Un tasso di disoccupazione del 2,6%, che sale al 3,5% se si guarda alle donne e al 10,1% se si considerano i giovani: sono alcuni dati della nuova Lettera sull’occupazione del Comune di Modena, indagine semestrale sull’andamento del mercato del lavoro in città presentata oggi.
Per il mercato del lavoro modenese si confermano elementi strutturali molto positivi: i dati nazionali del primo trimestre 2006 mostrano che la disoccupazione nel nostro paese è al 7,6%, quella femminile è al 9,9% e quella giovanile al 24,1%.
Tra le novità di questo numero della Lettera sull’occupazione c’è l’approfondimento su posizione familiare e comportamento nel mercato del lavoro: tra le persone più giovani della famiglia, i figli, emerge una disoccupazione più elevata rispetto agli altri componenti, una più alta concentrazione di rapporti di lavoro a tempo determinato e, in generale, di lavori instabili. Sono inoltre sempre di più le persone già occupate che cercano un nuovo lavoro, soprattutto donne: anzi, tra chi è in cerca di un lavoro gli occupati che cercano condizioni migliori o più stabili superano di quasi mille unità i non occupati.
Un’altra novità sono le elaborazioni su luogo di lavoro e mezzo di trasporto: tre quarti dei modenesi si recano al lavoro guidando la propria auto, il 15% va a piedi o in bicicletta, il 3% in moto o motorino, altrettanti con i mezzi pubblici e il 2% usa l’auto condividendo il tragitto con parenti o colleghi.
Circa il 20% degli intervistati dichiara inoltre di avere difficoltà a conciliare i tempi della famiglia con quelli del lavoro a causa di orari di entrata o di uscita troppo rigidi.
“La Lettera sull’occupazione è uno strumento che dà un quadro generale dello stato di salute del mercato del lavoro locale, ma punta anche a indagare gli aspetti critici che potrebbero trasformarsi in elementi di debolezza”, spiega l’assessore alle Politiche economiche Stefano Prampolini. “Nonostante i livelli di eccellenza del nostro territorio, dai dati emerge un desiderio di migliorare la propria qualità della vita, un segnale che ci deve indurre a pensare a servizi sempre più personalizzati, per una popolazione che ha esigenze sempre più complesse”.
A proposito di condizione lavorativa e status familiare, le elaborazioni della nuova Lettera sull’occupazione suddividono i componenti del nucleo familiare in tre raggruppamenti principali: capofamiglia, convivente o coniuge e figli. Nel mercato del lavoro modenese, il fenomeno della disoccupazione è quasi irrilevante tra i capifamiglia, che sono occupati nel 49,7% dei casi e pensionati nel 47,7%. Leggermente diversa la condizione del convivente o coniuge, che nella quasi totalità dei casi è una donna, con il 50,6% di occupate, il 32,1% di pensionate e il 12,9% di casalinghe. Più di metà dei figli, il 55,5%, sono occupati, ma c’è anche un 3,9% di disoccupati in cerca di nuova occupazione e un 37,1% di studenti. Figli e coniugi, rispetto al capofamiglia, sono più spesso lavoratori dipendenti (lavora alle dipendenze il 69% dei capifamiglia, l’80,6% dei coniugi e il 72,1% dei figli).
Ancora più significativo il dato sul lavoro cosiddetto parasubordinato, che riguarda il 10,2% dei figli e soltanto il 5,4% dei capifamiglia. Pochi tra i figli sono quadri (il 2,2% contro il 5,2% dei coniugi e il 9,7% dei capifamiglia), la maggioranza sono impiegati (61,1% contro il 68,9% dei coniugi e il 55,3% dei capifamiglia) e quasi un terzo sono operai (32,3% contro il 26% dei capifamiglia e il 21,5% dei coniugi), un dato quest’ultimo che conferma la vocazione ancora abbastanza manifatturiera del territorio modenese. I rapporti di lavoro a termine, tra apprendistato, contratti di inserimento, contratti a tempo determinato e altre forme, interessano circa il 28% dei figli, un dato di oltre sei volte superiore a quello dei capifamiglia.
Ancora, chi lavora a tempo parziale è molto più spesso il coniuge, generalmente una donna: tra queste, però, il 35% ha dichiarato di non desiderare un lavoro a tempo pieno, mentre il 54% afferma di avere dovuto compiere questa scelta per esigenze di cura dei figli o degli anziani. Interessanti anche i dati sulla ricerca di un nuovo impiego tra gli occupati: tra i figli che hanno già un lavoro, ma ne vorrebbero un altro, le motivazioni prevalenti sono la ricerca di condizioni di vita migliori (41%) o l’instabilità del posto attuale (il 40% afferma di avere un lavoro temporaneo o di temere di perdere il proprio posto).
La percezione del lavoro come una necessità interessa però maggiormente i capifamiglia, che tendono a cercare un’occupazione diversa se quella attuale è temporanea (35%) o per questioni legate all’orario di lavoro (33,6%); nessuno dei capifamiglia, inoltre, dichiara di voler cambiare lavoro perché poco attinente con la propria formazione, motivazione che interessa invece poco più di un decimo dei coniugi e il 10,1% dei figli. I figli sono inoltre più attivi nella ricerca di lavoro, e utilizzano più frequentemente l’invio di curricula anziché rivolgersi a Centri per l’impiego o agenzie private.