitamente accumulati da soggetti cosiddetti “fiscalmente pericolosi”, vale a dire veri e propri professionisti dediti, con sistematicità, ad attività criminali nel settore tributario.
La coppia di imprenditori bolognesi si è resa responsabile, sin dal 2004, di un’articolata “frode carosello” che, sfruttando il coinvolgimento di 15 società amministrate da “prestanome” compiacenti, ha consentito loro di frodare il Fisco per svariati milioni di euro, arrecando, altresì, un grave danno concorrenziale agli imprenditori onesti, grazie all’ingente risparmio IVA illecitamente accumulato.
All’esito delle articolate indagini patrimoniali eseguite dai militari del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo, è stato possibile addivenire alla confisca definitiva del patrimonio riconducibile, sia direttamente sia indirettamente, ai proposti, di cui è stata delineata minuziosamente la pericolosità sociale, legata alla sistematica oltreché spudorata evasione fiscale perpetrata. Sono stati quindi individuati e confiscati 7 immobili, 3 società commerciali e 50 rapporti finanziari, per un valore complessivo superiore ai 5 milioni di euro.
L’attività, frutto di un’autonoma progettualità del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bologna, conferma l’attenzione che la Guardia di Finanza da sempre ripone nella tutela dell’economia legale e che, grazie anche alla sinergica azione instaurata con l’Autorità Giudiziaria, ha consentito negli anni, come in questo caso, di restituire alla collettività beni illecitamente accumulati dalla c.d. “criminalità da profitto” e di salvaguardare in tal modo l’imprenditoria italiana sana e rispettosa delle regole.