Torna il tradizionale appuntamento con le Giornate Fai d’Autunno nell’anno in cui la Delegazione Fai di Modena compie 25 anni di attività. Per l’occasione in città saranno aperte le porte del Sistema di Dilavamento del Canale di San Pietro, dell’ex Albergo Diurno ed eccezionalmente sarà possibile calarsi nel sottosuolo della città per ammirare il tratto iniziale del Naviglio. A Finale Emilia si entrerà invece a Palazzo Borsari, appena restaurato dopo i lavori per il ripristino dei forti danni causati dal sisma del maggio 2012. Sabato 13 e domenica 14 ottobre 2018 la Delegazione Fai di Modena e il Gruppo Fai Bassa Modenese, in stretta collaborazione con il Gruppo Fai Giovani Modena, propongono un denso programma di aperture speciali.
«Quest’anno la manifestazione a livello nazionale è dedicata alla campagna di sensibilizzazione #salvalacqua», ha sottolineato nel corso della conferenza stampa di stamattina Vittorio Cavani, Capo Dlegazione del Fai di Modena. «Anche a Modena e a Finale Emilia sarà possibile scoprire luoghi molto particolari legati al tema dell’acqua. Tutto ciò come sempre grazie ai tanti volontari che ci supportano e agli Apprendisti Ciceroni che faranno da guida ai visitatori, ed alla preziosa collaborazione delle amministrazioni comunali».
In città il percorso Modena sottosopra permetterà, di andare alla scoperta del Sistema di Dilavamento del Canale di San Pietro in via Saragozza, costruito tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento sul luogo dove sorgevano le mura cittadine. All’interno dell’edificio è possibile osservare le paratoie ed i meccanismi di azionamento dei mulinelli che regolano il flusso dell’acqua del canale durante le operazioni di dilavamento del sistema fognario del centro storico di Modena. L’operazione viene effettuata un paio di volte l’anno, di solito in primavera e in autunno, quando si interrompe l’irrigazione nei campi. Attraverso uno sbarramento si blocca il flusso dell’acqua del canale per aumentarne la portata fino a raggiungere, al rilascio, una pressione tale da ripulire e lavare il sistema di canali della zona est della città.
La seconda apertura proposta a Modena è l’ex Albergo Diurno di Piazza Mazzini, la cui vicenda è strettamente legata ai lavori di abbattimento del Ghetto avviati nel 1904. Il parziale sventramento del quartiere diede origine ad un vasto spazio compreso tra il Tempio e la Via Emilia ribattezzato all’epoca Piazza della Libertà. Un primo progetto di albergo diurno fu presentato già nel 1916 ma la ditta proponente non riuscì a stipulare una convenzione col Comune. Un secondo, infruttuoso tentativo venne fatto l’anno seguente su disegno dell’ing.Facchini già autore del Caffè Aragno di Roma e del Diurno Cobianchi di Bologna. Solamente nel 1932 il cav. Giacomo Giuseppe Pastorino avviò il cantiere dell’albergo diurno che fu ultimato in pochi mesi. La struttura cadde in disuso nel secondo Dopoguerra, divenendo ben presto inaccessibile. Da qualche anno sono allo studio progetto per il recupero e la valorizzazione.
Infine in via del tutto eccezionale sarà possibile accedere al tratto sotterraneo del Naviglio in Piazza Basile Emanuele d’Aleo Mario, appena a valle della Case delle Acque, dove confluivano e in parte confluiscono anche ora i canali di acque torbide derivanti dai fiumi Secchia e Panaro e i canali di acque chiare alimentati dalla zona delle risorgive. A presidio di questo luogo strategico sorse a partire dal 1291 la prima fortezza estense sulle cui fondamenta fu eretto nel XVII secolo il Palazzo Ducale. Le prime informazioni riguardanti il Naviglio risalgono al 1055, ma è dalla fine del XVI secolo, con il trasferimento della corte da Ferrara a Modena, che l’idrovia divenne ancor più importante per il collegamento con il Po. Il declino del Naviglio iniziò nell’800 con la costruzione delle prime ferrovie. L’ultima imbarcazione attraccò in città nel 1923. Questo luogo è visitabile su prenotazione sul portale www.faiprenotazioni.it
Il Gruppo Fai Bassa Modenese, grazie alla disponibilità della famiglia proprietaria, propone la visita a Palazzo Borsari, ora Bregoli/Eredi Rossi, di Finale Emilia, risalente al XVIII sec., uno dei complessi più interessanti della Bassa modenese, attestante la crescita socioeconomica di una famiglia di commercianti di grano che seppero raggiungere i gradi di piccola nobiltà tanto poi da insediarsi in capitale o acquistare castelli sui rilievi collinari modenesi. Il fronte principale del palazzo è ripartito da una griglia di paraste e cornici marcapiano su cui si innesta, alleggerendola, la duplice sequenza delle aperture finestrate al piano terreno e piano nobile, enfatizzate da eleganti coronamenti a timpano ed a lunetta, poggianti su peducci finemente lavorati a riccio e a foglia d’acanto. Al plastico movimento della facciata, accentuato dal lieve aggetto del corpo centrale, si contrappone il severo e scarno prospetto verso i giardini: un ampio spazio con serre ed edifici rustici chiuso tra due muri paralleli con accesso pilastrati. All’interno del Palazzo l’organizzazione degli spazi si articolava in ampie sale di rappresentanza affacciate sul fronte. Altre sale di ricevimento si trovano al piano nobile cui s’accede da uno scalone a tre rampe, originariamente scandito da un incedere di statue, sistemate nelle nicchie e sui pilastri della balaustra. La decorazione, estesa oltre agli ambienti al piano nobile a quelli del piano terreno era affidata soprattutto agli stucchi, verosimilmente eseguiti da maestranze locali ancora entro la prima metà del secolo, che in forma di volute, ricci e motivi floreali si assestavano sulle superfici.
Per tutte le informazioni riguardanti la modalità delle visite si consiglia di consultare il sito www.giornatefai.it