Franco-ZavattiDella forte crescita dei numeri ed incremento percentuale delle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette di riciclaggio, pervenute all’UIF-Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, ne hanno già riferito gli organi di informazione nazionali e locali, e ci consegna una dimensione più che allarmante sulla capacità espansiva delle infiltrazioni malavitose nell’economia nazionale, regionale e locale.

Oltre 67.000 “segnalazioni qualificate”, con 18.000 in più rispetto l’anno precedente a livello nazionale e, di queste, circa 5.200 provenienti dall’Emilia Romagna, con un incremento del 20%, facendo avanzare l’Emilia-Romagna al quarto posto fra le regioni italiane.

Di queste, ben 879 segnalazioni provengono dal modenese, ponendo la nostra provincia – in rapporto alla popolazione – al primo posto in regione.

Sarebbe molto utile poter capire quanti di questi 879 led provinciali, accesi sul possibile riciclaggio, provengano dall’area del “cratere” o si riferiscano ad attività finanziarie legate al post-sisma.

Ancor più interessante, incrociare questi dati per come li legge l’ultimo Rapporto della DIA-Direzione Investigativa Antimafia, che aggiunge alla singolarità del dato modenese, ben due segnalazioni per sospetto finanziamento al terrorismo ed altre due per traffico di armi !

Un’attenta e profonda riflessione su questi dati allarmanti, non appare ancora adeguata e capace di andare oltre lo sconcerto.

Cosa dicono questi numeri relativi al non invidiabile primato modenese in regione? Che è necessario trarre valutazioni ed azioni sul che fare, per contrastare ancor più nei fatti, la crescente circolazione di risorse ed investimenti mafiosi in circuiti ormai diffusi della nostra economia.

Un’economia forte, prevalentemente sana e “normale” che convive con un’economia illecita, alimentata dalla crisi, oltre che dallo stress post-terremoto.

Non servono generiche o dannose esagerazioni, ma nemmeno sottovalutazioni.

Le tantissime segnalazioni per sospette operazioni di riciclaggio nel modenese, si intrecciano con il crescente fenomeno di evasione e truffe fiscali, del grave estendersi del lavoro nero ed irregolare che ogni giorno il sindacato contrasta e denuncia, dell’allarmante fenomeno dell’usura rilanciato, solo pochi giorni fa, da Confartigianato Modena, delle estese connessioni camorriste col gioco d’azzardo clandestino nostrano ed il fiorente giro delle contraffazioni da Carpi a Prato.

Le 879 segnalazioni antiriciclaggio partite da Modena rappresentano una duplice realtà: la crescente infiltrazione malavitosa nel nostro territorio e, d’altro lato, la crescente capacità professionale degli operatori/lavoratori degli oltre 600 sportelli bancari e postali aperti nella nostra provincia.

I meccanismi di valutazione e segnalazione dei rischi si sono meglio affinati, in particolare nelle banche, chiamate a rispondere – anche con possibili sanzioni – per eventuali disattenzioni e omissioni nella valutazione di operazioni finanziarie sospette.

Lo stesso Sindacato degli operatori bancari, in particolare la Fisac-Cgil regionale, si è mosso con forza verso le amministrazioni per far partire corsi di formazione obbligatoria – anche in aula e non solo via skype – per il personale interessato ed in prima linea, oltre che avviare percorsi formativi sindacali specifici, in ogni provincia emiliana: da Ravenna in questi giorni, per finire con Modena ad inizio 2014.

Accanto a questa crescente attenzione e sforzi per smascherare uno dei cancri più insidiosi e costosi per l’economia sana, emerge con maggior clamore il punto debole dell’intero sistema di prevenzione, segnalazione e denuncia: il ruolo del tutto inadeguato dei professionisti.

E’ ovvio che il mondo delle professioni, accanto al sistema bancario e degli operatori finanziari, è sempre più decisivo – perché direttamente coinvolto – in ogni transazione ed operazione sospetta nel riciclo, con investimenti patrimoniali, immobiliari, di titoli azionari, bonifici esteri, ingenti spostamenti di contante, ecc…

Paradossalmente, alla rapida crescita del numero di segnalazioni qualificate e denunce già richiamato, fa riscontro l’inspiegabile calo – se non l’assenza – di segnalazioni sospette da parte di intere categorie delle professioni/colletti bianchi !

L’ultimo Rapporto DIA è, a tale proposito, spietato.

Mentre valorizza il dato che vede – per l’Emilia Romagna – 463 segnalazioni degne di “interesse” ed il 5% “trattenute per approfondimenti investigativi”, oltre che 128 soggetti denunciati, 34 soggetti arrestati per 56 “fatti di reato” per riciclaggio, mette in tabella pure le “provenienze” delle 5.193 segnalazioni emiliano romagnole.

Di queste, solamente l’1% arrivano da professionisti ed operatori non finanziari, nonostante l’obbligo di legge a segnalare ogni sospetto riciclaggio.

Tra avvocati, dottori commercialisti, revisori contabili, notai e società fiduciarie, bastano le dita di due mani per contare le segnalazioni dei professionisti in tutta l’Emilia.

Cinque ( 5) provengono dall’insieme delle professioni della provincia di Modena.

Zero segnalazioni – per l’Emilia e quindi per Modena – da consulenti del lavoro, agenzie immobiliari, gestioni case da gioco, società di revisione, di intermediazione mobiliari, di recupero crediti, di gestione fondi comuni.

Peraltro, le pochissime segnalazioni inviate sono per di più “inutilizzabili” ai fini investigativi! Il linguaggio felpato dell’UIF-Banca d’Italia, a tale proposito, prorompe e definisce “…l’apporto dei professionisti troppo inadeguato…troppo generico…eccessivamente vago nel descrivere i motivi del sospetto” !

Qui sta un nodo decisivo che va sciolto con decisione, pur senza facili demagogie.

Il variegato mondo delle professioni va fortemente sensibilizzato e sostenuto.

Il lavoro paziente e prezioso dei CUP – Comitati Unitari delle Professioni, e quello modenese in particolare, va decisamente sostenuto e valorizzato, per l’originale impegno sul versante della legalità e trasparenza, oltre che per convincere i professionisti a segnalare, con adeguata riservatezza, i propri casi di “clienti” sospetti.

Sollecitiamo inoltre, anche in attuazione dell’art. 23 del “Patto per Modena Sicura” che si possa presto riunire il Comitato Provinciale per la Sicurezza, in un tavolo allargato alle forze sociali, economiche e delle professioni, al fine di “ricercare azioni integrate e condivise”, più che urgenti e necessarie.

 

(Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale)