“Contestiamo la fiducia che il Governo metterà alla Camera sul Ddl lavoro. Lo stesso Decreto lavoro per la Cgil è ingiusto, iniquo e sbagliato”. Così Donato Pivanti segretario generale Cgil Modena, ha motivato stamattina in conferenza stampa le ragioni della mobilitazione regionale del sindacato nei giorni 26 e 27 giugno e che a Modena vedrà lo sciopero di 2 ore con presidio davanti alla Prefettura nel giorno di martedì 26 giugno.

Lo sciopero sarà le ultime 2 ore di lavoro o di fine turno e riguarderà solo i lavoratori privati, sono infatti esclusi tutti i lavoratori pubblici e quelli in legge 146 tenuti all’obbligo di preavviso e alla garanzia dei servizi minimi essenziali.

Dalle ore 16 alle 18 in concomitanza con le due ore di sciopero si terrà anche un presidio davanti alla Prefettura di Modena (viale Martiri della Libertà) a cui parteciperanno anche folte delegazioni di lavoratori pubblici.

“Non ci illudiamo che il Governo tolga la fiducia sul Ddl, magari fosse così – ha detto il segretario Cgil – ma chiamiamo i lavoratori alla lotta per dare un segnale chiaro al Governo ma anche alle forze politiche, a quelle progressiste e di sinistra in particolare, che la riforma del mercato del lavoro così non va, come non va la riforma delle pensioni, dal lavoro bisogna ripartire per sostenere crescita e sviluppo”.

La riforma del lavoro non introduce lotta alla precarietà, semmai il testo che approda con le modifiche al Senato è stato ulteriormente peggiorato, non contrasta l’abuso delle Partite Iva, il ricorso irregolare e smisurato al lavoro a chiamata (in certi settori come il commercio è ormai la prima forma di assunzione), le false associazioni in partecipazione.

La riforma non darà più lavoro ai giovani e non contrasterà realmente il precariato.

Sugli ammortizzatori sociali, se è vero che allarga la platea dei beneficiari di 3-400.000 persone, ma non estende le tutele a chi sinora ne è escluso (lavoratori artigiani, commerciali, coop sociali e contratti flessibili). Inoltre riduce significativamente il periodo di copertura sia dalla cassa integrazione che della mobilità: oggi la copertura può essere sino a 5 anni tra Cigs e mobilità, con la riforma si va progressivamente negli anni ad un netto dimezzamento.

“Nonostante le modifiche introdotte, rimane la manomissione dell’art.18 e quindi la riduzione dei diritti – ha aggiunto Pivanti – se un licenziamento per motivi economici è illegittimo deve scattare automaticamente la reintegra (come adesso) e non il risarcimento!”

“Ci aspettavamo modifiche diverse alla riforma, così non è stato, per questo vogliamo tenere aperta la battaglia contro una riforma del lavoro iniqua e inadeguata, che non migliora la qualità del lavoro e non aumenterà l’occupazione giovanile. A ciò si aggiunge una riforma delle pensioni che consideriamo altrettanto sbagliata, perché oltre al tema degli esodati (si stimano tra i 2.500 e 5.000 a Modena, più altre diverse migliaia di persone soprattutto donne ammesse alla prosecuzione volontaria dei contributi a cui la riforma allunga di molto l’accesso alla pensione), c’è un allungamento al lavoro sino a 46-47 anni che per tanti lavori è inaccettabile!”.

La Cgil quindi vuole dare un segnale di forte dissenso su entrambe le riforme e da sola farà la mobilitazione della prossima settimana (a Modena sarà il 26 giugno, ma a livello regionale e nazionale la mobilitazione sarà articolata tra 26 e 27 giugno).

“Con Cisl e Uil proseguiremo la mobilitazione su tutti gli altri temi a cominciare dalla riforma fiscale per alleggerire il peso sul lavoro dipendente, far ripartire i consumi, sostener il potere d’acquisto di dipendenti e pensionati, fa ripartire gli investimenti”.

“Il lavoro lo si costruisce se si difendono i diritti delle persone e le tutele, e si garantisce la democrazia nei luoghi di lavoro – ha concluso Pivanti – Senza queste condizioni si va verso una deriva che rende le persone e il Paese più deboli, altera i poteri nei luoghi di lavoro, indebolisce il ruolo contrattuale dei lavoratori e del sindacato, e tutto ciò aumenta la separazione tra cittadini e istituzioni”.