Non saranno tenuti a pagare il tributo di bonifica i proprietari degli immobili situati nelle aree urbane, la cui rete fognaria è in grado di garantire la piena sicurezza idraulica, vale a dire l’allontanamento delle acque meteoriche, senza significative interconnessioni con la rete di bonifica. E’ una delle novità previste dal progetto di legge sulle bonifiche licenziato dalla Giunta regionale. Come ha spiegato l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni, il testo, che dovrà ora passare all’esame dell’Assemblea legislativa per l’approvazione definitiva, “rappresenta il terzo e conclusivo provvedimento con cui la Regione ha riorganizzato tutto il sistema dei consorzi di bonifica, dopo la legge del 2009 che ne ha ridotto il numero da 16 a 8 e quella del 2010 che ne ha riformato su base proporzionale il sistema elettorale. Con questo provvedimento completiamo la riforma, chiarendo la controversa questione del tributo di bonifica nelle aree urbane, la funzione di bonifica in montagna, stimoliamo la collaborazione tra bonifiche, gestori dei servizi idrici ed altri soggetti, promuoviamo l’uso plurimo delle acque che transitano nei canali di bonifica e, infine, disponiamo che i tributi di bonifica di modesta entità vengano riscossi su base pluriennale per il raggiungimento di un importo almeno significativo. In sostanza più chiarezza per i cittadini nel loro rapporto con la bonifica e più efficienza nei servizi svolti sul territorio. Il tutto per rendere ancora più produttiva ed apprezzata la realtà di bonifica che grazie a 20 mila chilometri di canali e a 450 impianti di sollevamento idraulici garantisce la sicurezza idraulica a un territorio di quasi 1 milione di ettari.”
Le novità del progetto di legge
Se in passato i proventi dei tributi di bonifica in montagna erano destinati a sostenere la sola attività di vigilanza, ora dovranno essere utilizzati per finanziare quegli interventi di manutenzione e di presidio del territorio che sono più che mai strategici in queste aree del territorio regionale. Per quanto riguarda le aree urbane, invece, il progetto di legge chiarisce chi dovrà pagare o meno il tributo di bonifica: non dovranno farlo gli immobili serviti dalla rete fognaria senza significative interconnessioni con la rete di bonifica, mentre pagheranno i proprietari di immobili che traggono un beneficio specifico e diretto dalle opere di bonifica. Lo strumento che permetterà di individuare gli immobili esclusi o tenuti al pagamento è il Piano di classifica degli immobili del comprensorio di bonifica, che dovrà essere predisposto da ogni Consorzio, sulla base di criteri definiti dalla Giunta regionale dopo aver sentito una commissione tecnica composta da esperti di tutte le pari interessate. Tra le novità del testo: l’obbligo a contribuire alle spese del Consorzio per chiunque, pur non associato, scarichi acqua nei canali consortili; la possibilità per il Consorzio di bonifica e il Servizio idrico integrato di accordarsi per una riscossione unitaria dei tributi e, in casi particolari, per una gestione concordata delle reti. Viene poi stabilito che i canali di bonifica potranno essere utilizzati anche per usi diversi da quello irriguo, come quello civile ed industriale, infine, i tributi di modesto importo saranno riscossi ogni due o tre anni, al raggiungimento di una soglia minima in grado di giustificare le spese amministrative per la riscossione.