Più di mille bambini in lista d’attesa nella scuola dell’infanzia, mancheranno cioè 46 nuove sezioni, mentre 36 sezioni non avranno le ore pomeridiane richieste dalle famiglie. Alle elementari mancano all’appello 130 classi di tempo pieno. Nella scuola media non ci saranno 21 classi di tempo prolungato; alle superiori 21 classi sono state eliminate attraverso l’aumento del numero di alunni per classe.
Nei corsi serali degli istituti tecnico-professionali non sono state costituite alcune seconde e terze classi, mettendo così a rischio la prosecuzione dei corsi già attivati. Mancano inoltre 336 posti di personale tecnico-amministrativo, indispensabile per garantire l’apertura e la gestione delle scuole. E’ questa la situazione che il prossimo anno scolastico si avrà in Emilia-Romagna. Se ne è parlato oggi al Comitato di coordinamento interistituzionale, convocato dall’assessore regionale alla Scuola Giovanni Sedioli, a cui hanno partecipato gli assessori provinciali e comunali all’Istruzione.
I numeri relativi alle criticità sono stati portati al tavolo dagli enti locali, che hanno compiuto un’attenta ricognizione sul territorio.
“Il quadro tracciato rappresenta una situazione di gravi carenze nella scuola – ha detto l’assessore Sedioli – La Regione, insieme agli altri enti locali, intende lavorare per la riduzione del danno, per limitare i disagi delle famiglie e per salvaguardare la qualità del nostro sistema scolastico. Ma ai cittadini deve essere chiaro che la decisione del Governo di apportare forti tagli al personale della scuola, nonostante l’aumento della popolazione scolastica, non dà alcuna garanzia del mantenimento dei livelli raggiunti e dell’estensione del servizio a cui siamo abituati in Emilia-Romagna”.
Per il prossimo anno scolastico il Ministero ha previsto 1.637 insegnanti in meno in Emilia-Romagna, nonostante l’aumento in ambito regionale delle iscrizioni, ad oggi quantificabili in oltre 7 mila alunni in più rispetto allo scorso anno.
“I numeri parlano chiaro – ha continuato l’assessore Sedioli – Avremo classi molto numerose, anche in presenza di ragazzi con gravi disabilità. Date le caratteristiche del territorio regionale, rischieremo gravi squilibri del servizio scolastico, perché l’esigenza di mantenere le scuole in zone disagiate e di montagna penalizzerà le scuole dei Comuni di pianura. Dai dati, inoltre, fortemente ridotta risulta essere anche l’offerta di istruzione degli adulti, a fronte di una domanda crescente da parte di ragazzi che avevano abbandonato la scuola e di lavoratori dipendenti e autonomi sprovvisti di titolo di studio”.
Gli amministratori presenti al Comitato si sono detti disponibili ad avviare una serie di iniziative e a definire uno schema congiuto degli ambiti di intervento.