Il fallimento della holding, capogruppo di Mariella Burani fashion group, non può che avere effetti negativi sulle controllate e/o partecipate del gruppo; non occorre infatti essere un economista per adombrare sulle società collegate il famoso effetto domino. Tutti ci auguriamo che uno dei più grandi gruppi della moda italiana si salvi dallo spettro del fallimento.Occorre però anche chiedersi come siamo arrivati ad una situazione del genere. Al di là dei rumors di qualche mese fa le aziende del gruppo non hanno fatto nemmeno un’ora di cassa integrazione. L’advisor Medio Banca con il suo intervento e con il piano proposto aveva delineato un programma sulla ristrutturazione del debito e un riordino economico della proprietà che non c’è stato. Da lì è cominciata la tempesta con l’immediato ritiro di Medio Banca. Ci pare giusto invocare, come è stato fatto da più parti, la legge Marzano, ma tutti devono fare la loro parte, Governo, sindacati, istituti di credito e proprietà. Scongiurare il fallimento significa non solo salvare 2000 posti di lavoro, ma salvare un marchio che ha dato notorietà e prestigio al made in Italy nel mondo. Sulle cause, gli effetti e i motivi della crisi vedremo e attendiamo come si svilupperà l’indagine avviata dal tribunale di Milano.
Alla Famiglia Burani, ai dipendenti e a tutte le persone che da anni prestano il loro lavoro alla realizzazione di questo ampio progetto imprenditoriale va la mia grandissima solidarietà e vicinanza accompagnata da quella dell’intero Pdl nella speranza che presto potremo festeggiare insieme la nascita di nuove collezioni e di nuove forme d’arte tutte griffate Mariella Burani.
(Fabio Filippi)