Proprio ieri, mentre per la terza volta veniva strappata la bandiera italiana e buttata nel dirupo la Croce di Cervarolo, Daniela Simonazzi scriveva in un noto quotidiano: “ molta strada rimane da fare per arrivare alla verità dei fatti. In questa direzione dovrebbero operare gli istituti preposti alla ricerca storica, che dal dopoguerra in poi hanno spesso rinchiuso la memoria anziché custodirla…”.
Il signor Sassi Teodoro, quando può, si reca spesso a Cervarolo, prega accanto alla Croce che ricorda il suo giovane papà, e per lui, anche la piccola sorellina morta poco dopo. Ma ieri, con grande sorpresa la bandiera non c’era più e al posto della croce un buco per terra, l’ha cercata e l’ha vista nel canalone sottostante.
Nel bosco sopra Cervarolo di Villa-Minozzo, il 12 aprile del 1945, vennero massacrati dai partigiani comunisti 22 prigionieri ai quali era stata promessa salva la vita. Se i militi tedeschi che in quel periodo erano di stazza a Ligonchio se ne fossero accorti, sarebbe avvenuta una ritorsione ben più terribile dell’eccidio dell’aia di Cervarolo, dove i tedeschi vendicarono alcuni soldati uccisi da partigiani comunisti.
Per ricordare questa strage comunista, dimenticata dagli istituiti preposti alla ricerca storica, due anni fa abbiamo innalzato, alla presenza del parroco don Gobetti, una croce benedetta e fatto sventolare la bandiera italiana. Nulla di nostalgico, nessuna parola di odio contro gli artefici della strage, ma solo un’umile croce di legno, voluta dagli amici e dai parenti.
Nessuno dei 22 prigionieri venne risparmiato, in aperta violazione della convenzione internazionale di Ginevra. Questo barbaro crimine fa parte di quelle zone d’ombra volutamente dimenticate dagli istituti storici.
La croce a ricordo delle vittime è rimasta in piedi solo pochi mesi, nei giorni scorsi, alcuni vandali, i soliti noti accecati dall’odio che rifiutano la verità storica e non hanno pietà nemmeno per i morti, hanno profanato di nuovo quel luogo sacro e rimosso per la terza volta la croce. Un mese fa, una sorte simile era toccata alla croce di Cernaieto, dove i soliti vandali hanno tentato di bruciare il simbolo sacro, con rischi ambientali per tutta la zona circostante. Sabato scorso sul ponte della Governara, all’inizio di Val d’Asta, è stata strappata la bandiera italiana e i nomi dei martiri appesi alla croce. Non vi sono dubbi, visto il ripetersi delle profanazioni anche in altre località della provincia, che le azioni teppistiche siano state pianificate a tavolino. Nelle prossime settimane la croce verrà rialzata nella stessa posizione. Filippi esprime il suo dolore per l’accaduto e la sua sentita vicinanza ai famigliari delle vittime. Questa macchia darà ancora più voce ai 22 Caduti di Cervarolo. I parenti vorrebbero conoscere questi criminali che stappano la bandiera italiana, dissacrano le croci e provocano ulteriori dispiaceri a chi già ne ha avuti tanti. Ci aspettiamo che le Istituzioni locali condannino lo spregevole episodio e i criminali mostrino il loro volto almeno ai parenti delle vittime che vorrebbero capire il perché di tanto odio dopo 64 anni.
(foto della croce divelta)