sanita_ricetta2Ruoterebbe attorno al ruolo svolto da un informatore scientifico del farmaco l’indagine della Procura di Bologna per la presunta truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale che ha portato alla scoperta di un giro di migliaia di presunte ‘ricette-fantasma’ riferibili a pazienti ignari o, in alcuni casi, addirittura deceduti.L’inchiesta, coordinata dal pm Enrico Cieri e condotta dai Carabinieri dei Nas, vede indagati una cinquantina tra medici e farmacisti oltre, appunto, all’informatore scientifico che avrebbe avuto una parte centrale nella vicenda. Quest’ultimo, infatti, da un lato avrebbe curato i rapporti con i medici fungendo da “collettore di ricette”; e, dall’altro, si sarebbe relazionato con le farmacie che venivano rimborsate dallo Stato per medicinali di fatto mai pervenuti ai pazienti.

Gli inquirenti hanno già sentito decine di persone alle quali erano prescritte le ricette e tutti hanno confermato di non avere mai ricevuto alcun farmaco o di non conoscere il medico firmatario. Le ricette portavano il nome di pazienti ignari che erano sottoposti a particolari cure (tumori, patologie gastroenteriche, Hiv) in alcune strutture sanitarie.

Secondo i primi accertamenti, la truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale ammonterebbe a circa un milione di euro. Gli indagati dovranno rispondere, a vario titolo, di truffa aggravata contro lo Stato, falso in certificazione sanitaria, associazione per delinquere finalizzata alla truffa, corruzione.

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“La Procura di Bologna ha aperto un’inchiesta nei confronti di trenta persone fra medici, farmacisti ed informatori scientifici per reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata al Servizio sanitario e falso: l’indagine, partita nel 2008 e condotta dai Carabinieri del Nas, riguarda un giro di ricette false con cui venivano prescritti farmaci costosissimi a pazienti che non ne avevano bisogno o, addirittura, inesistenti”.

Lo afferma in un’interrogazione il consigliere regionale Leonardo Masella (prc), evidenziando che, secondo l’accusa, le persone coinvolte nell’inchiesta avrebbero favorito i rappresentanti delle case farmaceutiche, “facendosi fornire i farmaci direttamente da loro (attraverso prescrizioni irregolari) e permettendo così agli stessi di chiedere la restituzione del denaro al Servizio sanitario, anche se malati non ce n’erano”.

Masella chiede quindi alla Giunta regionale di esprimere un giudizio sulla vicenda e vuole sapere quali iniziative intenda intraprendere per accertare che venga fatta piena luce sull’inchiesta nel più breve tempo possibile e se sia intenzionata ad acquisire, nel limite delle proprie competenze, ogni utile informazione per ricostruire l’iter della vicenda, in modo tale da garantire che simili episodi non si possano ripetere.