ANTONIO O' LIONEUn’atmosfera di festa contadina dominerà la piazza San Marco di Boretto sabato 18 luglio alle ore 21.30, con lo spettacolo “Fronne e Balli ‘ncoppa ‘o Tamburo” nell’ambito della rassegna MUNDUS, organizzata dalla Provincia di Reggio Emilia (Assessorato alla Cultura) e ATER (Associazione Teatri Emilia-Romagna). L’ingresso è gratuito.

La “Congrega del tamburo, cimbali d’amore” proporrà danze e musiche sul tamburo dell’area vesuviana, per ballare al ritmo incessante di tammurriate (canti sul tamburo), canti a fronne (foglie) e tarantelle processionali con gli strumenti tipici della tradizione contadina campana: tammorre, tamburelli, trombe degli zingari, organetti, clarinetti e strumenti a percussione tra cui i tamburi e i cimbali, meglio noti come piatti, il triccaballacche, fatto da due martelli che si battono contro uno centrale e corredato da sonagli, la raganella e infine lo scetavaiasse (lo svegliaputtane), un’asta su cui vengono infilati sonagli di biciclette e altri tamburelli e sonagli.

La musica popolare tipica dei paesi sotto il Vesuvio è caratterizzata dal famoso canto su tamburo e dalle fronne: le “fronne” consistono in canti a lunga distesa di voce, senza la presenza degli strumenti, mentre le “tammurriate” accompagnano i canti popolari e segnano il ritmo per i balli tradizionali. Il segreto del successo della Congrega del Tamburo sta nell’efficace miscela di amore per la tradizione e per la sperimentazione, guidati dalla possente ritmica di Antonio ‘O Lione, uno dei più importanti e conosciuti musicisti dell’area vesuviana. Il loro viaggio musicale va alla ricerca di suoni e di melodie della tradizione delle tarantelle nelle province campane, con esempi dal Cilento e dal Sannio Beneventano e soprattutto dalla zona di Montemarano, dove si svolge uno dei Carnevali popolari più belli d’Italia.

La danza che si esegue al ritmo di queste note conserva i connotati di un rito pagano e sensuale: si è voluto ritrovare nell’antica iconografia greca e romana un parallelo con le movenze delle danzatrici. I suonatori e i ballerini hanno a disposizione un repertorio di frasi musicali, di passi e di figure che possono ripetere o variare all’infinito, ma sempre nel rispetto dei modi fissati dall’antica tradizione.