A maggio l’inflazione è scesa al 2,3% dal 2,4% di aprile: sono i dati definitivi diffusi oggi dall’Istat che per i prezzi al consumo ha registrato anche una
variazione dello 0,2% sul mese precedente. Un caro-vita al 2,3% non si aveva da aprile 2000.
Sempre nel mese di maggio, precisano i tecnici dell’Istat, l’indice armonizzato Ue ha registrato un
aumento mensile dello 0,3% e, anno su anno, del 2,4%. A contribuire alla diminuzione dell’inflazione di aprile sono intervenute soprattutto le variazioni nei capitoli servizi sanitari e spese per la salute (-1,1% sul mese precedente, grazie alla diminuzione dei prezzi dei farmaci), e abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,1%). Variazioni
congiunturali sensibilmente superiori alla media, fanno notare all’Istat, si sono avute invece per il capitolo Trasporti (+0,6% rispetto ad aprile), e per i mobili, articoli e servizi per la casa (+0,5%). COnsistente ance l’incremento di alberghi e
pubblici esercizi (+0,4%). A livello tendenziale, invece, gli aumenti decisamente superiori alla media sono stati quelli di alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (+4,23%), e dei prodotti alimentari e bevande analcoliche (+4%). Consistente anche l’aumento del capitolo ricreazione, spettacolo e cultura (+3,1%). Per quello che riguarda le
comunicazioni, hanno mostrato una variazione nulla a livello congiunturale e un -1,4% a livello tendenziale. Nell’ambito delle 20 città capoluogo di regione, aggiunge l’Istat, gli aumenti tendenziali piu’ elevati dell’indice si sono verificati a Venezia (+3,1%), Trento e Trieste (+3%) e Genova, Ancona e Cagliari (+2,7%); quelli più moderati nelle città di Aosta (+1,4%), Campobasso (+1,7%) e Milano (+1,8%). Sempre nel mese di maggio l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati ha registrato un aumento
mensile dello 0,2 e annuale del 2,2%.