“C’erano in piazza persone ‘normali’, giovani, genitori e figli, una normalità testimoniata da quelle magliette a strisce, persone animate dalla difesa dei diritti, e dei valori democratici e repubblicani. Persone preoccupate dalla deriva autoritaria che minacciava il Paese e la democrazia. Rimasero sul selciato nei cinque punti della piazza, che abbiamo appena onorato. Sono i terribili eventi del 7 luglio 1960, che precipitarono la nostra città nel dolore, e che noi insistiamo voler ricordare. Fatti che hanno segnato in modo indelebile la storia della nostra comunità e hanno costituito un banco di prova della tenuta democratica di questo Paese”.
Così il sindaco di Reggio, Graziano Delrio ha ricordato i cinque martiri – Ovidio Franchi, Afro Tondelli, Marino Serri, Lauro Farioli ed Emilio Riverberi – del 7 luglio 1960, di cui si è celebrato stasera a Reggio Emilia, nella piazza a loro dedicata e nei vicini Giardini pubblici, il 49° anniversario del sacrificio. All’incontro hanno partecipato i familiari delle vittime, fra cui Jessica Farioli, nipote di Lauro, autrice di una pubblicazione, un dialogo ideale con il nonno; il presidente della Regione, Vasco Errani; la presidente della Provincia, Sonia Masini; il viceprefetto vicario Adolfo Valente e il questore Francesco Perucatti; i rappresentanti delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, delle associazioni di partigiani e di Istoreco.
LA SPERANZA – “Ho sempre considerato quella giornata – ha proseguito Delrio – come un elemento fondativo della memoria della nostra città, legato profondamente alla Resistenza. Noi non vogliamo rinunciare a trasmettere da una generazione all’altra i valori e le testimonianze del passato. E’ qui con noi Jessica Farioli, in rappresentanza di tutti i familiari delle vittime e ci ricorda che noi siamo fatti della carne e della storia di chi ci ha preceduto, noi siamo fatti della sostanza dei loro sogni e delle loro aspirazioni. Ma se facciamo memoria di questa storia e di questo passato, è perché rimangano una forza nell’oggi. Una forza che ci fa guardare avanti, con una ‘nostalgia di futuro’ – come diceva Loris Malaguzzi – una forza che ci fa mettere in atto progetti e pensieri per coloro che verranno dopo di noi, per preparare quel futuro a cui loro approderanno”.
VERITÀ E BENE COMUNE – “Anche per questo – ha aggiunto il sindaco – chiediamo che sia ristabilita la piena verità su quei fatti di 49 anni fa: non la vendetta, ma la piena verità. Reggio ha avuto nella sua storia non pochi passaggi duri, lotte e scontri che hanno prodotto ferite profonde. E tuttavia, la nostra comunità ha sempre saputo e voluto ritrovare la carreggiata dei suoi principi, che qui hanno messo radici; anziché il rancore, la comunità ha trovato il modo di elaborare una via di convivenza e di risanamento, cercando sempre di far prevalere le ragioni della democrazia, della solidarietà, dell’uguaglianza, del bene comune”.
“Ma non dimentichiamo – ha ribadito Delrio – che il bene comune esige la verità”.
I GIOVANI PROTAGONISTI A REGGIO, COME IN IRAN E CINA – “Il 7 luglio 1960, il mondo del lavoro e le sue rappresentanze sindacali – ha ricordato ancora il sindaco – si ersero coraggiosamente a scudo della democrazia. In quella fase, alla fine degli anni Cinquanta, la politica non riuscì a dare le risposte che richiedeva un Paese già profondamente cambiato da quanto avvenuto il 18 aprile 1948. Ecco perché furono le giovani generazioni, a vivere in prima persona i giorni del luglio 1960. I giovani apparvero sulle piazze, ai comizi, nella drammaticità degli scontri, portandosi dietro un desiderio profondo di cambiamento, come avviene oggi in Iran o accadde vent’anni fa in piazza Tien An Men. Ieri come oggi, dalle giovani generazioni viene l’impulso al cambiamento, senza timore di pagare un prezzo altissimo. A questi giovani, quelli di oggi, non possiamo sottrarci dal dare risposte, creando opportunità di esprimersi, di lavoro, di vita”.
LE RADICI DELLA COMUNITÀ – “Vogliamo ricordare perciò a buon diritto – ha concluso il sindaco – i cinque reggiani martiri del 7 luglio tra i padri fondatori della nostra democrazia, insieme a Prampolini, Roversi, Campioli, Meuccio Ruini, Nilde Iotti e Dossetti. In questa memoria che oggi facciamo, li teniamo a noi vicini, riconosciamo in loro le nostre radici, le origini della nostra dignità, il senso delle cose per le quali ci battiamo e, stando insieme, siamo comunità”.
UN POSTO D’ONORE PER REGGIO – Il presidente della Regine, Vasco Errani, ha sottolineato che “oggi, non siamo qui per ‘una parte’, per affermare le ragioni di una parte. Siamo invece qui per affermare e tutelare la democrazia, bene di tutti, in questo Paese. Ben sappiamo che la democrazia non si acquisisce una volta per tutte. E Reggio, per la crescita e la difesa della democrazia, ha un posto d’onore nella storia di questo Paese: per il Tricolore, la Resistenza, i martiri del 1960, la crescita del movimento dei lavoratori, che hanno saputo vincere la povertà, la discriminazione con il senso di comunità, di solidarietà: valori vissuti fino al sacrificio della vita. A Reggio si è saputo tenere il filo della comunità, nella concretezza dei Servizi, della cooperazione: Reggio deve essere orgogliosa del percorso fatto. Di questo dobbiamo essere grati non ‘alla parte’, ma alla comunità e al saper essere comunità”.
L’EREDITÀ E LA POLITICA – “Compito della politica – ha aggiunto Errani – è rendere migliori le condizioni della comunità. Siamo a un bivio, in Italia: disperdere o mantenere i valori fondamentali. Come nel 1960. Perciò la politica deve occuparsi, tornare ad occuparsi, delle persone in carne ed ossa, dei loro problemi. E deve impegnarsi perché, per i martiri del 7 luglio come per altre stragi, emergano giustizia e verità”.
LAVORO E DIGNITÀ – “Il sacrificio dei nostri cinque concittadini – ha detto la presidente della Provincia, Sonia Masini – per la libertà, la democrazia, per i diritti inviolabili delle persone, è drammaticamente attuale. Vogliamo essere e siamo a fianco dei giovani, per la difesa del lavoro, per creare prospettive nuove e nuove speranze di vita. Opportunità vanno create, e si possono creare, in particolare in questo tempo di crisi, se si affronta la realtà uniti”.
ISTITUZIONI – “Compito delle istituzioni – ha concluso Masini – è permettere a ogni persona, a ogni giovane, di trovare e seguire la propria strada, di avere un futuro. Ciò è possibile, se si è in democrazia. E’ l’insegnamento, è l’eredità che ci hanno lasciato i martiri del 7 luglio”.