“La Regione ha voluto autonomamente introdurre regole proprie, ora è inutile lamentarsi”, lo dice Andrea Pollastri (PdL) in riferimento all’approvazione della Delibera Regionale che consente la caccia in deroga, con molte restrizioni rispetto al passato, solamente per lo storno.

Sul provvedimento, frutto di una Legge recentemente approvata dall’Assemblea Legislativa, e frutto di alcune osservazioni proventi dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) che invitava le Regioni a modificare il proprio sistema delle deroghe per adeguarsi alla Direttiva Europea n. 147 del 2009, che sostituisce la precedente e più nota “Direttiva uccelli” n. 409 del 1979, è intervenuto anche l’Assessore Regionale all’Agricoltura. Egli ha spiegato che le restrizioni di cui si è detto sono frutto delle indicazioni dell’ISPRA ed ha lamentato l’assenza di una legge nazionale che recepisca la Direttiva n. 147, ragion percui le indicazioni regionali sono, per ora, solo provvisorie.

“Come ho avuto modo di dire in Aula – spiega Pollastri – la nostra Regione quando si tratta di attuare limitazioni o apporre vincoli alla caccia è sempre in prima linea. Ad oggi è inutile lamentarsi degli eccessivi intoppi imposti da ISPRA: sarebbe bastato, come hanno fatto atre Regioni, temporeggiare aspettando l’emanazione della legge nazionale, continuando nel frattempo con le vecchie regole.

Ricordo che sino a quest’anno, oltre allo storno, era possibile cacciare in deroga anche passero, tortora dal collare e cormorano, responsabili di 284.309,80 euro di danni, ossia il 58% del totale del 2010 causate da tutte le specie per cui era prevista la deroga (oltre a quelle citate, vi era lo storno responsabile dei restanti 198.009,61 euro di danni). Questi numeri dovrebbero far ritenere che era necessario proseguire, il più possibile, con il sistema precedente, anche perché non si sa chi rimborserà gli agricoltori per i danneggiamenti causati da passeri, tortore e cormorani.”

“Ad ulteriore conferma – riprende Polastri – cito il fatto che dal 2007 al 2010 la mole complessiva dei rimborsi si è dimezzata, passando da 870.798,88 a 489.319,43 euro, segno che bisogna proseguire con la caccia in deroga, anche perché gli altri sistemi dissuasivi (ultrasuoni, reti, sistemi vocali di allontanamento, dissuasori ottici, sagome di falco, ecc.) si sono dimostrati costosi e in gran parte fallimentari.”

“Invito, quindi, – conclude l’azzurro – a no piangere sul latte versato ma di far tesoro di questa vicenda per il futuro: combattere la caccia per ragioni ideologiche ha risvolti negativi sull’economia e l’equilibrio ambientale del territorio”.