Il 5 novembre scorso il padre, condannato per mafia nel processo Aemilia, per circa 10 ore tenne in ostaggio cinque persone all’interno dell’ufficio postale di Pieve a Reggio Emilia, prima di essere arrestato dai carabinieri. I tre figli, invece, le scorse settimane hanno tenuto sotto tensione ristoratori e pizzaioli di Reggio Emilia con richieste estorsive, precedute da biglietti minacciosi dattiloscritti e seguite da esplosioni di colpi di pistola all’indirizzo delle attività commerciali.
Questa la strategia estorsiva a “conduzione familiare” messa in piedi dai tre fratelli calabresi – M.A., 28 anni, M.A., 21 anni e C.A, 19enne – , originari della piana di Rosarno, sottoposti a fermo di Polizia Giudiziaria dai carabinieri della Compagnia di Guastalla congiuntamente ai colleghi della stazione di Cadelbosco Sopra e del Nucleo Investigativo del comando Provinciale di Reggio Emilia che, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia, hanno posto fine alla scia di terrore che i tre avevano posto in essere nei confronti dei ristoratori e titolari di pizzerie di Reggio Emilia e provincia.