«Il distretto ceramico avrà un futuro solo se saprà passare da una mentalità di singola impresa a una mentalità di sistema. In tale contesto il sindacato sarebbe disponibile a contrattare orari lavoro flessibili in grado di soddisfare, oltre alle esigenze dei lavoratori, anche quelle dei nuovi assetti produttivi». È un’apertura vera e propria quella che arriva dal sindacato dei ceramisti Femca-Cisl il quale, di fronte alla crisi, prova a indicare una possibile soluzione che consenta a tutti, imprese e lavoratori, di salvare il comprensorio sassolese. Per la Femca una delle strade da percorrere è un nuovo patto territoriale che aiuti le famiglie in cassa integrazione o mobilità, che affronti i problemi del trasporto di merci e persone, il rapporto lavoro-famiglia e tra banche, lavoratori e imprese, il benessere e la qualità della vita, lo sviluppo sostenibile, la penuria di case a costi accessibili, la gestione dell’immigrazione e integrazione.
«All’interno di questo patto territoriale andrebbe collocato un accordo di sistema su investimenti aziendali, orari di lavoro, formazione professionale, mutifunzionalità. Oltre a ciò – spiega il segretario provinciale dei ceramisti Cisl, Vincenzo Tagliaferri – noi riteniamo indispensabile rilanciare tutti gli strumenti contrattuali, come la contrattazione di secondo livello, l’accordo regionale sugli ammortizzatori sociali, gli osservatori di settore, il neonato tavolo nazionale delle piastrelle costituito presso il ministero delle Attività produttive. L’obiettivo è il rilancio della competitività delle imprese e il mantenimento dei livelli occupazionali, traguardi raggiungibili anche discutendo argomenti considerati da sempre “tabù” per i sindacati».
Tagliaferri si riferisce a modifiche contrattate degli attuali orari di lavoro, soprattutto se temporanee e vincolate alla salvaguardia dei posti di lavoro, modifiche che sappiano cogliere anche i cambiamenti degli assetti produttivi e rispondere a flessibilità organizzative. Per la Femca anche le istituzioni devono svolgere un ruolo determinante, mettendo in campo risorse e interventi concertati con sindacati e imprese. Vale la pena di ricordare i numeri della crisi: solo nella ceramica ci sono 8 mila addetti in cassa integrazione e le aziende registrano cali del 30 per cento sia nelle consegne che negli ordini.
«Di fronte a queste cifre, per noi della Femca tutti i protagonisti del settore devono condividere un grande obiettivo: mantenere in loco il distretto attraverso la riscoperta dei suoi valori, costruendo condizioni che permettano di passare da politiche di singola impresa a politiche di sistema. Noi – dice Tagliaferri – non siamo affatto convinti che il distretto ceramico debba posizionarsi, come indicato da alcuni esperti, sul livello di 350 milioni di metri quadri prodotti all’anno. Sarebbe la probabile fine di un modello di distretto industriale così come l’abbiamo conosciuto negli ultimi decenni. Del resto non tutti concordano sul fatto che questo sia il livello al quale si stabilizzerà la produzione e che esso garantisca un equilibrio tra sostenibilità economico-finanziario e sostenibilità sociale. In questa crisi, infatti, l’aspetto sociale è molto importante, come abbiamo visto nei recenti casi negativi, per fortuna isolati e poi neutralizzati. Questi episodi ci hanno comunque confermato – conclude il segretario provinciale della Femca-Cisl – che occorre rilanciare in maniera forte la responsabilità sociale delle imprese, attuando quando definito negli accordi aziendali».