”Ci sono evidenti segni di incostituzionalità nel decreto Bersani”. Lo afferma in una nota Domenico Dal Re, presidente di Federfarma dell’Emilia Romagna, che punta il dito contro la possibilità per la grande distribuzione di vendere i farmaci da banco e chiede l’apertura di un confronto con il governo.
Secondo Dal Re il provvedimento ”nei fatti privatizza una parte di servizio sanitario, consegnando la tutela della salute a logiche di puro
profitto del libero mercato e contravvenendo, in tal modo, all’articolo 32 della Costituzione. Il farmacista dipendente del supermercato, inoltre, non potrà mai modificarne la finalità, che è il profitto, e ne sarà solo lo strumento.
Una presenza che confonde e aggrava la situazione, in quanto lo Stato concede la distribuzione del farmaco al farmacista che ne ha la responsabilità totale, gestionale e professionale: di fatto il farmacista usa la farmacia come lo strumento di una professione di pubblica
utilità”.
Per Dal Re ”l’esperienza negativa di un mercato libero come negli Stati Uniti, dove ogni anno muoiono 100.000 persone a causa di un uso errato di farmaci e dell’Inghilterra dove la spesa pro-capite è quasi doppia rispetto all’Italia (65 euro contro 38 euro) devono far riflettere. Lo Stato deve decidere se consegnare la tutela della salute a pure logiche di mercato o continuare a garantire le attuali prerogative di pubblico interesse. Per questo motivo – conclude – auspichiamo un tavolo di confronto con il governo per chiarire queste macroscopiche illegittimità
costituzionali e le gravi scelte politiche adottate”.