(Adnkronos Salute) – “La Fimmg ha invitato i medici di famiglia a indicare sulla ricetta la dicitura ‘non sostituibile’, sia che si tratti di un farmaco con brand sia che si tratti di un equivalente generico. A meno che non si sia professionalmente certi che il farmaco possa essere sostituito. In questo caso il medico dovrà inserire la dicitura ‘sostituibile con equivalente generico’ e si assumerà la responsabilità degli effetti di qualsiasi prodotto venga dispensato come medicinale equivalente generico, con prezzo più basso”. Ad annunciarlo è il segretario generale nazionale della Federazione dei medici di famiglia, Giacomo Mililo, intervenuto questa mattina a Roma ad un incontro organizzato dalla Fimmg sui farmaci generici e la non sostituibilità. Una presa di posizione, quella della Fimmg, che vuole fare chiarezza sulla materia, anche alla luce del servizio ‘Ricettopoli’ mandato in onda durante la trasmissione Le Iene lo scorso 22 marzo.
Un servizio in cui comparivano medici che prescrivevano farmaci generici ‘non sostituibili’, adombrando il sospetto che dietro le prescrizioni si nascondesse la corruzione da parte delle aziende produttrici.“Equivalente non significa identico”, sottolinea Milillo. “La risposta di un paziente – aggiunge – può essere diversa passando dal farmaco originale al generico o da un generico all’altro. Sottolineare questo aspetto non vuol dire mettere in discussione la validità dei generici, ma evidenziare la delicatezza della sostituibilità automatica, non solo tra farmaco ‘originator’ e generico, ma anche tra due diversi generici.
Molto spesso questi medicinali, pur essendo presenti nelle stesse Liste di trasparenza, presentano nei rispettivi foglietti illustrativi alcune differenze sulle indicazioni e precauzioni d’uso perché provengono da diverse procedure europee di mutuo riconoscimento. Il continuo cambio del prodotto in corso di terapia per le malattie croniche produce evidenti disagi per il cittadino e necessita di aggiustamenti posologici da parte del medico. A risentirne maggiormente sono soprattutto gli anziani che confondono le confezioni e sbagliano ad assumere i medicinali”.
Per Roberto Venesia, cordinatore nazionale dela Commissione per il farmaco Fimmg, “il problema della ‘bioequivalenza’ è uno dei nodi cruciali per la ‘fidelizzazione’ dei medici famiglia al farmaco generico. Non esistendo alcun metodo statistico per dimostrare l’uguaglianza di due prodotti, gli studi di bioequivalenza si propongono di verificare l’assenza di una differenza clinicamente rilevante attraverso la stima di una differenza minima ammissibile. Di conseguenza, aggiunge l’esperto, “i farmaci equivalenti sono presentati come farmaci ‘uguali’ a quelli originatori con brand, ma in realtà sono solo simili. La bioequivalenza è garantita solo tra un generico e il suo originatore, ma non tra due generici diversi, se non sono stati preventivamente testati. Il ruolo del medico è perciò essenziale nella scelta del farmaco. Nonostante l’impegno dell’Aifa a garantire qualità e sicurezza dei farmaci equivalenti, le soluzioni proposte finora sono sostanzialmente scarse e neanche il meccanismo della ‘lista di trasparenza’ – conclude Venesia – elimina le criticità più rilevanti insistenti nel mercato italiano”.