Alleviare il dolore e la sofferenza sia in ospedale, sia al domicilio dei pazienti. E’ un impegno che il distretto sanitario e l’ospedale di Carpi sostengono con l’Unità di cure palliative territoriali e il progetto “Ospedale senza dolore”.
Un’attività intensa che assume sempre più rilievo: nel distretto sanitario di Carpi, nel 2006, 190 persone sono state assistite dal Nodo, il nucleo operativo domiciliare oncologioco, e 79 pazienti sono stati assistiti dall’Adi (Assitenza domiciliare integrata ad elevata intensità assistenziale). Nello stesso anno, sempre nell’ambito dell’assitenza prestata attraverso il nodo Nodo e l’Adi, ci sono state 3.460 visite dei Medici di Famiglia al domicilio dei pazienti, 7.700 visite di infermieri e 1.450 visite combinate. Un impegno quotidiano diretto a rafforzare i percorsi sanitari per promuovere la lotta al dolore.
Il distretto sanitario carpigiano, insieme a quelli di Modena e Castelfranco, è anche protagonista di un progetto pilota per la rilevazione sistematica del dolore nei pazienti terminali seguiti a domicilio. Lo scopo è quello di rilevare il dolore dei pazienti e di verificare l’efficacia del trattamento farmacologico.
Nel distretto di Carpi, così come avviene nella provincia di Modena, da alcuni anni è stata messa a punto una rete delle cure palliative domiciliari. Loro obiettivo è permettere al malato, colpito da una patologia grave e inguaribile, di continuare a ricevere un’assistenza globale anche quando le terapie curative non sono più efficaci, evitando ogni inutile accanimento terapeutico.
Della rete degli interventi realizzati in ospedale e sul territorio si è parlato oggi nel corso di una conferenza stampa organizzata dal distretto sanitario di Carpi. Sono intervenuti l’Assessore alla sanità del Comune di Carpi Cinzia Caruso, il Medico di famiglia Giuliana Tassoni, la Coordinatrice dell’assistenza domiciliare del Distretto di Carpi Vilma Culpo, il Direttore dell’Unità operativa di Anestesia e Rianimazione dell’ Ospedale di Carpi Elisabetta Bertellini.
L’incontro è stato presieduto dal direttore del distretto di Carpi Patrizia Guidetti che ha spiegato: “E’ importante far conoscere l’attività che l’équipe dei medici di medicina generale e degli infermieri svolge da anni nei confronti della cura del dolore: i medici non sono soli, ma inseriti in un’organizzazione che garantisce percorsi di integrazione con l’ospedale”.
E’ importante ricordare che le cure palliative sono possibili in ospedale e che possono proseguire, terminato il ricovero, anche dopo il ritorno a casa. Il domicilio diviene quindi spesso il luogo in cui il paziente e la sua famiglia trovano la continuità delle cure affidandosi al proprio medico di famiglia, agli infermieri ed agli operatori sociali della rete dei servizi territoriali.
L’occasione per fare il punto sull’attività svolta a Carpi e per discutere del dolore è offerta dalla “Giornata Nazionale del Sollievo”, promossa anche dall’Assessorato Politiche per la Salute della Regione Emilia Romagna, che si celebrerà il prossimo 27 maggio. Si tratta di un evento nazionale di estrema importanza con il quale viene promossa la cultura del sollievo dalle sofferenze fisiche e morali, per tutti i pazienti affetti da condizioni patologiche non reversibili e terminali.
L’organizzazione sul territorio carpigiano
L’Unità di cure palliative territoriali: una equipe di esperti.
L’Unità di cure palliative territoriali che interviene attraverso una équipe domiciliare è composta da Medici di famiglia, infermieri, assistenti sociali, psicologi, guardia medica e medici specialisti (ad esmepio: oncologi, anestesisti, chirurghi, internisti) in grado di fornire un’assistenza globale ed integrata ai pazienti. Un ruolo centrale lo svolge anche il servizio infermieristico domiciliare del distretto di Carpi che è costituito da 13 infermieri, più una coordinatrice ed un’operatrice socio assistenziale.
Il servizio è attivo dal lunedì al sabato dalle 7.30 alle 19.30 e prevede un pronta disponibilità festiva dalle 8.00 alle 14.00. Dell’equipe multiprofessionale può far parte anche uno specialista. La presenza dello specialista è determinata dal bisogno del paziente e della sua famiglia ed è attivata dal Medico di famiglia. A Carpi i rapporti più consolidati sono quelli con il Day Hospital Oncologico diretto dal dott. Fabrizio Artioli e con l’Unità Operativa di Anestesia e rianimazione diretto dalla dott.ssa Elisabetta Bertellini.
La formazione di medici e infermieri
Uno degli aspetti più importanti è la formazione: i medici di famiglia, che sono i responsabili terapeutici dell’équipe, hanno partecipato a corsi di aggiornamento riguardanti il trattamento del dolore neoplastico e del dolore cronico. Inoltre, l’Azienda USL di Modena ha organizzato un corso di formazione multiprofessionale, per medici e infermieri, orientato ad affinare negli operatori le competenze tecniche, etiche e relazionali indispensabili per garantire il miglioramento della qualità di vita nei pazienti, alleviandone la sofferenza fisica e psichica.
La lotta al dolore in ospedale
Per quanto riguarda l’Ospedale Ramazzini di Carpi, analogamente a quanto accadrà negli altri ospedali nostra provincia, martedì 29 maggio saranno distribuite ai pazienti le “Schede del sollievo”. La scheda è realizzata sotto forma di questionario: le risposte forniranno informazioni importanti sulle esigenze delle persone ammalate e su ciò che chiedono per avere sollievo dal dolore e dalla sofferenza.
Per dare maggiore attenzione al “problema dolore” l’Azienda USL di Modena ha costituito da alcuni anni il Comitato Ospedale senza Dolore. Le attività del comitato sono rivolte ai pazienti, ma anche agli operatori sanitari. E’ stato avviato in alcuni reparti degli ospedali della provincia il monitoraggio del dolore: ad ogni ricoverato è assegnata una scheda dove vengono segnalati tutti i problemi ed il dolore viene “misurato” con delle scale che ne esprimono l’intensità. Il comitato è anche molto attivo per la formazione degli operatori sanitari: medici, infermieri e coloro che si fanno carico dell’assistenza devono essere preparati adeguatamente per far fronte alle sofferenze delle persone che ricorrono alle loro cure e a quelle dei loro famigliari. Il comitato ha attuato diverse iniziative di formazione che hanno coinvolto centinaia di professionisti (medici ospedalieri, medici di famiglia, infermieri).