La dichiarazione di Simona Arletti, componente del Forum ambiente cittadino del Pd e membro dell’esecutivo del Forum ambiente provinciale del Pd, in risposta alle questioni sollevate da Paolo Silingardi e dall’associazione Modenattiva.

«Su un punto siamo d’accordo con Paolo Silingardi, la crisi economica, la maggiore domanda di qualità ambientale e ci aggiungo un elemento spartiacque importante, cioè il terremoto, ci costringono a rivedere le nostre programmazioni con l’obiettivo di costruire una città europea, sostenibile socialmente, economicamente e ambientalmente, dove il patrimonio sia dato dal costruito bene come dagli spazi verdi, dall’opportunità di lavoro per i giovani come dalle offerte per un tempo libero che generi crescita culturale. Poi però le nostre analisi divergono quando si va nel concreto dei temi, ne scelgo tre: l’acqua, l’assetto urbanistico ed edilizio della città, la gestione dei rifiuti.

Come abbiamo cercato di spiegare, non ultimo nell’incontro con le scuole e i cittadini (di cui come sempre mettiamo tutte le informazioni sul sito dell’ambiente) fatto lo scorso 12 gennaio e altrettanto avremmo fatto nell’occasione della Festa dell’acqua costruita con tutte le associazioni ma ahimè annullata, va ribadito che Modena è fortunata a disporre di acqua di falda, ma agli amministratori spetta di garantire acqua buona e in abbondanza non solo oggi e domani ma anche dopodomani. Vanno ripresi gli studi sull’insieme delle risorse idriche disponibili (vedi criticità in montagna). E’ necessario costruire modelli previsionali da qui a 10-15 anni e non è semplice. Ma non demonizziamo le proposte, peraltro illustrate al gruppo consiliare, come quella della potabilizzazione del Secchia prima che vengano approfondite, del resto si potabilizza acqua in molte città importanti della regione, mentre non si conoscono esperienze di bonifica delle falde dai nitrati come proposto da Modenattiva. L’alimentazione con acqua superficiale delle falde è rischiosa ed è una contraddizione in termini, una ipotesi da valutare solo in eventuali scenari di emergenza, per ora inesistenti. In un orizzonte di 10-20 anni la diversificazione delle fonti attraverso altri pozzi a San Cesario e le acque superficiali, che consentono di salvaguardare la falda gestendola comunque come riserva strategica, è una politica concreta e praticabile.

Sul secondo punto, l’assetto urbanistico ed edilizio della città, avremmo dovuto discutere nella terza parte degli Stati generali del Comune di Modena. Dopo le politiche sul welfare ed economia il tema del confronto sul nuovo PSC verterà sulla città costruita e sulla sua capacità di fornire risposte di lungo periodo per favorire lo stato sociale e lo sviluppo del lavoro. Dovremo riuscire a fare dialogare in modo coerente le esigenze di lungo periodo e le risposte a breve, senza sovrapporle, ecco alcuni grandi temi: 1. l’area vasta, intesa come capacità di incidere su processi in modo condiviso tra Comuni limitrofi; 2.il recupero ed il riuso del territorio, 3. l’andamento demografico, che richiede grande attenzione per le esigenze delle giovani generazioni, la composizione sociale della città e le caratteristiche sociali delle trasformazioni demografiche, 4. la risposta abitativa che impone grande equilibrio tra la richiesta di case in affitto a prezzi calmierati e la risposta dei PEEP per l’acquisto di case a costo accessibile. Sul fronte dell’uso del territorio la provincia ha registrato un più 160%, mentre il nostro comune ha registrato un contenuto più 40 %. I motivi di questo uso del territorio sono da ricondurre per un 30% alla riduzione del numero dei componenti per famiglia che passa da 2,85 a 2,21; per il 20% dal miglioramento degli standard urbanistici come posti auto, verde e servizi e per il 50% alle densità urbanistiche ed alle tipologie abitative che hanno utilizzato più territorio. Ma ciò non toglie che il tema della riqualificazione dell’esistente è assolutamente condiviso dalla Giunta, Silingardi dovrà ammettere però che le riqualificazioni si fanno con soldi pubblici che ora non ci sono più. Se vogliamo fare un elenco basta ricordare il recupero con radicale trasformazioni di funzioni dell’ex autodromo diventato Parco Ferrari, il recupero unito a ridefinizione delle destinazioni d’uso dell’ex Manifattura tabacchi ed ex Questura, il recupero unito alla risposta a nuove esigenze collettive (come il parcheggio Novi Sad), il recupero unito alla risposta a nuove esigenze dei cittadini e dell’iniziativa economica (fascia ferroviaria), il recupero legato alla valorizzazione delle politiche culturali della città (ex AMCM, ex Ospedale Sant’Agostino ed ex Ospedale Estense), il recupero legato alla valorizzazione delle eccellenze economiche, della cultura e dell’immagine della città (Museo Casa natale Enzo Ferrari), il recupero finalizzato alla valorizzazione della città universitaria (San Geminiano, San Paolo, S. Eufemia e, prima ancora, Foro Boario), il recupero finalizzato a nuove sedi della pubblica amministrazione (Ospedale Estense, Caserma Fanti, Caserma Garibaldi ed ex Caserma CC S. Eufemia). Sul bisogno abitativo i numeri parlano da soli: 3mila famiglie sono in attesa dell’alloggio in proprietà o in affitto dalle cooperative di abitazione, 2mila famiglie sono in lista per gli alloggi ERP (affitto), 493 famiglie sono in lista per l’Agenzia Casa (affitto), 4mila famiglie usufruiscono del contributo per l’affitto dal Comune (fondo sociale per l’affitto).

Ultimo punto su cui mi soffermo: la gestione dei rifiuti. Anche qui gli slogan emersi nell’ultimo incontro promosso da Modenattiva lo scorso 16 giugno, a cui non ho volutamente partecipato perché dopo 8 commissioni consiliari, un consiglio tematico, dibattiti in Forum provinciale Pd e infine un documento approvato dalla Direzione provinciale che si riparta da zero a colpi di slogan tanto suggestivi quanto poco concreti come “è finita la stagione dell’incenerimento” è indice di scarso ascolto forse anche da parte di chi li promuove! Modena dal suo scarso 30% di raccolta differenziata è passata al 52% nell’arco di 6 anni posizionandosi tra le prime 3 città con oltre 150mila abitanti e rimanendo una realtà autosufficiente che ha chiuso la discarica più grande, così come ci chiede l’Europa. Ora più che accanirsi sul tema inceneritore sì/no, dato che l’alternativa allo smaltimento è la discarica, sarebbe utile che esperti come Silingardi aiutassero gli amministratori a trovare soluzioni di dimostrata efficacia (“evidence based” dicono i medici) sulla riduzione della produzione dei rifiuti che è ancora una chimera anche nei paesi avanzati come la Germania, dove a ridurli – là come qua – è la crisi più che la buona volontà.

Su questo finisco: io ricordo con una certa dose di nostalgia un partito che sceglieva gli amministratori che riteneva più capaci poi li sosteneva nel loro compito convinto che fossero una pezzo di sé, senza lesinare nel confronto, nella critica ma sempre in ottica costruttiva. Ecco che se incontri Aude Pacchioni ti dice che sei stata brava per una certa iniziativa ma ti stimola a correggere il tiro su un’altra e così cresci, ma sapendo che si gioca insieme a carte scoperte per vincere, non si gioca invece a chi piccona di più per far cadere l’altro. Questo nel Pd modenese sui temi ambientali a livello comunale mi è mancato molto, perché manca da tempo una sede di confronto, come avrebbe dovuto esserlo il Forum da Paolo presieduto. Quello poteva essere il luogo dove un amministratore come me discute, condivide, corregge le proprie politiche, oltre che confrontarsi direttamente come è avvenuto nelle assemblee pubbliche fatte a inizio mandato. Se così non è, caro Paolo, è anche responsabilità di chi ha preferito percorrere strade sempre in opposizione come quella di Modenattiva piuttosto che confrontarsi apertamente nel partito e magari ammettere di essere lì talvolta minoritario. Sulla partecipazione credo abbiamo dunque tutti da imparare».