Forme di rimodulazione della fiscalità, anche per quanto riguarda gli investimenti; niente accatastamento per le strutture agricole di servizio crollate; estensione del patto di stabilità alle Province; blocco del turn over per gli enti locali del territorio coinvolto per poter far fronte all’incremento del carico di lavoro amministrativo e tecnico. Sono alcune proposte di modifica al decreto legge sull’emergenza-terremoto che il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini ha illustrato, a nome dell’Unione Province Italiane, alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati nell’audizione che si è svolta giovedì 21 giugno in vista della conversione in legge.
«Siamo consapevoli della scarsità di risorse economiche – ha spiegato Sabattini – tuttavia il sisma ha colpito uno dei territori più industrializzati d’Europa, e in una fase di decrescita economica ci sono seri rischi di deindustrializzazione. Proprio per questo proponiamo alcune misure sul versante fiscale e del costo del lavoro che consentano alle imprese di rimanere sul territorio, generando occupazione e benessere e contribuendo in maniera significativa al Pil del Paese». Tra le misure proposte dall’Upi, la rimodulazione al ribasso delle aliquote Irpef, la soppressione totale o parziale dell’Irap, la non applicabilità degli studi di settore, l’abbattimento delle aliquote Iva. Si propone inoltre di estendere i benefici della defiscalizzazione in materia di infrastrutture alle opere già aggiudicate, prevedendo la detrazione Iva in fase di costruzione per le grandi opere a partire da quelle finanziate con il project financing.
Tra le proposte di emendamento, anche il superamento dell’accatastamento per quanto riguarda le strutture agricole di ricovero mezzi, nella stragrande maggioranza dei casi crollate».
Quanto al patto di stabilità, la proposta dell’Upi è comprendere anche le Province interessate e di ampliare l’importo portandolo a 80 milioni (oggi è a 40 milioni per l’Emilia Romagna) estendendo il periodo di riferimento almeno al 2013 e 2014, in quanto gli effetti di cassa si avranno soprattutto nei prossimi anni. In alternativa, si propone l’esclusione dal patto di tutti gli investimenti effettuati con risorse proprie delle Province per ripristinare i danni sulle scuole e le infrastrutture colpite dal sisma.