Il capogruppo del Pd di Sassuolo, Susanna Bonettini, critica la giunta sul nuovo regolamento per l’assegnazione delle sedi alle associazioni: “E’ un pericoloso strumento discrezionale”.
Nessun confronto con le associazioni, nessuna indicazione sui requisiti necessari per avere una sede, richieste economiche eccessive. Il gruppo consiliare del Pd sassolese smonta pezzo per pezzo la proposta della maggioranza sul nuovo regolamento per l’assegnazione delle sedi alle associazioni di volontariato: “Il documento proposto dal centrodestra – spiega Susanna Bonettini, capogruppo Pd in Consiglio Comunale – non tiene assolutamente conto della natura stessa dell’associazionismo. Non vengono indicati quali sono i requisiti per ottenere una sede.
Non vengono sanciti esplicitamente neanche i criteri con i quali l’Amministrazione intenderà assegnare gli stabili e secondo quale logica deciderà di accorpare le associazioni all’interno di una stessa sede”.
Alla Giunta Caselli, però, non sfuggono altri aspetti: “E infatti – prosegue Bonettini – viene introdotto un criterio che subordina il rinnovo delle convenzioni tra Comune ed associazioni alla realizzazione di migliorie sostanziali agli edifici, lavori ovviamente a carico delle associazioni: un premio eccessivo a qualità “secondarie” come la solidità economica, a scapito di altre, come il fine associativo. Se sommiamo a queste regole il taglio netto delle sovvenzioni comunali alle associazioni, sorge il sospetto che la Giunta di centrodestra voglia smembrare la rete del volontariato locale. E questo spiegherebbe anche il rifiuto dell’Amministrazione a confrontarsi con le stesse associazioni, uniche destinatarie di questo regolamento.
In conclusione – commenta Bonettini – è molto chiaro il messaggio che viene lanciato dal centrodestra sassolese: sceglieremo noi e soltanto noi, sulla base di criteri sconosciuti, le associazioni meritevoli di tutela e di sostegno. Uno scenario preoccupante, dove può venir meno la stessa indipendenza progettuale e di scopo delle associazioni: è questo il rischio che si corre quando si fa di un regolamento un pericoloso strumento discrezionale in mano ad un’Amministrazione che fa della discriminazione il suo cavallo di battaglia”.