Dopo l’eccezionale ondata di gelo e neve di febbraio, il terribile terremoto di maggio, la siccità estiva: sembra proprio non esserci pace quest’anno per le aziende agricole emiliano-romagnole. “La scarsità delle precipitazioni piovose, le altissime temperature e soprattutto i venti torridi che in queste settimane hanno influenzato l’evapotraspirazione delle piante – sottolinea Giovanni Bettini, presidente di Fedagri/Confcooperative Emilia Romagna – stanno condizionando negativamente le produzioni e i redditi delle aziende agricole”.
Da Piacenza a Ferrara, passando per Modena, Reggio Emilia e Bologna, il grido d’allarme tra i campi si fa ogni giorno più forte ed angosciato. Numerose le colture danneggiate da questo andamento climatico sfavorevole. Se nel Piacentino, dove non è possibile irrigare, si temono significativi cali produttivi per pomodoro e mais, nelle zone montane e collinari delle province di Parma, Modena, Reggio Emilia e Bologna si registra una preoccupante scarsità di foraggio con notevoli problemi per il soddisfacimento alimentare delle bovine che producono latte per il Parmigiano-Reggiano. Nelle colline modenesi e reggiane si temono sensibili riduzioni produttive anche per la vite dove non è possibile garantire l’irrigazione. Nella pianura modenese e nel Ferrarese si stanno riscontrando problemi per l’accrescimento delle pere con pezzature bloccate dal caldo eccessivo che esaspera l’evapotraspirazione delle piante anche di notte. Ancora nella pianura modenese, sempre a causa delle difficoltà di irrigazione, si stimano perdite produttive per mais, sorgo e soia anche del 50%. Nella pianura bolognese, oltre che per il mais si temono cali produttivi considerevoli anche per le barbabietole da zucchero. Nella pianura romagnola si sono riscontrati invece problemi di pezzatura per le pesche e le nettarine. Infine, in provincia di Ferrara la produzione di mais è sicuramente la più colpita con una perdita media che raggiunge il 70% ma che, in molti campi dove non c’è irrigazione, raggiunge anche il 100%: la pianta non riesce nemmeno a produrre la pannocchia. In questa provincia la siccità non danneggia soltanto le aziende agricole, che perdono una parte della Produzione Lorda Vendibile avendo già sostenuto una quota rilevante di costi di produzione, ma anche le cooperative di raccolta cereali, che vedono drasticamente ridursi, se non addirittura azzerarsi, la propria attività di raccolta, essiccazione e commercializzazione del mais.
“Questa situazione – dichiara Bettini – evidenzia la necessità di affrontare il tema dell’approvvigionamento idrico e del cambiamento climatico in modo organico e con una visione strategica. Nell’immediato è opportuno procedere alla delimitazione delle aree più colpite, cercando di ottenere per le aziende agricole e le cooperative coinvolte la sospensione dei pagamenti e chiedendo l’anticipo dei pagamenti dei contributi PAC”. “Nel breve periodo – prosegue Bettini – si dovrà valutare, sia a livello delle aziende agricole che delle cooperative di raccolta, di far maggior ricorso al sistema assicurativo per fronteggiare le conseguenze economiche negative derivanti dalla perdita di prodotto e conferimento per andamenti climatici avversi. Nel medio/lungo periodo occorre poi riconsiderare alcune scelte per una più efficace gestione delle risorse idriche e ripensare la programmazione colturale della nostra regione tenendo contro dei profondi cambiamenti climatici in corso con la crescente tropicalizzazione ed il concreto rischio di desertificazione”.