Le lavoratrici ed i lavoratori della LAG, azienda metalmeccanica di San Cesario sul Panaro che occupa circa 100 addetti e produce ruote per carrelli, riuniti in assemblea sindacale lo scorso 16 giugno hanno indetto 4 ore di sciopero da effettuarsi entro il 22 giugno.
“Tale iniziativa – spiegano Simone Selmi (Fiom/Cgil) e Alberto Zanetti (Uilm/Uil) – è legata alla decisione unilaterale da parte della proprietà di non pagare più la quota a carico dell’azienda del costo della mensa”.
“La LAG ci ha comunicato – aggiungono i sindacalisti – che a partire dal mese di febbraio 2010 non avrebbe più applicato una norma del contratto aziendale, scaduto il 31/12/2009 e in fase di rinnovo (la piattaforma è stata presentata alla LAG nel mese di febbraio 2010), più precisamente la quota a carico dell’impresa relativa al costo del pasto pari al 60%”.
Tale conquista sindacale è storica all’interno di quell’azienda e risale a circa 25 anni fa, con un colpo di mano la proprietà decide di eliminarla, trincerandosi dietro la scusa del contratto scaduto e tralasciando che la legislazione del nostro paese considera che un trattamento ripetuto e costante negli anni è da ritenersi a tutti gli effetti una consuetudine e quindi una regola da rispettare.
Le lavoratrici ed i lavoratori della LAG condannano l’atteggiamento aziendale e lo considerano grave e lesivo della dignità di chi è costretto a consumare il pasto al di fuori delle proprie abitazioni creando anche undanno economico in un momento in cui i salari continuano ad essere erosi dall’utilizzo degli ammortizzatori sociali, che anche in LAG sono stati attivati.
“Non è possibile affrontare un rinnovo del contratto aziendale – spiegano Selmi e Zanetti – partendo dall’idea di voler eliminare condizioni di miglior favore rinnovate ed applicate da tantissimi anni”.
Oltre alle 4 ore di sciopero le Organizzazioni Sindacali hanno ottenuto il mandato da parte delle lavoratrici e dei lavoratori, a fare una valutazione legale per ripristinare un diritto tolto da parte di un’impresa che non rispetta chi vi lavora e considera la mensa un costo capace di risanare una situazione economica complicata, legata alla crisi e a scelte imprenditoriali discutibili, e non certo dovuta al costo della manodopera.
(Fiom-Cgil e Uilm-Uil)